di Angela Panzera - «Gioacchino Piromalli detto "l'avvocato" è stato ed è tuttora uno dei capi della famiglia mafiosa Piromalli». Non usano mezzi termini i pm antimafia della Da di Reggio Calabria, Antonio De Bernardo e Giulia Pantano, nel decreto di fermo emerso nei giorni scorsi nell'ambito dell'inchiesta "Meatauros" che ha svelato gli interessi mafiosi sul termovalorizzatore e sul depuratore di Gioia Tauro. All'esito dell'interrogatorio di convalida del fermo il gip ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il professionista fermato dagli agenti della Questura e dai Carabinieri del comando provinciale reggino. L'avvocato, accusato di essere uno dei capi promotori dell'omonima cosca mafiosa, è figlio di Nino Piromalli, classe 1939,quest'ultimo fratello dei più noti Giuseppe classe 1945 detto "facciazza" e Gioacchino, classe1934, esponenti di primo piano dell'omonimo casato di 'ndrangheta.
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«Il suo è un passato criminale importante- chiosano i pm- essendo già stato condannato nel processo "Porto" per il reato di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, a capo della famiglia Piromalli, con legami peraltro fortissimi all'interno del comune di Gioia Tauro. All'esito di quel processo, infatti, il Piromalli fu sì condannato al risarcimento dei danni in favore delle costituite parti civili, tra cui la Provincia di Reggio Calabria ed i Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, ma in fase esecutiva chiese ed ottenne di poter "sostituire" la pena accessoria con lo svolgimento di opere professionali, incontrando subito l'assenso degli enti territoriali, senza che siano stati svolti gli opportuni accertamenti circa lo stato di precarietà economica che gli avrebbe impedito di adempiere all'obbligazione risarcitoria con un pagamento in denaro. Del resto, l'attività tecnica aveva dimostrato che l'allora Sindaco e il Vice Sindaco del comune di Gioia Tauro e il primo cittadino di Rosarno erano totalmente asserviti alla cosca dei Piromalli, capace di influenzare l'aggiudicazione degli appalti pubblici».
Ma il suo ruolo adesso viene definito nella vicenda del termovalorizzatore gioiese. L'avvocato è infatti ritenuto, «il principale ideatore ed artefice dell'operazione di infiltrazione nell'appalto pubblico di costruzione e gestione dell'impianto del Termovalorizzatore sito in contrada Cicerna di Gioia Tauro (i cui lavori di costruzione hanno avuto inizio nel luglio del 2002 e sono stati conclusi nel settembre del 2004), attraverso la creazione di ditte ad hoc, intestate a soggetti di propria fiducia, riconducibili ai fratelli Pisano Domenico, Paolo e Giuseppe, che, avvalendosi del loro inserimento nell'associazione e per perseguirne le finalità, ottenevano delle commesse pubbliche e/ o private nel cosidetto ciclo dei rifiuti, per conto del dominus Gioacchino Piromalli. Risulta ancora che Piromalli Gioacchino sia stato il destinatario ultimo, per la famiglia Piromalli, delle tangenti pagate dalle società che si sono avvicendate nella gestione del termovalorizzatore e dalla Iam».
Su di lui pendono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Arcangelo Furfaro, uomo dei Piromalli, Pietro Mesiani Mazzacuva, genero di Mico Molè, Marcello Fondacaro, storico medico della 'ndrina gioiese, ma la Dda reggina si spinge ad affermare chela circostanza che egli sia tuttora tra i "capi" della famiglia mafiosa Piromalli «la sanno gli 'ndranghetisti (si vedano i componenti della cosca Bellocco), lo sanno i comuni cittadini. Davvero colpisce che in Gioia Tauro, finanche chi è vessato dalle estorsioni, per tutelarsi, individua, come referente mafioso, Gioacchino Piromalli detto l'avvocato».
È il caso di Carlo Guinicelli, titolare della ditta Ecorad, che presumibilmente bersagliato da richieste di pagamento di tangenti, in un dialogo in macchina con la coniuge, prima indicava Cosimo Romagnosi (attualmente detenuto per il reato di associazione mafiosa, per partecipazione al sodalizio mafioso dei Piromalli, nell'ambito del procedimento "Atlantide") quale suo estorsore, e subito dopo, pensa a di parlare della sua vicenda a Gioacchino Piromalli per avere " protezione".
