Sono stati arrestati nelle prime ore di questa mattina, tra la Piana di Gioia Tauro, la Lombardia e la Svizzera, ventitré affiliati alla cosca Bellocco operanti a Rosarno. L'operazione, denominata "Blue Call", è frutto del lavoro congiunto del Procuratore Aggiunto dr. Michele Prestipino Giarritta e dei Sostituti Procuratori Musaro', Centini e Cerreti della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, con il Procuratore Capo dr. Giuseppe Creazzo e il Sostituto Procuratore Bucarelli della Procura della Repubblica di Palmi, in collegamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nelle persone del Procuratore Aggiunto d.ssa Ilda Boccassini e del Sostituto Procuratore dr. Paolo Storari nonché con la Procura Federale della Svizzera – sede distaccata di Lugano (CH), rappresentata dal Procuratore Capo dr. Pierluigi Pasi.
Un'operazione condotta a livello internazionale che ha fatto scattare le manette per ventitré persone ritenute elementi di spicco della 'ndrangheta, che dovranno rispondere delle accuse di reati di associazione di tipo mafioso, detenzione di armi da fuoco, riciclaggio, rapine ed intestazione fittizia di beni.
Gli arrestati sono : Umberto Bellocco, nato a Cinquefrondi il 01/08/1983, detenuto presso la Casa Circondariale di Lanciano (CH); Francesco Bellocco, nato a Cinquefrondi il 15/05/1989, detenuto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria; Maria Angela Bellocco, nata a Cinquefrondi il 01/09/1981; Emanuela Bellocco, nata a Rosarno il 30/08/1975; Francesco Zungri, nato in Russia il 02/07/1989 e residente a Rosarno; Pasqualino Malvaso, nato a Rosarno il 13/10/1975; Michelangelo Belcastro, nato a Cinquefrondi il 30/07/1989, residente a Bulgarograsso (CO); Carlo Antonio Longo, nato a Galatro il 23/06/1964, residente a Monzambano (MN); Francesco D'Agostino, nato a Taurianova il 17/06/1975, detenuto presso la Casa Circondariale di Palmi; Vincenzo D'Agostino, nato a Rosarno il 10/01/1961; Domenico Olivieri, nato a Palmi il 20/12/1979, detenuto presso la Casa Circondariale di Benevento; Francesco Elia, nato a Rosarno il 13/09/1975; Sabrina Gallo, nata a Cinquefrondi il 09/09/1990; Maria Serafina Nocera, nata a Rosarno il 14/08/1954; Rocco Panetta, nato a Galatro il 24/10/1974, residente a Misinto (MB); Raffaele Rullo, nato a Cinquefrondi il 18/03/1985, residente a Giffone; Francesco Nocera, nato a Cinquefrondi il 17/12/1982, detenuto presso la Casa Circondariale di Potenza; Francesco Mercuri, nato a Gioia Tauro il 26/01/1979, residente ad Albano Sant'Alessandro (BG); Michele Bellocco, nato a Rosarno il 19/03/1950; Vincenzo Piromalli, nato a Rosarno il 09/07/1969 residente a Sesto San Giovanni (MI); Bartolo Angelo Ligato, nato a Gioia Tauro il 12/12/1983, detenuto presso la Casa Circondariale di Palmi; Luigi Piromalli, nato a Polistena il 27/12/1989, residente a Rosarno; Luigi Timpani, nato a Cinquefrondi il 02/01/1988 e residente a Casalgrande (RE).
Le indagini hanno avuto inizio nel 2010, all'indomani dell'operazione "Rosarno è Nostra", che aveva documentato gli interessi criminali ed imprenditoriali della cosca Bellocco in Emilia Romagna e la "spaccatura" in atto di alcuni suoi elementi con la cosca Pesce di Rosarno. La cosca Bellocco e i suoi affiliati sono considerati tra i più potenti e pericolosi della 'ndrangheta, che con l'utilizzo di meccanismi di tipo "federale" da piccola 'Ndrina di paese, è arrivata a gestire negli anni '90 il traffico di stupefacenti, facendo registrare operatività anche in altre regioni italiane, specie in quelle del Nord, dove sono residenti soggetti talvolta in grado di sviluppare una propria autonomia gestionale delle attività illecite.
