Due secoli di carcere per le cosche di Siderno. Sono richieste di condanna pesantissime quelle invocate ieri dal pm antimafia Antonio De Bernardo durante la propria requisitoria nell'ambito del processo, in corso di svolgimento con il rito abbreviato, scaturito dall'inchiesta "Ape green drugs". Al gup Olga Tarzia il sostituto procuratore antimafia ha invocato 20 anni di carcere ciascuno per Giuseppe e Antonio mentre per Michele Correale, Claudio Spataro, Cosimo Pezzano e Domenico Arena ha richiesto la condanna a 18 anni di reclusione per ognuno. E poi ancora 14 anni per Vincenzo Genise, 12 anni per Giuseppe e Rocco Demasi e Luigi Fazari, 8 anni per Antonio Galea e [OMISSIS per diritto all'oblio], 4 anni per Giuseppe Varacalli. L'accusa ha inoltre chiesto l'assoluzione per Vincenzo Pesce e Pietro Surace, nonché l'acquisizione dei verbali di un collaboratore di giustizia. Il gupTarzia deciderà se acquisire o meno questi verbali durante la prossima udienza fissata per il 28 febbraio. Traffico e detenzione di droga, cocaina, hashish e marijuana, ma anche detenzione e messa in circolazione di monete contraffatte, sono queste le accuse mosse dal pm antimafia
Antonio De Bernardo che ha coordinato l'inchiesta portata a compimento dal servizio centrale operativo della Polizia di Stato, dalla Questura reggina ed in particolare dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Siderno.
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Come per le inchieste "Crimine", "Locri è unita", "Bene Comune-Recupero" e "Morsa sugli appalti"- che dal 2010 in poi hanno letteralmente sepolto da svariati secoli di carcere le 'ndrine della fascia Jonica reggina, a rivelarsi una vera e propria "gallina dalle uova d'oro" è stata la lavanderia in uso a Giuseppe Commisso, alias il "Mastro", imputato alche lui nell'inchiesta. Grazie alle cimici piazzate in quel piccolo vano del centro commerciale "I Portici", gli inquirenti hanno scoperto non solo che la "locale" di ''ndrangheta di Siderno era viva e vegeta, nonostante gli anni di carcere rimediati all'esito del famoso processo "Siderno Groupe", ma hanno approfondito dinamiche criminali che vedono proprio la cosca Commisso essere la più rilevante nel panorama 'ndranghetistico non solo calabrese, ma anche italiano, europeo e internazionale. Canada, Australia, e adesso anche Africa , i Commisso hanno allungato i loro tentacoli mafiosi ovunque. Tutti però, dovevano dare conto al "Mastro". Il boss Peppe Commisso è accusato di controllare e gestire, dalla sua base operativa ossia la lavanderia "Ape Green", un traffico di sostanze stupefacenti che metteva nelle casse della 'ndrina palate di denaro. I dialoghi intercettati avrebbero messo in luce anche singole trattazioni di sostanze stupefacenti poste in essere con la sua costante intermediazione.