Un nuovo collaboratore di giustizia nella Piana di Gioia Tauro

Pentito500di Claudio Cordova - Nemmeno 30enne, considerato partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino imperante a Laureana di Borrello e zone limitrofe, nonché con propaggini nel territorio di Voghera (Pavia), Giuseppe Dimasi è il nuovo collaboratore di giustizia a disposizione della Dda di Reggio Calabria. A comunicare la scelta del giovane di riferire quanto in propria conoscenza è stata il pm antimafia Giulia Pantano, all'apertura dell'udienza preliminare del procedimento "Lex", celebrato proprio contro la 'ndrangheta di Laureana di Borrello. Le dichiarazioni già messe nero su bianco da Dimasi dovrebbero entrare ora come elementi a carico degli imputati comparsi davanti al Gup Karin Catalano: quelle di Dimasi sono nuove dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e che vanno ad aggiungersi a quelle dei pentiti Lentini, Furuli e Mantella, già utilizzate dalla Dda per l'operazione dei Carabinieri che portò alle dimissioni di massa dell'Amministrazione Comunale di Laureana di Borrello, che, tuttavia, non bloccarono l'iter di scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni della 'ndrangheta.

Dimasi, residente da tempo a Voghera, avrebbe riferito proprio sugli affari delle cosche Chindamo e Ferrentino su quel territorio: il giovane, infatti, sarebbe stato un affiliato alle famiglie di Laureana di Borrello, con il compito di gestire in prima persona nell'interesse del clan l'impresa denominata "Dimasi Costruzioni di Lamanna Francesco", con sede a Voghera,intestata fittiziamente, secondo l'accusa, a Francesco Lamanna; con il ruolo di gestore in prima persona nell'interesse del clan della ditta "Dimafer di Ferrentino Francesco", con sede a Voghera, che non avrebbe avuto una reale necessità operativa ma veniva utilizzata dalla cosca per acquisire determinati lavori e quale copertura per giustificare le entrate illecite della stessa 'ndrina; con il compito di gestire la ditta di import-export di riso "United Seed's Keepers S.r.L.", riconducibile alla cosca, utilizzata, anche e soprattutto, per agevolare lo spaccio di droga anche a livello internazionale.

Gli imputati sono accusati dal pm Pantano e dal procuratore aggiunto Gaetano Paci di vari reati: associazione mafiosa, concorso esterno, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, danneggiamenti, lesioni personali gravi, frode sportiva, intestazione fittizia di beni, incendio, tutti aggravati dal metodo e dall'agevolazione mafiosa. L'indagine avrebbe fatto luce su una serie di episodi avvenuti a Laureana di Borrello a partire dal mese di giugno del 2014, dai quali erano emersi chiari elementi indizianti circa l'operatività e l'efferatezza delle 'ndrine attive in quell'area ed in grado di esercitare un controllo di tipo mafioso sull'intera comunità. Le cosche Ferrentino-Chindamo e Lamari, secondo l'accusa, sarebbero delle "articolazioni autonome" dell'associazione per delinquere di tipo 'ndranghetistico ossia la "Locale di Laureana di Borrello" del mandamento Tirrenico, ramificate anche in altre province del Nord Italia come Milano, Varese, Pavia e Como. Ed è stato proprio tramite questa inchiesta che dopo l'invio della commissione ispettiva al Comune di Laureana, e la conseguente relazione, che il Consiglio dei Ministri, su proposta del Prefetto reggino, Michele Di Bari. Stando alle carte dell'indagine "Lex" il Comune di Laureana di Borrello sarebbe stato, negli ultimi anni, un ente soggetto ai condizionamenti da parte delle cosche di 'ndrangheta locali che, grazie alle compiacenze di alcuni politici, erano riuscite ad ottenere l'aggiudicazione di alcuni appalti comunali, facendo leva anche sui rapporti, stretti e continuativi, riscontrati tra gli affiliati alle 'ndrine ed alcuni esponenti della politica locale.

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Su ordine della Dda, i Carabinieri fermarono infatti, Vincenzo Lainà, l'ex assessore con delega al "verde pubblico, agricoltura, manutenzione, tradizione, servizio idrico, servizi demografici, viabilità, fiera ed artigianato" del Comune di Laureana di Borrello, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Per l'Antimafia Lainà sarebbe il referente politico del sodalizio criminale, cui lo stesso forniva di fatto un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo.

Quanto al giovane Di Masi, questi sarebbe stato a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo. E, oltre all'aspetto imprenditoriale del clan, avrebbe avuto il compito di compiere atti ritorsivi, anche di sangue previo placet dei vertici della cosca, come l'accoltellamento di Fabio Meli, avvenuto a Voghera il 4 dicembre 2014.