Il Gip di Reggio Calabria, Antonino Laganà, ha ordinato nuove indagini a carico del magistrato Roberto Pennisi e del poliziotto Luigi Silipo indagati per il reato di falsa testimonianza dalla Procura reggina. Nonostante la richiesta di archiviazione avanzata dagli stessi inquirenti, il Gip ha ordinato nuovi accertamenti. Il procedimento trae origine e fondamento dal contenuto delle dichiarazioni rese rispettivamente Pennisi (in qualità di testimone) e dal dirigente della Polizia di Stato, Luigi Silipo (in qualità di indagato di reato collegato che non si è avvalso della facoltà di non rispondere), in sede dì udienza nell'ambito di un procedimento a carico di un altro magistrato, Alberto Cisterna che, imputato di calunnia nei confronti di Silipo è stato assolto sia in primo grado, che in appello. Cisterna rispondeva di un esposto presentato nei confronti di Silipo, redattore di un'informativa sui presunti contatti tra l'ex numero due della Direzione Nazionale Antimafia e Luciano Lo Giudice, considerato l'anima imprenditoriale dell'omonima cosca di 'ndrangheta. Un'informativa, quella realizzata da Silipo, che avrebbe contenuto diversi errori e incongruenze, che porteranno Cisterna all'esposto nei confronti dell'allora funzionario reggino. Pennisi affermerà di aver appreso da SIlipo la circostanza secondo cui l'allora vice di Renato Cortese alla Squadra Mobile di Reggio Calabria, sarebbe stato costretto a formulare le accuse contro Cisterna, compendiate nell'informativa incriminata. Una rivelazione che Silipo gli avrebbe fatto, quasi in lacrime, in un incontro occasionale in aeroporto. "Non ho mai subito pressioni né da magistrati, né da altri nello svolgimento delle indagini delegate sulle attivita' di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice" dirà invece lo stesso Silipo.
Con la definizione del procedimento a carico di Cisterna, Pennisi e Silipo verranno iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di falsa testimonianza. Nel procedimento, l'indagato Pennisi è assistito dall'avvocato Massimiliano Leanza, mentre Luigi Silipo, dall'avvocato Giovanni Taddei. Il Gip Laganà ha dunque ordinato nuovi accertamenti, partendo dal racconto dei due, conforme fino a un certo punto, ma divergente nella parte più "calda".
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I due convengono sul dato per cui si sono incontrati (per mera coincidenza) lungo la banchina dell'aeroporto "Fiumicino" di Roma con il dr. Silipo che, non vedendolo da tempo e mosso dalla stima professionale nei suo confronti, si dirige verso il dr. Pennìsì rappresentandogli, come primo approccio educativo, "il piacere di salutarlo". Al che il dr. Pennisi risponde in modo secco "di non avere lo stesso piacere" (nel vedere Slllpo) "non potendo tuttavia negare "il saluto" quale gesto primario e universale di educazione (dr. Pennisi: ..comunque lei mi saluta ed lo la saluto perché il saluto, va bene, non sì nega a nessuno], concordando infine i due dichiaranti sul dato per cui il dr. Pennisi ha "offerto un passaggio" con la sua macchina al dr. Silipo visto che entrambi dovevano recarsi a Roma. Secondo la versione resa in giudizio dal dr. Silipo, i due, dopo il primo indicato approccio, hanno continuato a camminare lungo la banchina dell'aeroporto con il dr. Pennisi che, ad un tratto e dopo avere esordito insistendo sulle finalità delle indagini e sul metodo con cui le stesse dovevano essere svolte, rappresenta a Silipo "di avere letto l'informativa" nei confronti di Cisterna qualificando la stessa come un'informativa "scritta in maniera cattivissima" (Silipo: ...a Quel punto poi il
dottor Pennisi ed io ci incamminammo lungo il marciapiede di fronte all'aeroporto e lì il discorso non cadde per forza sulla vicenda del dottor Cisterna, fu lui che aprì il discorso e fu praticamente un suo monologo, lui disse delle....cominciò a parlare delle finalità delle indagini del modo in cui dovevano essere svolte le indagini, del suo metodo.....io ...a queste parole non prestai sinceramente molta attenzione....non prestai molta attenzione alle parole che disse, a quello che disse, ricordo bene invece altre parole... disse che l'informativa lui l'aveva letta ...Era un'informativa scritta in maniera cattivissima}". Pennisi, sempre secondo il racconto di Silipo, avrebbe detto al funzionario che non si doveva permettere di scrivere quelle cose sul conto di Cisterna: Silipo, tuttavia, avrebbe rivendicato la paternità di quello scritto, placando così le lamentele di Pennisi.
Del tutto opposta si presenta quella resa in sede di udienza dal dr. Pennisi che riferisce come, dopo il "freddo primo saluto", ravvisa in Silipo un atteggiamento dimesso ed afflitto quale presupposto che induce lo stesso Pennisi a offrirgli "un passaggio" verso Roma durante il cui tragitto in macchina, sarebbe avvenuto il colloquio. Pennisi avrebbe "rimproverato" Silipo per il comportamento tenuto nei confronti di Cisterna e questi, con le lacrime agli occhi, avrebbe affermato di "essere stato costretto a farlo" farlo", con ciò riconoscendo in modo univoco di essere stato costretto da altri a redigere l'informativa con violazione apposita dei canoni dì trasparenza ed imparzialità.Quell'informativa, infatti, nella percezione di Pennisi, sarebbe stato un "favore" a chi voleva neutralizzare Cisterna.
Una conversazione che, secondo la versione di Pennisi, si sarebbe svolta in presenza del suo autista e del suo maresciallo di scorta che, congedato Silipo, avrebbero addirittura espresso solidarietà a Cisterna. Per questo, il Gip Laganà ha rispedito gli atti in Procura: dovranno essere escussi sia l'autista, sia il maresciallo menzionati da Pennisi.