La cosca Bellocco ha costituito nel corso degli anni piccole e medie imprese con le quali si è assicurata inizialmente la gestione degli appalti per la costruzione del Porto di Gioia Tauro e, successivamente, imponendo tangenti alle imprese non controllate direttamente dalla 'ndrina, fino a far divenire, il comprensorio di Rosarno come il centro del "potere mafioso" del settore tirrenico della provincia di Reggio.
Le recenti inchieste giudiziarie "Rosarno è Nostra 1 e 2" hanno documentato come i Bellocco riciclassero il denaro proveniente da illecite attività per il tramite di Domenico Bellocco, detto Micu'U longu, - attualmente detenuto – figlio del boss Giuseppe Bellocco, e nipote di Carmelo Bellocco, entrambi detenuti, che venne autorizzato a rappresentare la famiglia in assenza dei capi cosca e si diede alla latitanza verso la fine del 2009 per poi essere localizzato a catturato, il 31 Gennaio 2010 nella città di Roma.
Con l'arresto di Domenico Bellocco altri affiliati della cosca proseguirono lungo la sua scia ed, in particolare, uno di loro fu Carlo Antonio Longo, già noto alle forze dell'ordine come uomo di fiducia del boss ergastolano Giuseppe Bellocco e residente in Svizzera, nel Canton Ticino e, per tale motivo, oggetto di indagini da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria e della Polizia Giudiziaria Federale elvetica, previo accordo tra la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e la Procura Federale della Svizzera – sede distaccata di Lugano.
Nel corso delle attività investigative è emersa la figura criminale di Umberto Bellocco – ad oggi detenuto – che, scarcerato dalla Casa Circondariale di Sulmona il 27 Aprile 2010, è stato tenuto d'occhio per essere considerato il naturale "erede" del fratello Micu 'u longu. Inoltre, nonostante la giovane età Umberto aveva avviato una serie di rapporti d'affari non meglio precisati proprio con Carlo Longo, nel Nord Italia ed, in particolare, in Lombardia.
Le indagini hanno accertato l'interesse della cosca Bellocco ad acquisire una società attiva nel settore dei call center, operazione imprenditoriale che avrebbe potuto contare sull'apporto qualificato di Emilio Fratto, commercialista attualmente latitante di origine calabrese.
Tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011, come emerge dalle conversazioni tra gli indagati, Bellocco ed il suo gruppo criminale entreranno nel pieno possesso dell'azienda, pur non comparendo in atti ufficiali e ricoprendo ruoli di alcun genere, segno di una gestione dell'impresa reale ma mai formalizzata, tale da consentire alla cosca rosarnese il pieno controllo della persona giuridica, il godimento dei relativi frutti allo scopo di evitare eventuali e futuri provvedimenti di sequestro.
In particolare, già dal gennaio 2011, Umberto Bellocco e gli altri sodali, iniziano a "far tappa" presso l'azienda e, segnatamente, presso le sedi di Cenusco sul Naviglio (MI) e Rende (CS) ed emergono le prime conversazioni indicative dell'avvenuto ingresso nella società.
Da una parte, vengono intercettate conversazioni in cui il commercialista Emilio Fratto, assume l'onere di riorganizzare l'intero apparato aziendale utilizzando il personale già alle dipendenze della Blue Call dall'altra Umberto Bellocco, confida ad alcune conoscenti che sta "gestendo un call center a Cernusco sul Naviglio". Sulla stessa linea d'onda, Carlo Antonio Longo riferirà ad un suo interlocutore di trovarsi a Cernusco sul Naviglio, accreditandosi quale imprenditore di successo dal momento che "stava per entrare, in qualità di socio, all'interno di un call center, con 800 dipendenti ed una sede ubicata in provincia di Cosenza".
Il 19 gennaio 2011, la Polizia Federale Svizzera, nell'ambito del consueto scambio di informazioni investigative, intercettava una conversazione ambientale avvenuta all'interno della nuova dimora di Carlo Antonio Longo, sita nella città di Carona, nel Canton Ticino nella quale quest'ultimo riferiva al proprio ospite che per l'acquisizione della "Blue Call" i soldi occorrenti erano stati investiti da Andrea Ruffino, figlio della titolare Annamaria Gubernati, già conoscente del commercialista Fratto ("i soldi noi non ne abbiamo messi... solo i soldi li ha messi ... Andrea ... che l' ha fatta ... Tommaso non ha messo niente che gliel' ha regalata Andrea").
