"Sansone", il pentito Cristiano "salva" il medico Cellini

clinicanovasalusdi Angela Panzera - "So che molti amici di Bertuca andavano alla Nuova Salus. Bertuca mi diceva che c'era un buon rapporto con Cellini, che si metteva a disposizione. ma non-so nei dettagli se c 'erano scambi di denaro". Il collaboratore di giustizia, Vincenzo Cristiano, uomo del clan Zito-Bertuca attivo a Villa San Giovanni e dintorni ha parlato del medico durante l'interrogatorio, del 20 dicembre dello scorso anno, avvenuto con il pm antimafia Walter Ignazitto.

Cristiano ha scelto di collaborare con la Dda guidata da Federico Cafiero De Raho, all'indomani del blitz scaturito dall'inchiesta "Sansone".

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All'epoca dell'esecuzione del provvedimento di fermo che andò a colpire anche il clan Condello di Archi, quartiere alla periferia nord di Reggio Calabria, e le cosche Imerti-Buda, egemoni nel villese, i Carabinieri sequestrarono anche la Clinica "Nova Salus", situata nella frazione Cannitello di Villa San Giovanni. Dal 2001 era gestita dalla cooperativa sociale "Anphora" il cui medico responsabile e legale rappresentante, Francesco Cellini, è indagato dall'Antimafia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti all'interno della clinica "sono state accertate le ingerenze, e degli Zito-Bertuca egemoni a Villa San Giovanni.

"La clinica "Nova Salus", era scritto ancora nel provvedimento di fermo, è lo strumento di cui si serve la cosca per assicurare i propri interessi al bisogno e per consentire del pari di Francesco Cellini di "procurarsi i favori" dal gruppo illecito con cui si rapporta e riceve "vantaggi", risultando pertanto assolutamente necessario sequestrare il bene al fine anzitutto di interrompere questo legame indebito generatore di reciproche cointeressenza illecita".

È con questa motivazione che il gip distrettuale Antonino Laganà ordinò ai Carabinieri del comando provinciale di sequestrare la clinica "Nova Salus". Per il gip Laganà però gli indizi di colpevolezza raccolti dall'Antimafia non furono sufficienti per arrestare il medico Francesco Cellini, attualmente indagato a piede libero, ma fu assolutamente necessario apporre sigilli alla clinica che sarebbe, a detta di giudice e pm, lo strumento con cui le cosche pianificavano l'uscita dal carcere per i propri affiliati e boss. In quella clinica a Cannitello si sarebbe "curata" mezza 'ndrangheta: Giacomo Latella, Mario Palaia e Rocco Palaia, Pasquale Libri, Pasquale Pititto, Paolo Meduri, Domenico Grasso, Gennaro Ditto, Pasquale De Maio, Pasquale Bilardi, Francesco Pangallo e Giuseppe Mazzagatti. Questo perché quella clinica, la "Nova Salus," sarebbe stata, sostanzialmente, a disposizione della cosca Bertuca, per il tramite del direttore. Da ieri la struttura di Cannitello si trova sotto amministrazione giudiziaria.

"La condotta di Cellini- scriveva il gip nell'ordinanza- si presenta reiterata e di consistenza tale da meritare l'attivazione dell'apposito procedimento di prevenzione personale e reale, ma non di tale gravità da integrare il delitto contestato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per quanto emerge dagli atti, non è qui messa in discussione l'esistenza di un "sinallagma" tra i "servizi" resi al gruppo e i correlativi vantaggi dallo stesso ottenuti, ma non si apprezza "l'entità" del contributo operato dalla condotta dell'indagato ai fini di consolidamento e sviluppo della cosca Bertuca tale da integrare l'ipotesi concorsuale". Il gip però non si risparmiò e stigmatizzò il comportamento tenuto dal medico che per molto tempo, secondo i pm, avrebbe aiutato alcuni esponenti delle cosche reggine e di Rosarno, nonché avrebbe visitato i latitanti Giovanni e Pasquale Tegano, ad uscire dal carcere attraverso il ricovero presso la sua clinica. "Non pare esservi dubbio dell'assoluta consapevolezza dell'indagato- era scritto nell'ordinanza- di rapportarsi e favorire la cosa Bertuca ( e gli altri interessati che a questa si rifanno per gli stessi fini) sia alla luce dell'affermazione indicata per cui sono primariamente interessati a recarsi presso la clinica gestita dall'indagato solo i soggetti detenuti in carcere ( e non certamente chi à già ai domiciliari) senza contare che Cellini si rapporta non solo con i fratelli Bertuca, ma anche con altri "sodali del gruppo" (Liotta per esempio) a cui chiede all'occorrenza "favori" quale univoco segno della consapevolezza dell'indagato di agire con compartecipi del gruppo Bertuca-Zito(..)La cosa "ancora più grave"- che legittima l'urgente attivazione della procedura di prevenzione, sono poi i "favori ( di natura non meglio specificata) che il Cellini richiede ai Bertuca (e ai sodali della cosca) laddove Liotta "riprende" il medico "ricordandogli" che non si possono assumere due atteggiamenti diversi quando si "chiede" e quando di contro "si dà" ( Liotta: oggi si ricorda e domani si dimentica?). E ancora si devono sottolineare gli "omaggi" che in occasione delle festività Cellini è solito ricevere dal vertice "in persona" della cosca". Comportamenti gravi quindi, ma che per il gip non furono sufficienti a spedirlo in galera.

Adesso il "pentito" parla del professionista. Ma alla Dda, pur riferendo di conoscere il rapporto, ritenuto "buono", che intercorreva tra Bertuca e lo stesso, dichiara di non essere a conoscenza di fatti specifici, soprattutto di fatti penalmente rilevanti.

Cristiano: "So che Cellini era imparentato con i Tegano. Non so se Cellini pagava somme di denaro. a Bertuca. Non so se il gruppo abbia mai fatto favori a Cellini. Angelo Benestare mi confidò che ci fu un periodo in cui Cellini aveva difficoltà economiche (perché la Regione non pagava i compensi per la Clinica) e quindi aveva ricevuto prestiti usurari da parte dei Tegano. Benestre aveva cercato di far assumere una persona presso la clinica Nuova Salus ma, al rifiuto di Cellini non aveva potuto insistere".