Operazione "Ricatto": revocato obbligo di firma a Pitasi

cortedicassazione 500Revocato l'obbligo di firma per Domenico Mario Pitasi, classe 1992 di Melito Porto Salvo. Lo ha deciso la sesta sezione della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso avanzato dall'imputato, difeso dall'avvocato Maurizio Puntorieri. Il giovane era stato coinvolto nell'ambito dell'inchiesta, della Procura reggina e dei Carabinieri della compagnia di Melito Porto Salvo, denominata "Ricatto", che ha fatto luce su una serie di abusi perpetrati ai danni di una ragazzina che all'epoca aveva solo 13 anni. Pitasi era accusato di favoreggiamento mentre gli altri indagati rimediarono accuse pesantissime fra cui quelle di: violenza sessuale di gruppo, detenzione di materiale pedopornografico, lesioni, violenza privata e atti persecutori, perpetrate ai danni di una minorenne.

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Da quanto filtra dagli ambienti giudiziari pare che la Suprema Corte abbia annullato, senza rinvio, l'ordinanza emessa prima dal gip e poi confermata dal Riesame poiché è stato messo in discussione che l'indagato abbia agito essendo assoggetto al clima di omertà che vigeva all'interno del gruppo. "Un gruppo "gruppo di balordi" li aveva definiti il gip Bennato che ordinò l'arresto dei ragazzi di Melito Porto Salvo. In manette finirono Giovanni Iamonte, figlio del boss melitese Remingo, Davide Schimizzi, classe 1994, Antonio Verduci, classe 1994, Pasquale Principato, classe 1994, Lorenzo Tripodi, classe 1995, Daniele Benedetto, classe 1995, Michele Nucera, classe 1994,. "Solo" per Domenico Pitasi, classe 1992, era stato emesso l' obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria in quanto è l'unico accusato "solo" di favoreggiamento personale. Adesso il giovane torna libero e affronterà il processo a suo carico a piede libero.