Chi è il boss-scrittore Carmelo Gallico

gallicopacidi Angela Panzera - «Il Tribunale, pur evidenziando l'apprezzabile percorso di studi intrapreso dall'istante e le qualità letterarie manifestate, ha ripercorso le concrete condotte mantenute nel tempo, sintomatiche univocamente di una grave ed attuale pericolosità sociale espressa da due condanne definitive per il delitto di cui all'art. 416 bis ( associazione mafiosa ndr) e da un procedimento pendente per il delitto di cui all'art. 12 quinquies d.l. 152\91 (intestazione fittizia aggravata dall'aver agevolato la 'ndrangheta ndr) ritenuto che la manifestazione in questione, per la sua intrinseca natura pubblica , rischia di trasformarsi concretamente in una occasione di contatto tra il proposto ed altri appartenenti alla potente e pericolosa cosca di 'ndrangheta Gallico, il cui radicamento è ancora particolarmente diffuso e penetrante nel territorio del Comune di Palmi sicchè, fatta salva la libertà di manifestazione del pensiero degli altri partecipanti alla tavola rotonda, finirebbe in tal modo per essere ulteriormente e inevitabilmente legittimata anche dall'utilizzazione di una sede deputata ad ospitare iniziative finalizzate alla diffusione della cultura della legalità». Sono queste le parole del procuratore aggiunto Gaetano Paci, che ha espresso parere contrario al Tribunale il quale ha negato l'istanza a Gallico. Anche perché quando è stato autorizzato a presentare il suo libro a Fano, in provincia di Pesaro, Gallico «non esitava a violare le prescrizioni al riguardo disposte, non comunicando all'autorità di pubblica sicurezza, il luogo dove aveva soggiornato durante la notte del 6 agosto 2016 così vanificando i controlli previsti dalla misura della sorveglianza speciale».

Non è una presa di posizione qualunque quella messa nero su bianco dal procuratore aggiunto Gaetano Paci che al Tribunale, sezione misure di prevenzione, ha espresso più che una perplessità nell'autorizzare Gallico ad esporre a Palmi i motivi che l'hanno portato a scrivere il suo libro. Gallico doveva essere infatti, autorizzato per recarsi in pubblico a parlare. Ma non è proprio il caso che lo faccia nel comune in cui per anni la sua famiglia ha comandato e vessato un intero popolo.

Il Tribunale infatti, ha ripreso in pieno le argomentazioni della Dda. Gallico per 5 anni è un sorvegliato speciale e per ogni suo movimento"particolare" deve essere autorizzato.

« Il 21 luglio del 2016, scrive il Tribunale presieduto da Ornella Pastore con a latere Vincenza Bellini e Mariarosaria Savaglio estensore, è stata rigettata l'istanza di revoca presentata in quanto la pericolosità sociale di Carmelo Gallico è stata ritenuta da questo Tribunale perdurante e attuale(...) rilevato che in occasione dell'autorizzazione rilasciata il 28 luglio 2016 ad allontanarsi dal Comune di Palmi per consentirgli di recarsi a Fano in occasione di analogo impegno letterario il sorvegliato speciale ha mancato di ottemperare alle prescrizioni impostegli (omettendo di comunicare all'autorità preposta al controllo il luogo di pernottamento della notte del 6 agosto) dimostrandosi pertanto, incline a eludere le regole sottese alle misure di prevenzione, non appare opportuno che l'istante partecipi a pubbliche riunioni, in particolar modo nel territorio in cui la cosca di appartenenza svolge la propria influenza ed esercita la forza di intimidazione, anche in ragioni delle condotte del preposto che non depongono verso la resipiscenza dello stesso, ritenuto in definitiva, che le prospettate esigenze promozionali dell'opera letteraria fra l'altro non documentate, devono soccombere alle superiori esigenze- chiosano i giudici- di prevenzione sottese della sorveglianza speciale».

Il gioco insomma "non vale la candela". Non è proprio il caso che Gallico si rechi a Palmi per presentare il suo libro.

--banner--

Nel marzo scorso infatti, è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere, in continuazione con un'altra sentenza emessa nel lontano 1996. Per l'imputato si era aperto uno spiraglio di luce quando nel giugno dello scorso anno la quinta sezione della Corte di Cassazione aveva annullato la condanna relativa all'accusa di associazione mafiosa. Il rampollo della famiglia fu condannato, nell'ambito del processo scaturito dall'inchiesta "Cosa mia 3", condotta dai pm antimafia Giovanni Musarò e Roberto Di Palma, all'esito del primo giudizio di in Appello a 12 anni di carcere non solo per il reato di associazione mafiosa ma anche per quello di intestazione fittizia aggravata dall'aver agevolato la cosca. In particolare avrebbe intestato fittiziamente beni immobili alla "Zenas L.L.C.", una società off-shore con sede negli Stati Uniti. Circa 70 metri quadri che però sulla carte erano appartenenti ai coniugi Giuseppe Surace e Grazia Melissari, ma che per l'accusa invece erano appartenenti alla 'ndrina. Un' intestazione fittizia messa in piedi per eludere le misure di prevenzione patrimoniali. Per questo reato Gallico è stato riconosciuto colpevole anche dalla Suprema Corte, che aveva però annullato con rinvio l'aggravante dell'agevolazione alla 'ndrangheta. Adesso però per i giudici di Piazza Castello gli indizi di colpevolezza a suo carico sono sufficienti per dimostrare il ruolo ricoperto all'interno della cosca. Un ruolo quindi che Gallico, proprio in virtù dell'istituto della continuazione, avrebbe ricoperto da circa 20 anni. Carmelo Gallico, fratello di Teresa, Rocco classe 1965, Domenico classe 1958 e Giuseppe classe 1955, era stato considerato un membro della 'ndrina, una delle più sanguinarie della Piana impegnata tra gli anni '70 ed i primi anni del '90 nella faida con il clan Parello-Condello.

Una faida questa che per anni vide cadere decine e decine di boss e gregari dei due schieramenti. "U picu" venne arrestato nel dicembre del 2011 dalla Squadra Mobile reggina. Lo scovarono a Barcellona, su di lui pendeva un mandato di arresto europeo. Per quattro anni è stato ristretto a Cuneo in regime di 41 bis. Il suo curriculum non è di certo candido. Fu condannato a 14 anni di reclusione per associazione mafiosa nell'ambito del processo "Tallone d'Achille", messo su dalla Dda reggina in seguito alla denuncia per estorsione ai danni dell'imprenditore di Palmi, Gaetano Saffioti, il primo testimone di giustizia della provincia reggina, e al momento pende su di lui un'altra ordinanza di custodia cautelare ossia quella emessa nell'ambito dell'operazione "Orso". L'inchiesta "Cosa mia 3" invece, aveva stroncato le infiltrazioni della malavita organizzata nei lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 Salerno- Reggio Calabria, ma aveva anche posto i sigilli all'immenso patrimonio illecito della cosca Gallico. Una parte dell'indagine ha visto andare definitive alcune condanne ossia per i fratelli Domenico e Teresa. Per loro la Cassazione confermò quanto stabilito in Appello ossia 5 anni di reclusione per l'ergastolano Domenico Gallico e 3 anni, 6 mesi e 20 giorni, per Teresa Gallico. Entrambi erano accusati, come l'altro fratello, per aver intestato fittiziamente la "ZENAS L.L.C.". Per tutti questi fatti Gallico si è sempre proclamato innocente, non ha mai inteso collaborare con la giustizia né "dissociarsi", privatamente e pubblicamente, dalla sua famiglia che, volente o nolente, è una cosca mafiosa.