Ecco il dialogo intercettato. Guinicelli: "Per cinquecento euro di mazzetta o mille euro di mazzetta? Cioè io voglio dire, non è che .. cioè non penso che sono tanto stupidi praticamente da fare un 'azione del genere. A parte il fatto che se dovessero fare una cosa del genere, prima di farla, cercheranno un consenso a qualcuno. E quel qualcuno gli può dire ma che cazzo state facendo? Ma siete coglioni? Voglio dire io ... io sono tranquillo, cioè io sono tranquillo!' ............. ma ti ripeto io non credo assolutamente che possa succedere niente né a me né a te né alla bambina, cioè nel senso che non credo perché voglio dire poi noi penso, penso che abbiamo sempre una carta da giocare nel senso che io la carta praticamente quando mi "inchianano i cazzi" poi vado dall' "Avvocato" e dico " Avvocato"! vedi che mi stanno rompendo i coglioni vedi che praticamente te lo dico a te perché, per quello che mi risulta, so che sei quello che comanda praticamente, poi vado dai Carabinieri e poi non mi dire che io sono stato quello che, come si dice, se l'è cantata, sono stato il cantatore ... non cantatore, perché praticamente costringete le persone a fare... io non sono nelle condizioni, una volta gliel'ho mandato a dire là con coso ... ".
Il "pentito" Furfaro poi ha spiegato come la cosca sia una delle più potenti di tutta la ''ndrangheta reggina e la più importante del mandamento tirrenico.
Furfaro: «oggi i Piromalli sono la famiglia militarmente più forte d'Italia. Hanno "amici " dappertutto. Questo tanto a Gioia Tauro quanto fuori. La Lombardia è nelle loro mani, ogni questione relativa ad appalti e quant'altro viene ripartita tra le famiglie più importanti. E' quindi inevitabile che abbiano un peso specifico anche lì. Si diceva fosse Antonio Piromalli, classe 1972, occulto gestore del mercato ortofrutticolo a Milano e che questi avesse significativi interessi anche in questo settore; Gioacchino Piromalli andava spesso a Milano. Credo che lì avesse uno studio in comune con altro avvocato. Lo stesso ha i fratelli che studiano lì. Singolarmente presi, i Piromalli sono soggetti che sembrano fuori dalla famiglia, ma lo stesso Gioacchino, inteso l'avvocato, ad esempio, è in posizione assolutamente apicale in quel contesto, essendo peraltro a conoscenza di vita, morte e miracoli della stessa famiglia. Il loro obiettivo è risultare invisibili; viaggiano con "altri parametri" , hanno modus operandi completamente diversi da quelli standard, utilizzati dalle famiglie di 'ndrangheta "ordinarie" , per quanto importanti».
Anche i membri della famiglia mafiosa Bellocco, attiva a Rosarno, nella conversazione 20 giugno 2009, riconoscevano la presunta caratura criminale di Gioacchino Piromalli indicandolo come il "dominus" e quindi reale gestore del Termovalorizzatore di Gioia Tauro. Bellocco D: "poi c'è il braccio destro di Gioacchino, Domenico Pisano..Gioacchino, l'avvocato ... ha Pisano la ... all'inceneritore ... .. quello è il braccio destro suo ... Domenico Pisano all'inceneritore lì''.
«Questa intercettazione ambientale- scrivono gli inquirenti- è estremamente significativa perché nella 'ndrangheta unitaria, evidentemente, era circostanza di comune conoscenza che una struttura nevralgica per il ciclo dei rifiuti e quindi nel settore dell'ambiente, fosse nelle mani della organizzazione malavitosa calabrese ed in particolare del boss Gioacchino Piromalli, che la gestiva per il tramite di Pisano Domenico, formalmente solo dipendente di Termomeccanica prima, e successivamente dell'azienda Ecologia oggi. ln altri termini i Pisano, e più in particolare Pisano Domenico, anche per il suo legame personale con Gioacchino Piromalli, costituivano il "presidio" della cosca Piromalli nel sito del termovalorizzatore. Chiaramente per attuare un progetto così ambizioso, visto il volume di affari che gira intorno a una struttura unica nel suo genere sul territorio calabrese, i Piromalli necessitavano di "giusti" agganci a livello politico, nel cui ambito potevano contare su L. G. [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO] - e di "giusti" agganci a livello imprenditoriale ovvero i Pisano che fungevano da "prestanome" e che, spendendo poi all'interno della struttura il suo "nome", hanno potuto nei fatti, sostituendosi all'azienda Termomeccanica, scegliere fornitori, decretare l'assunzione degli operai nonché delle altre ditte per singole commesse. La gestione "sostanziale" del termovalorizzatore (esplicatasi in un potere di fatto sui servizi, commesse, maestranze) si è poi aggiunto l'ulteriore lucro ricavabile dall'imposizione di tangenti. Versava nelle casse di Piromalli Gioacchino ogni azienda che aveva assunto la gestione del termovalorizzatore da Termomeccanica s.p.a a Veolia, attraverso il ricorso ad un sistema di false fatturazioni: "gonfiate" era le fatture dell'azienda DGP dei Pisano, riconducibile a Gioacchino Piromalli, formalmente solo addetta alla manutenzione delle caldaie nel sito, ma che, per come si è detto, era la reale leader gestionale; "gonfiate" erano le fatture rilasciate dalle aziende di trasporto incaricate da Termomeccanica di effettuare i trasporti dci rifiuti da o per il termovalorizzatore, tutte rappresentate dalla impresa capofila di La Valle Rocco,(l'ex sindaco di Villa San Giovanni arrestato anche lui nell'inchiesta dei giorni scorsi ndr) "collettore" dei vari importi corrisposti sul quantitativo di rifiuti trasportati e numero di viaggi eseguiti. Attraverso questo sofisticato sistema (solo apparentemente legale perché tracciato), da Termomeccanica e Veolia uscivano somme destinate a pagare le tangenti».