Dalla stessa conversazione ambientale si acquisiva contezza che l'interesse di Longo per la società "Blue Call S.r.l." era nato da un proposito di Fratto, che era in contatto con un suo debitore, tale Ruffino, il quale per sdebitarsi gli aveva proposto di entrare nell'affare del call center, a titolo di indennizzo del debito contratto.
Fiutata la propizia occasione, Longo non ha perso tempo ad illustrare i dettagli dell'affare ad Umberto Bellocco, che ormai da tempo lo aveva "delegato" alla ricerca di qualche business nel quale investire i proventi criminali della cosca ("Chiamo a lui, gli dico: "Umberto, se vuoi, vuoi, altrimenti niente. Anzi, sentiamo come va". E poi siamo andati avanti e ancora stiamo facendo").
Da qui, ottenuto il placet dell'allora reggente della cosca rosarnese Umberto Bellocco, Carlo Antonio Longo aveva provveduto ad imbastire, con l'aiuto del commercialista Fratto, la trattativa che li avrebbe portati all'acquisizione della società.
Ad avere potere decisionale nella gestione della ditta era proprio il giovane figlio dell'ergastolano Giuseppe Bellocco, cui tutti i complici dovevano sottostare, vero arbitro e conduttore delle dinamiche interne all'Azienda, unica persona in grado di avallare o di porre il veto su ogni valutazione di merito.
E' emerso, inoltre, il ruolo di Michelangelo Belcastro, originario di Giffone (RC) ma da qualche tempo residente a Bulgarograsso (CO), uno tra i protagonisti degli incontri fissati dal trio Longo-Fratto-Bellocco e, quale soggetto incensurato, sarà inserito il 27 dicembre 2010 nell'organigramma societario della Blue Call S.r.l. con la "benedizione" di Umberto Bellocco, con la carica di "amministratore unico".
A costoro si affiancheranno, ben presto, Raffaele Rullo, A Rocco Panetta, Tommaso Veltri, Andrea Ruffino e la compagna di Emilio Fratto, Hanane Moussaid detta Sabrina, anch'essi interessati e parti in causa nella "trattativa" imprenditoriale voluta da Umberto Bellocco.
I soggetti interessati alla gestione della società, tra cui Tommaso Veltri e Andrea Ruffino, pur non avendo apparenti legami con ambienti di criminalità organizzata erano inizialmente convinti che la presenza di elementi della cosca Bellocco nella società Blue Call poteva tornare loro "utile" poichè avrebbe garantito loro una sorta di "immunità" da altri sodalizi mafiosi, nell'errata considerazione che gli appetiti criminali nei confronti della Blue Call da parte di altri clan mafiosi sarebbero stati tempestivamente bloccati sul nascere dai vari Longo, Panetta, Belcastro o Rullo e, soprattutto, da Bellocco.
Nonostante tutto, la trattativa era in corso ed all'inizio del mese di Febbraio 2011 avviene un importante incontro degli indagati nella città di Cosenza e sarà prodromico alla definitiva acquisizione al gruppo calabrese, formato nell'occasione da Carlo Antonio Longo, Rocco Panetta, Umberto Bellocco ed Emilio Fratto, del call center di Rende (CS).
In corso d'indagine, il 10 marzo 2011, Umberto Bellocco si è reso latitante per sfuggire ad un provvedimento coercitivo emesso dalla D.D.A. di Milano nell'ambito dell' "Operazione Imelda" lasciando le "consegne" ai propri sodali e, di conseguenza, si sono intensificati i rapporti tra Carlo Antonio Longo e Maria Serafina Nocera, madre del latitante Umberto alla quale Longo avrebbe fatto capo per rendere conto delle azioni future, in nome della 'ndrina che rappresentava.
In questa fase, per "volere" di Umberto Bellocco, proprio Carlo Antonio Longo, sarà perfettamente a proprio agio nella veste di gestore delle somme di denaro affidategli dalla cosca di Rosarno consentendo ai Bellocco l'ingresso nella Blue Call s.r.l. e, successivamente a seguito di mutamento di denominazione sociale, di acquisire progressivamente il controllo della società Future s.r.l..
