di Angela Panzera - "Confermare le condanne per la cosca Bellocco attiva a San Ferdinando". Lo ha richiesto il sostituto procuratore generale, Giuseppe Adornato. Impegnato a sostenere l'accusa nel processo di secondo grado scaturito dall'inchiesta "Tramonto" che ha colpito il casato mafioso della Piana di Gioia Tauro.
Fatta eccezione per i due vigili urbani del Comune di San Ferdinando, Giuseppe Stucci e Giuseppe Spanò, difeso dal legale Guido Contestabile(puniti con 3 anni e 3 mesi di carcere in primo grado ) per cui l'accusa ha invocato l'assoluzione "perché il fatto non sussiste", è stata chiesta chiesta alla Corte d'Appello reggina di confermare le condanne inflitte dal tribunale presieduto da Concettina Epifanio. Nel novembre del 2015 il Collegio giudicante ha condannato a 25 anni di carcere Aurora Spanò e a 18 anni il boss Giulio Bellocco. Se per quest'ultimo, il collegio ha disposto che sia riconosciuto come "semplice" affiliato alla 'ndrina, di contro il Tribunale ha sancito che a reggere le redini della 'ndrina è la sua consorte. La Spanó; stando alla sentenza di primo grado, è persino più potente del marito. È lei che avrebbe architettato in ogni minimo dettaglio le strategie criminali da perpetrare ai danni di imprenditori e cittadini, stretti, presumibilmente, dalle sue grinfie laccate e proprie di una donna alla moda, che non avrebbero esitato a soffocarli in nome della divinità mafiosa dell'usura. E la donna, storica compagna del boss, "ripudiata" dai più blasonati parenti poiché in passato giù coniugata e parente di un Carabiniere- una vera "onta" a Rosarno- non avrebbe esitato a riprodurre i modelli criminali propri della famiglia del marito.
Ed è per questo che, stando all'ipotesi accusatoria sostenuta durante le indagini dal pm antimafia Matteo Centini, Luca Miceli e Giovanni Musarò- adesso in servizio presso la Procura di Roma- avrebbe piegato gli imprenditori Secolo di Rosarno. Se l'inchiesta è stata portata a compimento lo si deve infatti, a Stefania Secolo.
--banner--
Sarà lei a confermare alla Dda che la Spanò e Bellocco, valevano entrare in possesso di alcuni appartamenti della sua famiglia. Avrebbero concesso un prestito, con tassi presumibilmente usurari, di 600mila euro-lievitato poi ad un milione tondo tondo- ad uno dei suoi fratelli. I Secolo però, non riescono a pagare ed è per questo che i Bellocco vogliono i loro immobili.
Stefania non si piega e denuncia tutto; l'Antimafia fa il punto sull'inchiesta facendo scattare le manette ai polsi dei presunti responsabili, puniti duramente dal Tribunale. Alla sbarra però, c'erano sono anche i fratelli di Stefania, Antonio, Gaetano e Maria Grazia. Antonio e Gaetano Secolo sono stati condannati a 3 anni di carcere, mentre Maria Grazia Secolo a 1 anno e 6 mesi, pena sospesa. Secondo la Dda, i tre fratelli Secolo avrebbero preferito soccombere al diktat dei Bellocco piuttosto che aiutare gli investigatori a farli uscire da quella morsa mafiosa. Ed è per questo che sono stati riconosciuti colpevoli di favoreggiamento. Favoreggiamento al clan che li avrebbe messi in ginocchio. Stefania Secolo, difesa dal legale Giuseppina Bagalà, diceva la verità.
Adesso per Via Cimino le dire condanne inflitte in primo grado, ad esclusione degli imputati Stucci e Spanó, vanno confermate anche in Appello.