di Angela Panzera - Pretendevano prima 1500 euro come sostentamento ai detenuti, poi ne volevano 500 euro alla settimana. Ma 500 euro per il titolare di una pizzeria ubicata nel centro cittadino erano troppi da versare alle 'ndrine. Ed ecco che la richiesta estorsiva è "scesa" a 300 euro. Niente da fare però, il titolare non ce la fa più. Gli sparano prima l'automobile, lo malmenano e come ultimo nei giorni scorsi tentano di incendiare il protone della sua pizzeria con lui e il personale dell'impresa ancora dentro il locale. Finisce con l'operazione "Lampo" il racket esercitato dalla 'ndrangheta. I dettagli dell'operazione sono statu esposti questo pomeriggio dal dirigente Francesco Rattà, capo della Squadra Mobile della Questura reggina, e dal Maggiore Mariano Giordano, comandante della Compagnia dei Carabinieri reggini. Quattro sono le persone fermate su ordine della Dda guidata da Federico Cafiero De Raho. Si tratta di Gianfranco Musarella, classe 1978, fratello gemello di Sebastiano Musarella (attualmente condannato in primo grado a 10 anni e 8 mesi di carcere per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ndr), e i fratelli Antonino Marra, detto "Nino", reggino classe 1980, Giovanni Marra, reggino classe 1983, e Alessandro Marra, reggino classe 1987. Durante una perquisizione poi le forze dell'ordine hanno rinvenuto un vero e proprio arsenale e finire in manette è stata anche Pamela Domenica Barrilà accusata del reato di detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, insieme a Giovanni Marra e a Gianfranco Musarella. L'inchiesta "Lampo" trae origine da una richiesta di aiuta avanzata da parte dei titolari della pizzeria reggina costretti, per almeno due anni, a subire le richieste estorsive e le imposizioni avanzate, secondo la Dda, dai fratelli Musarella e dai loro sodali nella gestione dell'esercizio commerciale, sfociate in una serie di atti intimidatori di gravità sempre maggiore culminati poi con l'esplosione di colpi di arma da fuoco e in un tentativo di incendio.
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"Si tratta di una serie di atti intimidatori e attività estorsive- ha affermato il capo della Mobile Rattà- che hanno origine nel 2014 quando la pizzeria inizia la sua attività. Viene subito ad essere sottoposta ad intimidazione dai 4 soggetti che fanno capo ai gemelli Musarella. Sebastiano Musarella sarebbe il mandante, mentre i fratelli Marra i loro sodali. I titolari dell'azienda di fronte agli atti intimidatori rivolti sia alla stessa attività che alla persona, la quale è stata percossa più volte ed è stata ricoverata anche in ospedale, infine ha chiesto aiuto alle forze dell'ordine e collaborando e ha fornito le dichiarazioni che insieme ad altri strumenti di indagini hanno condotto la Dda a determinarsi nel predisporre il provvedimento di fermo relativo a questi soggetti che hanno posto in essere attività delinquenziali pericolosissime. E la pericolosità di questa schiera di estortori, ha concluso Rattà, la possiamo cogliere dall'arsenale rinvenuto in un casolare connesso all'abitazione di Gianfranco Musarella".
