Lo strano rapporto tra Spadaro Tracuzzi e Luciano Lo Giudice

spadarotracuzzi logiudicedi Claudio Cordova - All'inizio potevano sembrare rapporti tra un ufficiale delle forze dell'ordine e un confidente. Rapporti un po' distorti, ma rientranti, comunque, nella "norma". In realtà, l'entità dei contatti tra il Capitano dei Carabinieri, Saverio Spadaro Tracuzzi, e Luciano Lo Giudice, si capiranno solo successivamente. A ripercorrerli in aula, nel processo che li vede imputati, è il vice comandante della Dia di Reggio Calabria, in vice questore aggiunto Nando Papaleo, che ha ripercorso una serie di documenti redatti nel corso delle indagini condotte dal sostituto procuratore della Dda, Beatrice Ronchi, che da anni indaga sul clan Lo Giudice.

La deposizione di Papaleo inizia a riscontro di quanto accertato da un perito tecnico, che sui pc sequestrati a Spadaro Tracuzzi e Lo Giudice ritroverà una serie di documenti d'indagine, tra cui quelli relativi all'operazione "Bless", scattata nel luglio 2007. Documenti che, secondo l'accusa, potrebbero essere stati forniti proprio da Spadaro Tracuzzi, in servizio alla Dia di Reggio Calabria dal settembre 2007 al giugno 2010, allorquando sarà trasferito per non aver comunicato al comando una perizia difensiva che svolgerà al cospetto del Tribunale di Cosenza: "Spadaro Tracuzzi non poteva conoscere quegli atti, almeno ufficialmente" dirà Papaleo. Nel periodo in cui è stato in servizio alla sede di Calamizzi, Spadaro Tracuzzi, attualmente imputato per connivenza con il clan Lo Giudice, avrebbe coordinato il settore delle operazioni finanziarie sospette. Lì, l'ufficiale avrebbe riferito al proprio diretto superiore, Papaleo, una serie di attività che avrebbe potuto mettere in atto tramite fonti confidenziali: "La Dia si occupa di sequestro beni, la fonte confidenziale è pressoché inutile" dice Papaleo, rispondendo alle domande del pm Ronchi. Più volte, dunque, Spadaro Tracuzzi sarebbe stato sconsigliato dall'adoperare quello strumento, comunque previsto dalla legge: "Più volte – afferma Papaleo – gli dissi di lasciar perdere fonti e confidenti". Ma Spadaro Tracuzzi non ne avrebbe voluto sapere e avrebbe continuato sulla propria strada, fornendo indicazioni anche su fatti su cui operavano altre forze dell'ordine: dal danneggiamento di un mezzo della Leonia alla distruzione del bar "Dolci Sapori", di proprietà di Luciano Lo Giudice, ma ricadente nel territorio della cosca Labate.

Il "colpo grosso", però, sarebbe potuto essere un altro: "Spadaro – ricorda Papaleo – mi disse che Pasquale Condello, in quel periodo latitante, aveva bisogno di cure alla gamba". In quel periodo a indagare sul superlatitante, poi arrestato nel febbraio 2008, era il Ros dei Carabinieri, ma Spadaro Tracuzzi deciderà di passare la notizia alla Polizia: "Gli chiesi, "tu sei Carabiniere perché dai le notizie alla Polizia?" dice Papaleo. Spadaro, infatti, avrebbe avuto un buon rapporto con l'allora vice capo della Squadra Mobile, Renato Panvino, cui avrebbe fornito la "soffiata": "In quel periodo, mi si passi l'affermazione, per Pasquale Condello si sono mossi tutti, anche i Vigili Urbani".

Spadaro Tracuzzi, dunque, avrebbe fatto delle confidenze la propria forza. Anche Luciano Lo Giudice, secondo la difesa di Spadaro, sarebbe stato una "gola profonda", ma da lui non arriverà mai alcuna "soffiata". Al contrario, invece, potrebbe essere stato l'ufficiale dell'Arma a informare Lo Giudice: "Ricevemmo da una fonte confidenziale notizie sull'imprenditore Cedro di Gioia Tauro e su Luciano Lo Giudice e la Zeta Legno di Zoccali – dice Papaleo – poi il maresciallo Alia mi riferirà di una discussione tra Spadaro e Lo Giudice proprio su Zeta Legno". Il rapporto con Lo Giudice, dunque, sarebbe stato d'altro genere, con Spadaro che avrebbe usufruito delle auto di lusso dell'uomo. Il cerchio su Lo Giudice, comunque, si stringerà presto. E quando arriveranno le perquisizioni per usura aggravata dalle modalità mafiose, Spadaro Tracuzzi si rivolgerà a Papaleo per avere notizie: "Il fatto che per un reato come l'usura aggravata dall'articolo 7 ci fossero state solo perquisizioni mi fece insospettire circa l'attività tecnica che poteva essere in corso, per questo gli dissi di lasciar perdere e di mettersi le carte a posto".