A giudizio gli uomini e le donne della cosca Ruga di Monasterace

monasterace600di Angela Panzera - La cosca Ruga finisce a processo. Inizierà il 12 luglio, dinnanzi alla Corte d'Assise di Locri, il dibattimento per le 12 persone, convolte nell'inchiesta "Confine" rinviate ieri a giudizio dal gup distrettuale Massimo Minniti. Accolte infatti, la richiesta avanzata dal pm antimafia Simona Ferraiuolo che ha condotto l'inchiesta, messa in piedi dai Carabinieri del Gruppo di Locri e del comando provinciale, che ha disarticolato la 'ndrina egemone a Monosterace e dintorni. Le accuse mosse, a vario titolo, sono quelle di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento e altri reati aggravati dalle modalità mafiose. A finire dinnanzi ai giudici di Locri sono stati Filippo Amato, Salvatore Antonio Cosimo Certomà, Davide Cirillo, Vincenzo Emanuele, Antonio Franco, Natalia Kryhan, Salvatore Papaleo, Giuseppe Cosimo Ruga, Maria Concetta Ruga, Cosimo Sorgiovanni e Giorgio Vertolo. Ad aver chiesto invece, di essere processati con il rito abbreviato, sono stati in quattro ossia Roberto Demasi, Antonio Leotta, Andrea Lamberti e Maurizio Sorgiovanni. Per loro il processo avrà inizio il 29 giugno dinannzi al gup Minniti. Oltre ad aver ricostruito i ruoli all'interno della cosca "Ruga-Gallace-Leuzzi", la Dda dello Stretto avrebbe fatto luce sull'omicidio di Andrea Ruga e su chi avrebbe assunto le redini del comando dell'omonima cosca all'indomani dell'omicidio stesso, nonché a fare emergere la violenza criminale del sodalizio ed il grado di assoggettamento e sottomissione in cui si trovava a vivere la gente di Monasterace. Per il delitto è è accusato Giuseppe Cosimo Ruga, fratello della vittima, che sarebbe il mandante. Gli esecutori materiali invece, sono ancora ignoti.ll loro unico scopo era spargere la voce in paese che il boss Andrea Ruga era morto d'infarto. Nessuna faida, nessun regolamento di conti, era stato un malore e si doveva dire ai quattro venti. I Carabinieri del comando provinciale reggino, coordinati dai pm Paolo Sirleo e Simona Ferraiuolo, però non si sono "bevuti" la loro versione dei fatti. C'erano troppo cose che non combaciavano nel decesso ed è per questo che hanno disposto l'autopsia sul corpo di Ruga. Altro che morte naturale. Andrea Ruga, quella mattina del 13 gennaio del 2011, è stato aggredito davanti a casa sua. Un pestaggio brutale e poi il colpo finale. Nessuna pistola, ma qualcosa lo ha soffocato. O le mani dell'assassino forse un "corpo soffice", è scritto nelle carte dell'inchiesta "Confine".Gli assassini hanno sottovalutato molte cose. Innanzitutto sono sparite le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza dell'abitazione del boss e solo chi la frequentava sapeva della loro esistenza, e aveva il tempo, di poter prelevare l'hard disk e farlo sparire. Nelle intercettazioni telefoniche le preoccupazioni dei familiari non erano quelle di apprendere notizie per comprendere se il loro congiunto fosse stato ammazzato, ma di capire cosa il medico legale avrebbe scritto nel referto dell'autopsia. E poi, dato che la Dda non ha sottovalutato, non poteva essere un omicidio di "faida" perché i Ruga non avevano "risposto" con il sangue, alla consorteria avversa, vendicando così la morte del capocosca.

