di Claudio Cordova - Contatti con la cosca Serraino, contatti con la cosca Condello, ma anche con membri istituzionali. E' la galassia dei rapporti dell'avvocato Antonio Marra, imputato nel processo "Gotha" come membro della cupola massonica della 'ndrangheta. E' il commissario di Polizia, Annamaria Corigliano, a sviscerare la rete relazionale di Marra e, di conseguenza, anche di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano. L'esponente della Polizia di Stato parla dei contatti con l'ex presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Franco Pontorieri, che "raccomanda" l'imprenditore Vincenzo Restuccia, che vanta crediti con il Comune di Reggio Calabria (leggi qui l'articolo)
Ma si sofferma anche sui rapporti criminali di Marra, indicato dal collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice come un uomo vicino alla cosca Condello. E' il 5 settembre del 2011 quando Domenica Serraino, figlia del "boss della Montagna", Francesco Serraino, assassinato durante la seconda guerra di 'ndrangheta presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, chiama Marra. La donna interessa Marra per un'asta pubblica e per una pratica di usucapione instaurata in favore del cugino Alessandro Serraino.
Marra si mette subito a disposizione.
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La Serraino chiede consiglio a Marra perché i due sono legati da un'amicizia che dura da molto tempo in quanto l'avvocato è stato il curatore dei beni del padre di Mimma, il "boss della Montagna" (schierato con lo schieramento condelliano durante la guerra di 'ndrangheta), dopo la morte di questi. E' lo stesso Marra a raccontarlo a due interlocutori, spiegando come la procura speciale a favore di Nino Serraino, fratello di Mimma e figlio, quindi, del "boss della Montagna", fosse stata l'incipit della sua fraterna amicizia con il magistrato Francesco Mollace, per anni in servizio alla Procura di Reggio Calabria e oggi d'ufficio presso la Procura Generale di Roma, dopo essere stato sfiorato dalle dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice: "Tu sai come siamo diventati amici con Mollace?" esordisce il legale.
Marra ricorda quindi che la famiglia Serraino gli propose la procura speciale a favore di Nino Serraino (spedito lontano per evitare ripercussioni). Prima di accettare – è sempre lo stesso Marra a dirlo – l'avvocato volle confrontarsi con il colonnello Angiolo Pellegrini, allora capo della DIA di Reggio Calabria, il quale gli avrebbe raccomandato, per fugare dubbi, di fare un regolare rogito notarile: "Io gli dico Colonnello, vedi che mi hanno cercato questa cosa ma voi che dite, mi ha detto lui onestamente, datemi due tre giorni di tempo. Dopo due tre giorni ci siamo incontrati e mi ha detto, avvocato firmatele quelle carte, fate tutte le carte in regola, tutto dal notaio, tutte cose perché a noi i coglioni e le donne non ci interessano".
La cronaca del tempo, infatti, porta alla ribalta l'operazione "Mare Monti" (siamo negli anni '90) e Marra ricorda che il pm titolare del fascicolo era proprio Mollace, il quale avrebbe maturato il convincimento che Marra assurgesse a consigliori della cosca, essendo procuratore speciale di una ditta della famiglia. Marra spiega che questo dubbio gli era stato instillato da un carabiniere che lo aveva messo in guardia sul fatto che qualcuno stesse strumentalizzando quella sua procura speciale per farlo passare come accolito della cosca: "Mi ha detto senti che ti stanno 'iarmandu a carretta' così, così, così e così...".
E così, Marra si reca subito da Mollace: "Gli ho detto così, gli ho detto... senti una cosa, gli ho detto, ma io ti ho fatto qualcosa? Di tu subito [incomprensibile] lui mi ha guardato e non sapeva cosa fare, "u maru Cicciu" era buttato dietro la scrivania. Gli ho detto così, così, così e così... mi è arrivato all'orecchio che tu pensi che io sono il consigliore della cosca Serraino ti sbagli, io sono il procuratore della cosca Serraino questa è la procura. E quando vuoi sapere qualcosa... se vuoi saperne di più, caro signor procuratore, chiama il Ge... Colonnello Pellegrini e fatti spiegare come ho avuto questa cosa e perché l'ho avuta".
Dall'incontro con Mollace, sempre secondo Marra, si sarebbe instaurato un rapporto di fraterna amicizia, ormai piuttosto datato, evidentemente: "Che siamo diventati come fratelli, sai che vuole dire, io vado... ma certo che sei una testa di cazzo ora mi dice, ma tu ti immagini come sei entrato, che io ti potevo pure sparare quando sei entrato... (ride)".