di Angela Panzera e Claudio Cordova - Fermato nel maxi blitz "Sansone" che il 15 novembre scorso ha decapitato la cosca Condello di Archi e il clan Imerti-Buda e Zito-Bertuca egemone a Villa San Giovanni e dintorni, pochi giorni dopo ha chiesto di "collaborare" con la Dda dello Stretto ed in particolare con i pm antimafia che hanno curato l'inchiesta ossia Giuseppe Lombardo, Annamaria Frustaci e Walter Ignazitto. Vige il massimo riserbo sulle dichiarazioni e sulla scelta che ha indotto Vincenzo Cristiano, detto Enzo, ad affidarsi alla Procura Antimafia retta da Federico Cafiero De Raho. Quel che è certo però è che dopo il "pentimento" di Enrico De Rosa, immobiliarista del clan Caridi-Borghetto-Zindato,e di Santo Siclari gravitante nell'orbita delle cosche Ficara-Latella, cosche attive entrambe nella zona Sud della città, l'Antimafia reggina acquisisce un nuovo "pentito" che potrebbe svelare le dinamiche criminali delle principali cosche che attanagliano la zona Nord e i comuni limitrofi della provincia reggina. Nel fermo della Dda Cristiano è accusato di associazione mafiosa ed in particolare, si legge nelle carte dell'inchiesta "Sansone", di essere un "partecipe dell'assetto mafioso facente capo alla cosca Zito-Bertuca, con il compito di trasmettere- su disposizione del Bertuca- i messaggi della cosca agli imprenditori cui veniva richiesto il pagamento del pizzo e di curare le relazioni con gli affiliati alla cosca Codello, a fine di procurare degli incontri chiarificatori fra i referenti delle due cosche di 'ndrangheta, per concordare il riparto dei proventi illeciti ed evitare una duplicazione delle richieste estorsive". In buona sostanza faceva da anello di congiunzione fra le due 'ndrine. Il tutto per evitare di chiedere tue volte le estorsioni agli imprenditori che le cosche avevano scelto di vessare. Ed inoltre, "fungeva" da informatore della cosca Bertuca per le "concorrenziale richieste estorsive formulate dai Condelliani". C'è di più. Vincenzo Bertuca, rivolgendosi al nipote Vincenzo Sottilaro affermava che "tu (riferendosi al nipote) e Vincenzo Cristiano siete persone di fiducia nostre!...ma non vi possiamo inguaiare a voi!".
E adesso è Cristiano che "inguaia" la cosca.
Ritornando alle accuse mosse dalla Dda Cristiano- in concorso con Angelo Benestare, Alfio Liotta, Andrea Carmelo Vazzana, classe 1969, e Fortunato Laganà- è accusato inoltre di una tentata estorsione e nello specifico di aver imposto "Vazzana quale referente ed emissario della cosca Condello e Benestare quale referente ed emissario della cosca Tegano il pagamento di una somma di denaro quale condizione per lo svolgimento dei lavori all'imprenditore Salvatore Straface titolare dell'omonima impresa individuale con sede in San Giovanni in Fiore (Cs) impegnata in lavori di manutenzione straordinaria della sede della Direzione marittima Calabria-Lucania e della Capitaneria di Porto". In particolare Cristiano avrebbe offerto "la propria disponibilità ad informarsi e a fare da intermediario per i lavori del porto, individuando il responsabile dell'impresa per mandarlo da Angelo Benestare" ed inoltre di "aver organizzato e preso parte al secondo incontro- al quale presenziavano anche Liotta, Laganà. Benestare e Vazzana, per chiarire le ragioni dei precedenti contrasti intercorsi fra il Vazzana e il Laganà a seguito della mancata presentazione dell'imprendtore per il pagamento della pretesa estorsiva pattuita in precedenza".
