Comune di Palmi concede sala per libro boss Gallico: magistratura vieta incontro

senzascampocarmelogallicoIl boss Carmelo Gallico chiede la Casa della Cultura di Palmi e il sindaco Giovanni Barone accetta. Quella del primo cittadino palmese non è una semplice "una gaffe", ma rappresenta l'incapacità di chi amministra non dicendo mai "no" alla ''ndrangheta. Come riportato stamani sul quotidiano "Cronache delle Calabrie", se non fosse stato per la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, e per il procuratore aggiunto Gaetano Paci che ha espresso parere contrario, la sala della cultura di Palmi, avrebbe ospitato la presentazione della nuova opera letteraria di uno, sentenze alla mano, che nonostante la sua giovane età è fra più pericolosi esponenti della criminalità organizzata. Gallico aveva organizzato tutto. Il 6 ottobre scorso deposita all'ufficio protocollo del comune palmese la richiesta di autorizzazione per illustrare al pubblico, alle ore 10 e 30 del 19 novembre scorso, "Senza scampo- la mia vita rubata fra faide e 'ndrangheta". «Certo di un suo favorevole riscontro, scrive in calce Gallico, sarei felice di poterla avere come ospite nella suddetta occasione».

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Aveva ragione Gallico. Il sindaco in effetti, ha autorizzato lo stesso giorno l'occupazione della sala. Se un cittadino, che paga le tasse, fa un'istanza all'ente si vede rispondere dopo settimane, ma se si tratta di Gallico, il primo cittadino lo stesso giorno dà l'ok. È vero Gallico si è distinto per la sua verve letteraria che l'ha portato a vincere, quando era detenuto, il famoso premio "Bancarella", per la migliore recensione. Scrivere ti dà le ali quando sei chiuso in una cella di pochi metri quadri. Ma bisogna vedere anche cosa si scrive e per quale reato si è detenuti. Ognuno, è questo un diritto costituzionalmente garantito, può esprimere il proprio pensiero attraverso ogni forma comunicativa. Lo si può fare privatamente però, affittando una sala convegni di qualsiasi hotel. Gallico non è uno qualunque e prima di accordare l'istanza, il sindaco Barone avrebbe dovuto leggere il libro e informarsi bene su chi è l'autore, e nell'era di internet ci si impiega pochi secondi. "U picu", questo il suo alias, si è macchiato di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni aggravata: alcuni di questi reati già condannati in via definitiva. Se lo ricorda bene il primo testimone di giustizia calabrese, Gaetano Saffioti, quando una sera lo accolse con un kalashnikov per fargli capire "chi comandava" a Palmi. Gallico ha detto pubblicamente più volte che «in alcune realtà del Sud pur non avendo scelta di essere mafiosi, alla fine si finisce per esserlo e si va in carcere».

La scelta invece, se si vuole si ha e si compie. Si prende la valigia e si va via, come hanno fatto in molti. Gallico però ,la valigia l'ha portata con sé, per le sue due latitanze. La prima,di 9 anni, fino a che non venisse acciuffato nel 2000 a Terni; la seconda per andare Barcellona quando la polizia l'ha arrestato, dopo 3 settimane di fuga, nel dicembre 2011. "U picu" non si è mai "pentito", né dissociato dalla propria famiglia, per tre quarti attualmente in galera anche con ergastoli definitivi per la lunga faida che li ha visti insanguinare Palmi e dintorni. Andare a dire, magari agli studenti, che lo Stato ti condanna "solo" perché hai un determinato cognome, a Palmi come in ogni altro luogo ad alta densità criminale, oltre che diseducativo è falso. E chi indossa una fascia tricolore non può concedere strutture pubbliche né sedersi accanto a chi per anni ha violentato la sua città e il suo popolo. Il sindaco Barone che adesso dovrebbe dare molte spiegazioni, considerato che proprio nel processo, definito nei mesi scorsi, in Appello contro il boss Gallico(punito a 4 anni e 4mesi in continuazione ndr), c'è il suo Comune come parte civile, lo stesso ente che Gallico è stato condannato a risarcire e che se non fosse stato per i giudici lo avrebbe accolto a braccia aperte.