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"Solo uno sprovveduto, scrivevano i pm nella richiesta di arresto, avrebbe potuto spingersi a uccidere uno dei più autorevoli boss in questo modo. Peraltro, appare assolutamente anomalo il dato per cui un episodio di questa portata sia stato posto in essere senza il ricorso di un'arma da fuoco. È evidente che un intervento di questo tipo avrebbe richiesto il ricorso a strumentazione certamente più efficace. E nel contempo una esecuzione così eclatante avrebbe meritato, nel distorto immaginario della 'ndrangheta, una azione criminosa proporzionata alla figura della vittima predestinata. L'uomo, al contrario, è stato ucciso a mani nude, da qualcuno che ne conosceva le abitudini e quelle dei suoi sodali e in grado di trovare prontamente l'apparecchiatura digitale ove erano riversate le registrazioni del sistema di video riprese esterno all'abitazione. A dare ulteriore sostegno alla ipotesi di un omicidio anomalo, o comunque avulso dalla sanguinosa faida tra le due opposte fazioni, milita il dato per cui non risulta essere stato successivamente consumato un omicidio altrettanto eccellente, o comunque in grado di minare fortemente la contrapposta compagine. Da ultimo, un elemento valorizzato adeguatamente dai carabinieri è costituito dall'atteggiamento della famiglia Ruga, più nello specifico da Ruga Giuseppe Cosimo cl. 1951, che sin da principio ha cercato con ogni mezzo di smentire notizie circa la reale causa della morte del fratello. Già nell'immediatezza dell'evento, Ruga Rocco, che ha richiesto l'intervento dei Carabinieri, ha fatto riferimento alla avvenuta morte del fratello, senza menzionare in alcun modo alcuna più grave ipotesi retrostante. Di seguito si è registrata una significativa attenzione della famiglia Ruga a smentire ogni voce giornalistica circa la reale natura del grave episodio". Analizzando infine, la scena del crimine c'erano troppe cose che non quadravano. L'auto di Ruga era stata lasciata in mezzo al piazzale, probabilmente in maniera frettolosa, con la portiera aperta ed il freno a mano disinserito. Il veicolo della vittima aveva subito un tamponamento perché in corrispondenza della portiera sinistra dell'auto c'erano delle tracce di impatto. Nell'abitacolo furono ritrovate delle tracce ematiche. Il corpo di Ruga fu ritrovato in una maniera a dir poco sospetta e quantomeno non compatibile con una persona che aveva avuto un infarto e poi c'erano troppi lividi su quel volto. Ruga è stato malmenato pesantemente prima di essere soffocato.

Ma a mettere sulla pista giusta i magistrati sul movente dell'omicidio è stato il collaboratore di giustizia Gianni Cretarola, che con le sue dichiarazioni ha permesso alla Dda capitolina di far luce su molti episodi di criminalità organizzata nella provincia romana, che Ruga aveva conosciuto nel carcere di Sulmona. "Il quadro indiziario, in termini di gravità- scrive il gip Nicolò Marino, conduce univocamente alla responsabilità di Giuseppe Cosimo Ruga quale mandante dell'omicidio di Andrea Ruga. L'indagato aveva un movente per uccidere il fratello, legato a dinamiche di 'ndrangheta afferenti la gestione del locale di Monasterace, il sistema di alleanze e precipuamente le questioni gestionali del locale in parola. In tal senso illuminanti si sono rivelate le dichiarazioni rese da Gianni Cretarola; il suo "dire" ha trovato indiscutibili riscontri soggettivizzanti in tutta l'attività investigativa descritta, con particolare riferimento alle intercettazioni delle conversazioni di Rosa Piromalli(che, in un momento di sconforto, lanciava al marito una pesante accusa: "Uccidimi, come hai ucciso tuo fratello") e alle dichiarazioni rese da Natalia Kryhan, in merito ai cattivi rapporti fra i due fratelli Andrea e Giuseppe Cosimo Ruga; nonché in tutta l'attività di depistaggio di cui si è dato conto. Invero Giuseppe Cosimo Ruga, al vertice del locale di Monasterace fino al suo arresto, durante il periodo della detenzione era stato soppiantato dal fratello Andrea, il quale, unitamente a Vincenzo Gallace e Cosimo Leuzzi era assurto al vertice della 'ndrangheta nell'area jonica a nord di Roccella Jonica fino a Soverato. All'atto della sua scarcerazione Giuseppe Cosimo Ruga aveva voluto rimettere in discussione tale nuovo assetto, determinando la contrapposizione tra le due anime della cosca Ruga, sfociata nel grave episodio omicidiario, passaggio essenziale per ripristinare e/o rinnovare vecchi equilibri. Deve intendersi qui richiamato quanto detto sopra a proposito della "cosca Ruga-Gallace-Leuzzi", unitamente alle dichiarazioni rassegnate dai collaboranti Belnome e Panaija".

Nell'inchiesta "Confine" poi, gli inquirenti hanno fatto luce sull'incendio che ha distrutto la farmacia "Mazzone", avvenuto il 26 giugno 2011. L'esercizio commerciale era di proprietà dell'allora Sindaco di Monasterace, a Maria Carmela Lanzetta, poi divenuta Ministro della Repubblica per gli Affari Regionale e le Autonomie Locali, dal febbraio 2014 al marzo 2015.