Le conversazioni telefoniche ed ambientali intercettate a carico degli indagati hanno documentato, in epoca successiva all'acquisizione della società, uno spaccato inquietante dei rapporti tra la cosca Bellocco e la compagine societaria della Future s.r.l. accertando sistematiche appropriazioni di denaro proveniente dalle casse della società, la percezione da parte di Longo e di Umberto Bellocco di uno stipendio privo di ogni giustificazione ed, infine, come Longo fosse divenuto il "portavoce" delle pressanti richieste avanzate dal giovane latitante Umberto Bellocco, che venivano eseguite con esplicite minacce verbali e fisiche prima nei confronti dei soci della Blue Call s.r.l. e poi della Future s.r.l.
Ruffino ed i suoi soci inizieranno quindi, a partire dal maggio 2011, una febbrile trattativa per consentire ai "calabresi" di uscire dalla Blue Call Srl, previo pagamento di un lauto premio in denaro di circa € 2.000.000,00, cifra richiesta da Longo quale indennizzo per consentire loro di abbandonare l'impresa "senza conseguenze per alcuno", tentativo che non sortirà l'effetto sperato.
Inoltre, le condotte criminali di Bellocco non si esaurivano soltanto con la "Blue Call" ma avevano attinto, con l'aiuto del fidatissimo Francesco Mercuri, il campo della ristorazione, arrivando ad acquisire un ristorante nel Comune di Cologne (BS), macchiandosi anche in questo caso del reato di intestazione fittizia di beni.
L'operazione "Blue Call" ha permesso di ricostruire un'agguerrita e pericolosa struttura criminale organizzata di stampo mafioso formata da Bartolo Angelo Ligato, Luigi Piromalli, Luigi Timpani, Francesco Zungri, Pasqualino Malvaso e Vincenzo Piromalli, giovani coetanei direttamente dipendenti, sul piano operativo, da Francesco Bellocco al quale venivano riconosciute capacità criminali e di comando dallo stesso dimostrate "sul campo".
Tale sodalizio, dedito prevalentemente alla perpetrazione di rapine a mano armata ai danni di commercianti ed esercizi pubblici era diventato il "braccio armato" di Bellocco ed era costantemente occupato a reperire risorse economiche necessarie a finanziare la cosca. Dalle conversazioni telefoniche intercettate è emerso che gli indagati erano perfettamente consapevoli che le azioni criminali commesse per ordine di Francesco Bellocco erano da ricondurre alla paternità della cosca Bellocco e rientravano in una più ampia strategia.
Ma non era la sola attività del gruppo criminale. Infatti, gli stessi sodali provvedevano anche ad assicurare a Francesco Bellocco, colpito da ordinanza cautelare in carcere nel gennaio 2010, il necessario supporto logistico nel corso della latitanza. Anche in questo caso, è stata ricostruita minuziosamente una condotta di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena nei confronti del latitante operata dalla sua convivente Sabrina Gallo che si è presentata, in data 26 agosto 2011, presso l'Ufficio Anagrafe del Comune di Rosarno per la registrazione della nascita della loro figlia Maria Teresa Bellocco, unitamente ad un soggetto presentatosi con il nome di Francesco Bellocco ed in possesso della relativa carta d'identità intestata al latitante essendo in realtà una persona, allo stato non meglio identificata, che si era semplicemente "messo a disposizione" della consorteria.
Nel medesimo provvedimento, inoltre, questa Squadra Mobile ha provveduto al sequestro preventivo delle imprese "Omnia Calcestruzzi" di Vincenzo D'Agostino attiva nel settore della produzione e lavorazione di materiale inerte e, come riferito, il ristorante "New Orchidea" con sede in Cologne (BS) via Roma 113 per l'ammontare complessivo pari a circa € 2.500.000,00.
Sono tutt'ora in corso perquisizioni domiciliari, delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a carico dei soggetti indagati destinatari dell'odierna misura cautelare anche presso le sedi carcerarie site sul territorio nazionale, in collaborazione con le Squadre mobili di Milano, Benevento e Chieti.
Al termine del blitz avvenuto alle ore 4:00 di stanotte, gli arrestati, dopo le formalità di rito sono stati associati presso le case circondariali della Provincia di Reggio Calabria.