di Claudio Cordova - La Prefettura di Reggio Calabria ha spiccato nei suoi confronti una interdittiva antimafia per "potenziali condizionamenti da parte della criminalità organizzata", ma l'imprenditore Giovanni Minniti – che da anni spadroneggia nel settore degli appalti sanitari – potrebbe essere ancora molto ben presente nei lavori degli ospedali reggini, nonostante la "sua" (vedremo a breve il perché delle virgolette) Edilminniti sia stata considerata potenzialmente vicina alla 'ndrangheta, alla luce di diversi passaggi societari tra persone strettamente collegate, effettuati, evidentemente, per eludere le stringenti normative antimafia.
La Edilminniti Srl viene costituita nel luglio 2012 e nemmeno un mese dopo acquisisce in affitto/comodato un ramo d'azienda dall'impresa "Edilminiti di Minniti Giovanni". Questi è proprietario di quote fino all'agosto 2012, mentre allo stato attuale la Edilminniti Srl è amministrata da Caterina Ines Lucianò per l'80%. Il sospetto è che, tramite la Lucianò, Minniti possa essere ancora "dentro" gli appalti della sanità. Soggetto già noto alle cronache giudiziarie: nel 2000 viene anche arrestato nell'ambito dell'inchiesta "Sanitopoli" per i presunti condizionamenti da parte della 'ndrangheta nel settore sanitario: coinvolti, oltre a membri della criminalità organizzata come il boss Mario Audino, anche l'avvocato Aurelio Chizzoniti e il giornalista Paolo Pollichieni.
Verranno tutti assolti.
Recentemente, però, Minniti è stato condannato a 5 anni di reclusione in primo grado, con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per la durata della pena e l'incapacità di contrarre con la Pubblica Amministrazione per tre anni. Minniti, assolto dal reato di estorsione, è stato condannato per gli appalti riguardanti l'Azienda Ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria: vi è la procedura negoziata per l'affidamento del servizio di manutenzione globale degli immobili e degli impianti, ma anche l'adeguamento sismico del corpo "A" degli Ospedali Riuniti e, poi, infine, l'appalto per la Cardiochirurgia. Al fine di predisporre un falso certificato di esecuzione lavori (CEL), apparentemente intestato e rilasciato dall'Azienda Ospedaliera reggina, avrebbe riprodotto le impronte recanti i simboli e le intestazioni dell'azienda stessa, della Regione Calabria, nonché impronte di timbro dell'Ufficio Tecnico dell'A.O. e (probabilmente dopo sua falsificazione) l'impronta di firma dell'ingegner Carmelo Giuseppe Fera, funzionario a capo dell'Ufficio Tecnico. E così, avrebbe fatto apparire un CEL attestante che l'appalto per ristrutturazione e messa a norma degli impianti degli Ospedali Riuniti (per un importo superiore ai 9mln di euro) fossero stati interamente eseguiti dalla Edil Minniti. Ma c'è di più, con un altro CEL, quello relativo alla ristrutturazione del CMP di Lamezia Terme, apparentemente rilasciato da Poste Italiane, avrebbe tratto in inganno i funzionari della SOA Hi Quality S.p.A., organismo esercente una pubblica funzione per la classificazione delle imprese sugli appalti, ottenendo così due false attestazioni di qualificazione alle esecuzione di lavori pubblici, in cui si certificava la Edil Minniti quale impresa avente qualità tecniche in realtà non possedute. Tramite le certificazioni false, infatti, la "carriera" di Edil Minniti sarebbe stata di fatto drogata, permettendo all'azienda di vincere alcune importanti gare d'appalto. Minniti, infatti, avrebbe indotto in errore l'Azienda Ospedaliera che – confidando nella veridicità della qualificazione dell'impresa nella attestazione SOA, ottenuta tramite false certificazioni – gli aggiudicava l'appalto per la manutenzione degli immobili e degli impianti, permettendo quindi alla Edil Minniti di conseguire un ingiusto profitto. Ma il dato più interessante arriva sul reparto di Cardiochirurgia, che per anni è marcito nella polvere. Anche in questo caso, con artifici e raggiri consistenti nel partecipare – in ATI con GE Medical System Italia S.p.A. – alla gara d'appalto per la realizzazione del reparto di Cardiochirurgia e Centro Cuore dei Riuniti, presentando i "soliti" documenti fasulli, sarebbe riuscito a vincere la gara, ottenendo, ancora una volta un ingiusto profitto.