Sul ruolo dell' "avvocato" riferirà anche il collaboratore di giustizia Antonio Russo, uomo dei Piromalli e tuttofare delle 'ndrine della Piana, conoscitore delle dinamiche criminali degli ultimi anni.
Russo dirà cosi all'Antimafia: «questo è gestito ... questo Termovalorizzatore, da una delle società satellite di Gioacchino Piromalli Junior che è intestata ai fratelli Pisano ... sono loro che gestiscono la dentro le assunzioni... chi deve lavorare ... chi non deve lavorare .. chi deve lavorare all'interno ... come operaio ... manovalanza ecco ... chiamiamola manovalanza .... ), che poi si è dilungato a spiegare come Gioacchino Piromalli "guadagna" dall'operatività del termovalorizzatore medesimo, attraverso il meccanismo definito delle " ... estorsioni in modo pulito ... : «perché loro . . . allora glielo dico subito sulle spese di manutenzione che fanno ... se fanno una manutenzione di diecimila euro la fanno di trentamila la fattura . . . perché gli altri ventimila sono i soldi . . . diecimila sono il lavoro giusto che hanno fatto i Pisano ... gli altri ventimila sono i soldi che debbono andare poi ai fratelli Piromalli ... ehm ... a Gioacchino Piromalli Junior ..».
Anche Mesiani Mazzacuva dichiarerà l'interesse e l'ingerenza dei Piromnalli sull'opera gioiese.
Mesiani: «era nella .. uhh .. nella bocca di tutti, che a Gioia Tauro per il termovalorizzatore, erano interessati sia i Molè che i Piromalli, per le assunzioni per esempio si rivolgevano tutti a loro insomma, in quota parte, tutti gli assunti, quasi tutti gli assunti, che non passavano dai sindacati, passavano da loro bene o male, cioè le loro raccomandazioni contavano e venivano assunte le persone e già questo».
Russo però, si è soffermato anche su un'altra circostanz ossia che quando il cugino della moglie, Massimo Zappia intese farsi assumere come operaio presso il sito del termovalorizzatore, si recò, è riportato nelle carte dell'inchiesta, a parlare da Gioacchino Piromalli, che evidentemente era colui che, forte del carisma mafioso e del potere di intimidazione esercitato, poteva assicurargli l'assunzione, come del resto avvenne, atteso che lo Zappia lavorò effettivamente alle dipendenze della ditta individuale "Pisano Paolo" ed ha svolto attività di lavoro nell'arco temporale che va dall'11 aprile 2005 fino al 26 maggio 2013. Russo: "possiamo iniziare dall'assunzione di Zappia Massimo che lavora la dentro con i fratelli Pisano che io vi ho messo anche a verbale ed io da Zappia Massimo che è un primo cugino di mia moglie ho saputo che lui si era rivolto ai Pisano per avere un posto di lavoro all'interno del Termovalorizzatore come meccanico . . . va bene . . . lui la dentro ci lavora ... però prima di andare è dovuto . . . passare a chiedere a .. . portare il saluto a Gioacchino Piromalli a dire che stava andando dai Pisano a dire posso andare a chiedergli un posto di lavoro ... gli ha detto vai tranquillo che poi se necessità gli parlo io ... sennò vai tranquillo digli che hai parlato con me".
