di Claudio Cordova e Angela Panzera - "Una persona di rilievo sociale, di intelligenza sopra la media e con relazioni istituzionali importanti". Così il maresciallo della Guardia di Finanza, Massimo Iero, definisce l'avvocato Paolo Romeo, considerato a capo della cupola massonica della 'ndrangheta. Iero depone nell'ambito del maxiprocesso "Gotha", che vede alla sbarra proprio Romeo e altre decine di soggetti, accusati di vari reati, ma, soprattutto, di fare parte dell'associazione segreta che avrebbe governato Reggio Calabria e la sua provincia. E, dopo le udienze dedicate alle ingerenze di Romeo e dei suoi nella grande distribuzione, è proprio il tema dell'associazione segreta quello protagonista della deposizione del maresciallo Ieri, che risponde alle domande del pubblico ministero Stefano Musolino.
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Proprio la sconfinata rete relazionale sarebbe stato il punto di forza di Romeo, capace di condizionare le scelte economiche, politiche e sociali di un territorio che – anche nella persona di numerosi "colletti bianchi" – mai ha rifiutato la vicinanza e il confronto con un soggetto già condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa. Romeo si sarebbe schermato dietro il Circolo Posidonia: pur non ricoprendo mai l'incarico di presidente, l'avvocato sarebbe stato il dominus dell'associazione, uno dei modi per coltivare le proprie relazioni e per fare incetta di finanziamenti pubblici, concessi alla Festa del Mare, organizzata dal 2009 al 2013. La sede a Gallico sarebbe stata il quartier generale, dove Romeo incontrava i propri uomini più fidati, tra cui l'avvocato Antonio Marra (anch'egli imputato nel procedimento): "L'avvocato Marra – racconta il maresciallo Iero – è in ottimi rapporti di amicizia con Romeo e questo emerge già nella trattativa per la Perla dello Stretto". In quell'ambito, Marra – in virtù di rapporti di vecchia data - sostiene la posizione dell'imprenditore Angelo Frascati, considerato dagli inquirenti assai vicino alle cosche. Il circuito di Paolo Romeo avrebbe così goduto delle proprie relazioni istituzionali, anche con le divise: significativa, in tal senso, la vicinanza dell'avvocato Marra con il maresciallo Francesco Pati, in quel periodo comandante della stazione dei Carabinieri di Gallico. Lo stesso Pati avrebbe persino custodito le chiavi dell'abitazione di Marra. Proprio con Marra, Romeo si sarebbe recato a Polsi a incontrare don Pino Strangio, il parroco del Santuario della Madonna della Montagna, luogo di culto della 'ndrangheta. Don Pino (che nel processo "Gotha" risponde del reato di associazione segreta) ha un rapporto intenso con Marra e Romeo, fatto di amicizia e di scambi di favori: figura anche nella compagine societaria dell'istituto IGEA, un'altra delle sigle ufficiali dietro cui, in realtà, si sarebbe nascosta la masso-'ndrangheta reggina.
Stando a quanto sostenuto in aula, importanti sarebbero stati i rapporti di Romeo con la politica: il teste ha quindi sciorinato i nomi di Eduardo Lamberti Castronuovo, che sarebbe stato sistemato nel ruolo di assessore provinciale proprio da Paolo Romeo, di Peppe Raffa, ex presidente della Provincia di Reggio Calabria, così come dell'ex assessore comunale Amedeo Canale e dell'ex consigliere provinciale, Demetrio Cara, finanziere in servizio. Tutti soggetti che le indagini della Dda di Reggio Calabria inseriscono a pieno titolo nella vasta rete relazionale di Romeo.
Così come emerso nelle dinamiche relative alla grande distribuzione sul territorio di Reggio Calabria e provincia, Romeo, in forza del proprio ruolo e della considerazione di cui gode(va) sia in ambienti di 'ndrangheta, che istituzionali, sarebbe riuscito a dirimere controversie, sia di alto livello (le aste giudiziarie o gli affari all'interno della Perla dello Stretto), sia di piccolo cabotaggio, come l'assunzione o le problematiche lavorative all'interno degli esercizi commerciali del territorio: "Tutti vanno da Paolo Romeo" dice – in maniera laconica, ma efficace - il maresciallo Iero.