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Nel settore sanitario, la Edilminniti lavora da sempre in posizione di egemonia. Tra i vari lavori, anche quello per il "servizio triennale di gestione e conduzione degli impianti tecnologici e di manutenzione dell'Azienda Ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli" che ora però si vorrebbe affidare a un'altra azienda.
Subito dopo l'interdittiva spiccata dalla Prefettura, infatti, l'Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria, retta da Frank Benedetto, ha revocato l'autorizzazione al subappalto dei lavori in cui era impegnata la Edilminniti. Si tratta, in particolare, di due progetti: quello per "completamento e rifunzionalizzazione del presidio Morelli" e quello per "adeguamento normativo e potenziamento tecnologico del presidio Riuniti", in cui Edilminniti era impegnata per l'appalto di lavori con progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori.
Particolarmente interessante è il primo dei due lavori. Un appalto oltre 7 milioni di euro stipulato con il Consorzio Ciro Menotti di Ravenna, che ha poi subappaltato ad aziende locali, tra cui Edilminniti, che "entra" nel lavoro con il subappalto autorizzato dalla delibera del Commissario Straordinario n. 262 del 3 giugno 2015. Ricevuta la comunicazione dall'Azienda Ospedaliera, il Consorzio ha sollecitato l'azienda subappaltante, la Cooperativa Lithos di Reggio Calabria, ad allontanare Edilminniti.
Operazione che viene completata nel giro di 24 ore. Ma il sospetto è che Giovanni Minniti, nonostante sia stato interdetto con la propria azienda, continui a essere presente negli appalti sanitari di Reggio Calabria.
Proprio tramite la signora Lucianò e la Lithos, che è l'impresa consorziata, tuttora esecutrice dell'opera.
Secondo quanto appreso dal Dispaccio, nell'interdittiva antimafia spiccata dalla Prefettura, ampi sono i passaggi dedicati alla Lithos. La Lucianò, infatti, è stata alle dipendenze della ditta di Minniti dal 1996 al 2013 e dal 2015 risulta alle dipendenze della Lithos. La stessa cooperativa, peraltro, è gestita da una giovane donna, Clara Agrusti, che è nipote materna della Lucianò e che è stata per alcuni mesi dipendente dell'azienda di Minniti. La stessa Lucianò è socia al 50% di una Srl, la Humanitas, e per il 2% della Impregem, entrambe in liquidazione con Minniti liquidatore. Lucianò e Agrusti, peraltro, non sono le uniche persone ad aver condiviso un percorso prima con l'azienda di Giovanni Minniti e poi con la Lithos: almeno due consiglieri e dipendenti della Lithos, infatti, risultano aver lavorato in passato per mister Edilminniti e i due figli di Minniti risultano dipendenti della Lithos. Proprio l'imprenditore è stato consigliere della cooperativa per circa un mese nel 2012.
Un reticolo di relazioni che sembra lasciare spazio a pochi dubbi.
E quindi si sfocia nel paradosso e nel grottesco. Non solo perché, di fatto, la Prefettura, sebbene non abbia spiccato una analoga interdittiva (e resta da capire perchè), sembra essere a conoscenza delle cointeressenze tra Minniti e la Lithos. Tale azienda è tuttora attiva nei lavori di completamento e rifunzionalizzazione del presidio Morelli: sarà la stessa Lithos, dopo l'intervento del Palazzo del Governo ad "allontanare" il subappaltatore Edilminniti Srl.
Cioè se stesso, verrebbe da dire.
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La condanna di Giovanni Minniti: http://ildispaccio.it/reggio-calabria/122254-appalti-truccati-agli-ospedali-riuniti-di-reggio-calabria-5-anni-a-mister-edil-minniti