di Angela Panzera - Mezza politica calabrese dovrà affrontare il processo. Fatta eccezione per l'ex consigliere regionale Candeloro Imbalzano, che è stato prosciolto dalle accuse, il gup reggino Adriana Trapani ha rinviato tutti a giudizio, così come richiesto dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dal pm Francesco Ponzetta. Alla sbarra erano in 26, tra consiglieri regionali, ex consiglieri, collaboratori e portaborse vari, imputati nel processo "Erga omnes", l'inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Procura ribattezzata subito la "Rimborsopoli" calabrese. Il gup Trapani ha quindi spedito a processo Giovanni Nucera, Pasquale Maria Tripodi, Giovanni Franco, Alfonso Dattolo, Giovanni Bilardi, Carmelo Trapani, Alfonsino Grillo, Ferdinando Aiello, Giuseppe Bova, Emilio De Masi, Sandro Principe, Demetrio Battaglia, Pietro Amato, Bruno Censore, Mario Franchino, Mario Maiolo, Carlo Guccione, Antonio Scalzo, Francesco Sulla, Agazio Loiero, Diego Fedele, Vincenzo Ciconte e Giovanni Raso.Un elenco variegato, che contiene politici di varia estrazione. Dal centrodestra di Alfonso Dattoloe Alfonsino Grillo, al centrosinistra di Ferdinando Aiello e Mario Maiolo, passando per democristiani di lungo corso come Gianni Nucera e Pasquale Maria Tripodi.
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Nell'elenco, nomi anche di grande peso: il senatore del Nuovo Centrodestra, Gianni Bilardi, che "eviterà" gli arresti domiciliari per il status di parlamentare, prima che comunque il Riesame rigetti la richiesta avanzata dalla Procura. Insieme a lui, i pm reggini vogliono il processo anche per il fedele factotum Carmelo Trapani, l'uomo della comica restituzione del televisore in Consiglio Regionale. E poi, ancora, l'ex presidente del Consiglio Regionale, Giuseppe Bova,l'ex presidente della Giunta, Agazio Loiero, l'ex candidato a sindaco di Cosenza, Carlo Guccione e i parlamentari Demetrio Battaglia e Bruno Censore, del Partito Democratico. Il Procuratore aggiunto Gaetano Paci e i pm Francesco Ponzetta e Matteo Centini chiesero il processo anche per Enzo Ciconte e Candeloro Imbalzano, per i quali è stato il Gip dispose l'imputazione coatta. Oggi però Imbalzano esce di scena, per il momento, dall'inchiesta. Tra gli indagati c'eraanche Diego Fedele, figlio di Luigi, destinatario, secondo l'inchiesta di laute somme (per altrettanti lauti pranzi presso il ristorante Le Macine, di Sant'Eufemia d'Aspromonte". Indagini, quelle della Procura reggina, che vanno ad abbracciare gli anni a partire dal 2010. Nelle scorse udienze però, il gup rispedì indietro le posizioni di Nicola Adamo e Domenico Talarico per delle nullità. In particolare a uno dei due difensori di Adamo non è stato notificato la richiesta di rinvio a giudizio mentre Talarico, che aveva chiesto di essere interrogato subito dopo l'avviso di conclusioni delle indagini non è stato sentito dai pn e quindi adesso, prima di passare eventualmente alla fase dell'udienza preliminare, deve essere ascoltato dalla Procura. Adesso quindi tutti dovranno comparire a breve dinnanzi al Tribunale reggino. Con ogni probabilità tutte le posizioni di questo processo verranno "riunite" a quelle del dibattimento già incardinato dove ad essere imputati sono gli ex assessori regionali Nino De Gaetano e Luigi Fedele coinvolti anche loro sullo scandalo dei rimborsi elettorali del Consiglio Regionale della Calabria. All'ex assessore della giunta guidata allora da Peppe Scopelliti, Luigi Fedele, la Procura contesterà spese tali da ipotizzare gravi reati.Come la serie di numerose cene a diversi ristoranti, il tutto presumibilmente alle spalle del popolo calabrese. Anche per Nino De Gaetano, nominato all'epoca dal Governatore Mario Oliverio assessore esterno con la delega ai Trasporti, sono ingenti le somme che, a detta degli inquirenti, sarebbero state utilizzate con finalità non previste dalla normativa.