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Altre accuse sono mosse a suo carico come la tentata estorsione, in concorso con Andrea Carmelo Vazzana, classe 1969, e Pasquale e Vincenzo Bertuca, perpetrata all'imprenditore Francesco Cosenza, titolare della ditta "F.C. costruzioni edili" impegnata nei lavori di rifacimento della facciata del complesso "La Panoramica", ubicato in via La Russa a Villa San Giovanni ed in lavori di rifacimento della facciata di una palazzina ubicata in via Nazionale, località Acciarello di Villa San Giovanni. In particolare il gruppo avrebbe imposto "Andrea Carmelo Vazzana, quale referente ed emissario della cosca Condello ed il Pasquale Bertuca quale esponente di vertice della cosca Zito-Bertuca, cosche con sfera d'influenza nell'area di Villa San Giovanni interessata dall'esecuzione delle opere - il pagamento di una somma di danaro, quale condizione per lo svolgimento dei lavori, all'imprenditore Francesco Cosenza".
Cristiano si sarebbe attivato "per dirimere il contrasto insorto tra le due cosche, e procurare un incontro chiarificatori tra Andrea Carmelo Vazzana e Vincenzo Bertuca, in merito alla pretesa illecita - già attivata nei confronti del 'imprenditore dallo stesso Pasquale Bertuca ( prima di essere tratto in arresto) e successivamente formulata anche dagli affiliati alla cosca Condello su incarico del Vazzana - al fine di evitare duplicazione di richieste estorsive(..)Vincenzo Bertuca, tramite Vincenzo Cristiano, inviava un messaggio ai condelliani chiedendo loro di lasciare stare « perché fino ad ora, queste cose non sono mai successe a Villa!» e nel raccordarsi con il fratello detenuto Pasquale Bertuca in merito alle problematiche da affrontare nel corso dell'incontro che si sarebbe dovuto tenere tra i referenti delle due cosche, per ricevere direttive in merito al contegno da tenere cd alle decisioni da assumere".
L'estorsione però non è stata portata a compimento "per cause estranee alla loro volontà- sottolineano gli inquirenti ed in particolare per la decisione della persona offesa di denunciare la vicenda estorsiva alle Forze dell'Ordine.
La DDA, oltre alla denuncia dell'imprenditore, ha in mano anche i colloqui intercettati in carcere dove, in questo caso, "Vincenzo Bertuca informa il fratello di aver appreso tramite Vincenzo Cristiano che aveva manifestato l'intenzione di incontrarlo(...) giova evidenziare che il Cristiano appartiene al sodalizio Zito-Bertuca ed è riconosciuto tale sia da esponenti della cosca Tegano ( lo si è visto nell'ipotesi estorsiva in pregiudizio all'imprenditore Straface) sia da quelli della cosca Condello; inoltre, è lo stesso Vincenzo Bertuca a demandargli l'incarico di invitare i Condello a non tenere il comportamento loro imputato dai dialoganti ( Vincenzo Bertuca: " gli devi dire...di lasciare stare, gli ho detto io perché fino ad ora, queste cose non sono mai successe a Villa!)".
Dall'inchiesta emerge poi che il neo-collaboratore di giustizia intratteneva una corrispondenza epistolare con Pasquale Bertuca con cui ha scambiato per molto tempo diverse lettere.
Ma c'è di più e i pm lo scrivono a chiare lettere: " l'importanza rivestita da Vincenzo Cristiano all'interno del sodalizio Zito-Bertuca emerge inoltre dal paragrafo che riguarda le intestazioni fittizie del bar caffè "Nuova Filanda" ed al chiosco denominato "L'isolotto" ubicati a Villa San Giovanni dei quali Vincenzo e Pasquale Bertuca sono risultati essere gli effettivi domini".
Non solo per "affiliato" e "testa" di legno delle cosche di Villa, "la figura di Enzo Cristiano emerge in merito alle infiltrazioni mafiose nell'amministrazione comunale di Villa San Giovanni". La circostanza emergerebbe da un dialogo intercettato fra i fratelli Pasquale e Felicia dove "dal tenore della conversazione è evidente che Vincenzo Cristiano abbia ricevuto un «pensiero» per sé e per Pasquale Bertuca da parte di «un amico che gli avevi fatto un favore tu» per «un coso del Comune...una licenza, non lo so...» e Cristiano poi, ha consegnato quanto spettante al detenuto a Felicia Bertuca".
La sua "collaborazione" quindi potrà essere preziosissima per l'Antimafia sia sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata che alle infiltrazioni mafiose negli Enti locali.