Siderno in ginocchio. Tensioni e paure, dopo le minacce alla politica

siderno comunedi Enzo Romeo -Cosa succede a Siderno? Quali interessi inconfessabili ci sono dietro una strategia della tensione, che da tempo alimenta astii e rancori? Si, diciamola tutta, chi vuole che la cittadina ionica viva nuovi sberleffi e nuove mortificazioni? Ieri in occasione della seduta del consiglio comunale, l'ultima dell'anno, un'idea ha trovato forma, almeno stando alle parole del primo cittadino Piero Fuda. Ma procediamo con ordine. La cronaca ha subito registrato le dimissioni del consigliere del pd Giorgio Ruso, da tempo destinatario di gravissime minacce. Ha perso la voglia di combattere per ora Ruso. Prima un'auto incendiata, poi lettere anonime con contenuti allarmanti, l'ultima poche settimane fa, e quindi la scelta di lasciare, anche se non sarà un addio definitivo alla politica. Lo chiarisce nel suo ultimo intervento da consigliere, sebbene oggi senta il bisogno di staccare. Commosso lo comunica all'attenta assemblea, che si stringe intorno al collega con gesti e dialettica solidali. Ma esiste un dietro le quinte, esiste ed è pesante. Che esplode quando a prendere la parola sempre in consiglio è Carlo Fuda pure lui Pd, quasi omonimo ma non parente del sindaco Piero Fuda. Carlo, uomo di sinistra da sempre e convinto piddino, attacca la maggioranza e asserisce in buona sostanza che la colpa di questa situazione è dell'amministrazione comunale o comunque di chi la sostiene nel civico consesso. Parole dure, che non hanno bisogno di essere interpretate. In pratica Fuda (Carlo) sostiene che gli attacchi a Ruso sono l'espressione dei desiderata di qualcuno che ha deciso di agire materialmente, ma il peso etico, sottolinea Fuda ( sempre Carlo) di questa emergenza va fatto ricadere sulle spalle della maggioranza.

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Analisi non condivida dall'altro Fuda, ( Piero) che rilancia e dice, sempre a chiare lettere, rivolto ai banchi del Pd: "L'obiettivo di questa strategia non sei ne tu Ruso. ne altri, il vero obiettivo sono io". Altre parole che non hanno bisogno in apparenza di esegesi ed esegeti, perchè il sindaco a microfono aperto e a telecamere e taccuini apertissimi sa di affermare una cosa grave, ma che sdovranno al più presto e nelle sedi opportune essere approfondite.

Al momento si può solo dire che è questa la cronaca di una situazione che si trascina da qualche tempo e che ieri ha trovato la massima e drammatica rappresentazione. E quindi l'interrogativo arriva spontaneo: Cosa sta succedendo in questa cittadina che, dopo lo splendore, è alla ricerca di una nuova identità. E' chiaro che qualcuno ha interessi da sostenere e vedere accolti. E' chiaro che una mens criminis, magari un colletto bianco in combutta con qualche compare di 'ndrangheta, stia agendo dietro le quinte. Ed è altrettanto chiaro che la politica rischia di restare ostaggio di un grave quanto sotterraneo attacco,.

C'è chi spera, e fa bene, nella commissione di accesso, la cui presenza non significa, chiariamolo, automatico scioglimento del comune ( anzi il sindaco si è sempre detto convinto di non avere questa preoccupazione), ma il cui impegno potrebbe aiutare a comprendere le attuali dinamiche, i cui caratteri delinquenziali sono evidenti. Detta in soldoni: c'è un attacco al palazzo, perchè qualcosa ha disorientato o meglio scontentato chi sperava in ben latri risultati e, forse, in ben altra gestione. Questa si chiama mafia, a prescindere, che ci sia o no l'imprinting della 'ndrangheta.

Bisogna, pertanto, che tutti si pongano domande e ricostruiscano i percorsi compiuti, per individuare la genesi di tutto ciò. Sarà importante farlo, in ragione di una più che legittima tranquillità sociale,e nel rispetto di un principio democratico, secondo il quale una comunità non può essere ostaggio di quattro criminali, anche se con lo status di boss o di colletti bianchi. Non c'è dubbio che essi vadano stanati.