di Claudio Cordova -Utilizzavano il "sistema del buco" per compiere le rapine in lussuose gioiellerie le otto persone arrestate questa mattina nell'ambito dell'operazione "Rolex", che ha smantellato la banda di rapinatori che in un anno ha svaligiato quattro gioiellerie tra Calabria e Sicilia e l'agenzia n. 1 della BNL di Via Cardinale Portanova. I ladri entravano in gioielleria da un edificio adiacente, bucando letteralmente il muro che separava i due ambienti. Un metodo che ha sempre garantito la riuscita del furto, anche quando, in una rapina commessa presso la gioielleria Versace, sul Corso Garibaldi di Reggio Calabria, i rapinatori si erano trovati davanti il proprietario dell'esercizio, e lo avevano immobilizzato, legandolo.
L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip Adriana Trapani, sulla base delle indagini condotte dai pm Francesco Tripodi e Luca Miceli, che dopo una lunga serie di intercettazioni e perquisizioni, hanno ricostruito le dinamiche dei furti, e arrestato otto persone: Antonino Scappatura, Francesco Scalise, Luigi Cuzzupi, Graziano Calabrò, Manuel Iosef, Emanuele Alesse, Fabio Cilione e Cristoforo Alati Adorno (detto Cris). Quest'ultimo, allo stato attuale irreperibile, è ritenuto il capo della banda, insieme ad Antonino Scappatura. Cilione avrebbe invece il ruolo di "armiere" del sodalizio, essendo stato identificato come il fornitore ufficiale di armi da fuoco per tutta la banda, in particolare di Alati, intercettato mentre dichiarava di acquistare armi da "un certo Fabio di Santa Caterina". Calabrò si trova invece agli arresti domiciliari. Cilione, inoltre, risulta essere, insieme al fratello, uno dei proprietari del Coffee Club Bar, a Santa Caterina.
Gli indagati sono tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata a rapine e furti, e porto e detenzione abusiva di armi. Le indagini hanno accertato almeno quattro rapine, tra il 2010 e il 2011, presso le gioiellerie Versace, Laura Gioielli e Giordano, a Reggio Calabria, e la gioielleria Nicosia di Milazzo, in Sicilia. Nell'ambito di quest'ultima, le indagini hanno ricostruito la dinamica del furto, che ha come protagonista Alati. L'uomo aveva effettuato un sopralluogo all'interno della gioielleria, in cui si era presentato come dipendente della Guardia Costiera, riferendo che un dipendente, di grado inferiore, era interessato ad acquistare un orologio di particolare valore. Ed il giorno seguente, Iosef ed il complice Calabro, informati da Alati sulla composizione interna del negozio, si sono presentati in gioielleria. Iosef ha dichiarato di essere il dipendente della Guardia Costiera raccomandato il giorno precedente dal suo superiore, e ha chiesto al titolare di misurare un orologio tentando di perpetrare la rapina, ma è stato arrestato dal personale del locale Commissariato. Sono riusciti a fuggire invece Calabrò e il terzo complice, Cuzzupi. Dai tabulati telefonici e dal riconoscimento operato da una dipendente della gioielleria, le forze dell'ordine sono riuscite ad individuare non solo i due complici, Calabrò e Cuzzupi, ma anche il fautore dello stratagemma Alati.
L'attività investigativa è durata circa un anno, tra intercettazioni e perquisizioni, e in particolare a casa di uno degli arrestati, Scappatura, è stato ritrovato un borsone uguale ad un altro rinvenuto sul luogo di uno dei furti.
"In un territorio attanagliato dalla 'ndrangheta – hanno detto Sferlazza e Semeraro – anche queste sono operazioni che ripristinano la legalità".