di Claudio Cordova - "So che Pino Rechichi era amico e frequentava Mario Blasco". Quando a deporre è il collaboratore di giustizia Antonino Fiume le dichiarazioni eclatanti sono sempre dietro l'angolo. L'ex killer della cosca De Stefano, nonché cognato, per moltissimi anni, dei figli di don Paolino, ha risposto alle domande del pubblico ministero Giuseppe Lombardo (nella foto), nell'ambito del procedimento "Archi-Astrea", che con un lungo dibattimento sta ripercorrendo le infiltrazioni della cosca Tegano nella Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio Calabria finita nella bufera negli scorsi mesi. E tracciando la figura dell'ex direttore operativo della società, Pino Rechichi, già condannato in abbreviato per associazione mafiosa, Fiume racconta anche di una presunta amicizia e frequentazione dell'uomo, da sempre considerato "un uomo di rispetto", con l'ex capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Mario Blasco: "Con la nuova 'ndrangheta sono cose che purtroppo succedono" dice Fiume. E della "nuova 'ndrangheta" farebbe parte anche quel Paolo Martino, ambasciatore dei De Stefano a Milano: "So che si appoggiava sull'avvocato Giorgio De Stefano" dice il collaboratore.
Prima di pentirsi, alla fine del febbraio 2002, Fiume vivrà per circa venticinque anni, nella casa dei De Stefano, fianco a fianco di personaggi come Carmine De Stefano, ma, soprattutto, Giuseppe De Stefano, l'uomo che, da una decina d'anni, avrebbe ricevuto l'eredità di "Capocrimine" da Pasquale Condello, il "Supremo". Il protagonista delle rivelazioni di Fiume, dunque, è Pino Rechichi, un personaggio assai vicino ai Tegano già dagli anni delle guerre di mafia: "Conosco Rechichi da quando eravamo piccoli – in seguito ho anche comprato materiale alla Comedil" dice Fiume, raccontando anche una serie di riunioni, avvenute soprattutto nel rione Archi, alla presenza di personaggi di spicco come Giovanni Tegano e Paolo Schimizzi.
Rechichi, dunque, sarebbe stato l'ariete necessario affinché la 'ndrangheta sfondasse in Multiservizi: "Prima di collaborare – dice Fiume – ricordo che Rechichi frequentava Michelangelo Tibaldi, poi è nata una società". La società, verosimilmente, potrebbe essere proprio Multiservizi, che agli inizi degli anni 2000 era pronta per emettere i primi vagiti. Ma Rechichi avrebbe curato diversi tipi di affari: "Era interessato anche alla situazione della Perla dello Stretto (centro commerciale di Villa San Giovanni, ndi) e operava per conto di Giuseppe De Stefano, io ho visto anche dei disegni che si riferivano a quell'area".
I Tegano, dunque, avrebbero avuto una mentalità orientata sul mondo del lavoro, ma su Multiservizi avrebbero tenuto le antenne ben dritte anche i De Stefano. Ed è proprio quando si parla di lavoro e Pubblica Amministrazione che il discorso di Fiume si fa più interessante. Ma, come nei "gialli" in cui mancano le ultime pagine, quelle in cui viene rivelata l'identità dell'assassino, il collaboratore viene "stoppato" sui nomi dei politici: "Per poter fare determinate cose serve la politica, a detta di Carmine De Stefano i politici prendevano una tangente del 10%". I soldi. Il nodo della questione è sempre lì: "Sui soldi del "Decreto Reggio" (fondo speciale riservato, negli anni, alla città, ndi) c'è gente che ci ha rimesso la pelle". Parole, quelle di Fiume, che affondano le radici nello status quo cittadino. Il pm Lombardo, però, blocca tutto sui nomi: "Siamo in campagna elettorale e non voglio strumentalizzazioni" dirà il magistrato.