Soddisfazione poi è stata espressa dal Maggiore Giordano il quale ha dichiarato che "il blitz di oggi trova al suo interno tre direttrici importantissime. Ossia la collaborazione fra le forze di polizia, fra quest'ultime e la Procura reggina ed infine quella fra inquirenti, investigatori e la vittima: sono questi i tre aspetti fondamentali al di là dei singoli risultati ottenuti. Mi preme soprattutto evidenziare poi, la fiducia che la vittima avuto nelle Istituzioni. La sua collaborazione si era già registrata e le indagini sono partite immediatamente sotto la guida dell'autorità giudiziaria. Gli episodi degli ultimi giorni sono successivi alle denuncia". Ed è proprio l'escalation criminale dell'ultimo periodo che ha portato gli inquirenti ad emettere con urgenza il decreto di fermo. "Sono ststi due anni di estorsioni- ha affermato Rattà che raggiungono il culmine nei giorni scorsi con l'incendio del portone di ingresso contro il portone della pizzeria, con gli spari all'auto del proprietario della pizzeria, ed infine con le percosse rivolte allo stesso titolare. Molto probabilmente gli estortori avevano inteso che l'imprenditore aveva sporto denuncia e volevano coartarlo fisicamente e psicologicamente. Non è escluso- ha concluso il capo della Mobile che questi soggetti siano coinvolti in altri episodi in danno ai titolari di esercizi commerciali. Le armi infatti verranno analizzate dalla Polizia Scientifica che verificherà, attraverso gli accertamenti balistici, se le stesse siano state usate per altri episodi di danneggiamento. Questa banda di estortori non si può solo essere definita così. Va valutato con grande attenzione il rinvenimento di questo arsenale".
"Per un verso questo rinvenimento di armi conclude una attività, ha affermato invece il comandante della Compagnia reggina, ma può aprire un'altra attività di indagine", i presunti "strozzini" avevano preteso dai titolari della pizzeria anche che essi somministrassero gratuitamente ordinazioni ai clienti invitati o segnalati dai Musarella ed inoltre avrebbero pure dovuto tollerare i presunti comportamenti arroganti e prevaricatori della cassiera Pamela Domenica Barillà, arrestata oggi, la quale - forte della protezione dell'amante ossia Gianfranco Musarella, del gemello Sebastiano e di Antonino Marra - offriva gratis, spesso, servizi di ristorazione ad amici e conoscenti, e prelevava denaro dalla cassa dei datori di lavoro. O meglio rubava alle sue vittime. Già nel novembre scorso, poiché la Barillà sarebbe stata sorpresa a prelevare denaro dalla cassa per consegnarlo ad Antonino Marra, giunto al locale in compagnia di Giovanni Marra, la titolare della pizzeria la ostacolava mettendola fuori dall'esercizio commerciale. A quel punto Giovanni Marra, avrebbe detto alla titolare della pizzeria: "stasera non coricatevi a casa". Dopo qualche minuto, sarebbe giunto Gianfranco Musarella il quale, dopo aver litigato con la titolare della pizzeria, minacciava il figlio, puntandogli una pistola sotto il mento e dicendo: "Vi ammazzo tutti e tre!". In altre occasioni poi Antonio e Giovanni Marra e Gianfranco Musarella rivendicavano la proprietà dell'attività commerciale. Pretendevano che quella pizzeria fosse loro. Il 25 aprile scorso poi, la titolare dell'attività commerciale, sarebbe stata minacciata, aggredita e percossa da Antonino Marra al quale avrebbe comunicato l'intenzione di licenziare la Barillà. La donna è stata costretta ad andare in ospedale ed i medici le hanno refertato contusioni multiple giudicate guaribili in sei giorni. Un episodio che delineerebbe in tutto e per tutto lo strapotere della 'ndrangheta che non "solo" chiede estorsioni, non "solo" pretende l'assunzione del personale, non "solo" pretende di far bivaccare amici e compari vari ovviamente a scrocco, ma malmena, spara, e brucia l'attività con i reali titolari e personale ancora all'interno. Adesso l'odissea di questa famiglia di imprenditori al momento finisce qua con l'inchiesta messa a segno da Polizia e Carabinieri, sotto la guida dell'Antimafia. Ma il lavoro delle forze dell'ordine continua. Si continua infatti, ad indagare sulla violenta intimidazione subita dal titolare della nota gelateria "Sottozero", che sabato notte ha registrato un agguato mafioso in piena regola, come si continua a indagare sulle decine e decine di rapine e danneggiamenti avvenute negli ultimi mesi in città. La speranza è infatti, che quelle armi sequestrate oggi "parlino" al più presto e questa stessa speranza è unita anche a quella relativa alla collaborazione delle vittime affinché Reggio esca da questo baratro criminale in cui è piombata da ormai diverso tempo.