« Anche questa circostanza- chiosano i pm- comprova che le aziende dei Pisano che hanno lavora to nel sito erano di fatto al boss riconducibili».
In questo contesto infine, spiccano le dichiarazioni del "pentito" Salvatore Aiello che fra tutti i collaboratori di giustizia, è anche quello più " tecnico" per il precedente ruolo ricoperto in "Termomeccanica" e successivamente in "Fata Morgana", l'azienda che si occupava della gestione e dello smaltimento dei rifiuti per l'aerea della provincia reggina . Aiello sottolineava che sin dalla sua costruzione, il termovalorizzatore era "inquinato" per la presenza asfittica della 'ndrangheta e della persona di Gioacchino Piromalli che lì aveva "piazzato" i fratelli Pisano per averne un controllo diretto. Anche Aiello poneva l'equazione Pisano, sul versante imprenditoriale, -L. [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO], versante politico, uguale Gioacchino Piromalli.
Aiello: " Nella.. in fase sia di costruzione del.. del termovalorizzatore che di gestione insomma come le dissi l'altro .. l'altra volta insomma era .. uhm .. insomma tutti si .. si .. dicevano che la .. la .. il mafioso di riferimento .. che il rappresentante era Piromalli Gioacchino Piromalli preciso[ .. ] già anche se non direttamente alla .. all'atto della costruzione del termovalorizzatore e nella gestione del.. dell'impianto di trattamento rifiuti che c'è annesso al termovalorizzatore [..]c'erano delle .. come dire tutti .. tutti gli operai .. le ditte di manutenzione che .. [..]dicevano che loro appartenevano a questi Piromalli .. tutto passava per questi Piromalli [ .. ]nella gestione dell'dell'impianto di trattamento rifiuti che c'è anne .. annesso al Termovalorizzatore però coa .. coabitavo tranquillamente e quotidianamente lì .. e c'erano delle .. come dire tutti .. tutti gli operai .. le ditte di manutenzione che .. insomma che .. che fa .. anche .. ora non mi ricordo il nome .. c'erano dei fratelli quelli che le .. le dissi che ha avuto un tentativo di omicidio con (incomprensibile).. non mi ricordo più come si chiamano che insomma .. dicevano che loro appartenevano a questi Piromalli [ .. ][..]come re .. referenti sempre Piromalli.. come le ripeto .. prima si parlava con l'avvocato L. [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO] e poi parlava direttamente con .. con Pisano che era più .. più direttamente legato con .. con i Piromalli [. .]M .. tutto [..]ditte operai tutto ... tutto poi deve filtrare tramite i fratelli Pisano ... nessuno ... io non mi posso permettere di andare dentro con un camion ... posso scaricare . . . dice chi ti ha autorizzato . . . hai parlato dove dovevi parlare . . . ho avuto l'autorizzazione ... scarica ... punto ... funziona cosi [ .. ].
«Dal coacervo di elementi rassegnati, scrivono in coro i pm antimafia, pertanto emerge in modo adamantino il ruolo sovraordinato nella cosca Piromalli di Gioacchino Piromalli classe 1969 detto l'avvocato, che sicuramente è un riferimento mafioso nel centro urbano di Gioia Tauro, nonostante faccia di tutto per mimetizzarsi, perché a lui in ultima analisi pensano i cittadini per ricevere "protezione" o evitare il perpetuarsi di vessazioni a loro danno e di lui come di un esponente dalla caratura apicale parlano altri 'ndranghetisti. Gioacchino Piromalli è colui che nella cosca Piromalli ha ricevuto la delega per occuparsi e gestire nei fatti la più importante struttura (nonché unica) esistente in Calabria nel settore ambientale che è rappresentato dal termovalorizzatore o inceneritore di Gioia Tauro, che altro non è che un impianto industriale che elimina i rifiuti bruciandoli e con il calore prodotto dalla combustione produce energia. L'indagine nell'ultimo anno (anno 2016) ha ulteriormente dimostrato che attualmente sotto il controllo mafioso del boss, sempre attraverso la ditta DGP di Pisano Giuseppe, è finito anche l'impianto di depurazione gestito dall'azienda lam. Le aziende che si sono avvicendate nella gestione del termovalorizzatore e la società Iam che gestisce il depuratore pagano a Gioacchino Piromalli la c.d "tassa ambientale", una somma "esosa" correlata al servizio dei trasporti dei rifiuti, che viene fatta "uscire" a copertura di costi giustificati da fatture "gonfiate"».