di Claudio Cordova - Condannati i tre uomini imputati e arrestati con l'accusa di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose in danno di un noto imprenditore reggino. Nel giro di appena un anno dall'ultimo tentativo di estorsione, si conclude il primo grado di giudizio. Il Gup di Reggio Calabria, Karin Catalano, ha inflitto 10 anni di reclusione e 10mila euro di multa a Fortunato Caracciolo, 10 anni e 8 mesi e 10mila euro di multa a Sebastiano Musarella e 9 anni e 8mila euro di multa a Domenico Neri.
Totalmente accolto l'impianto accusatorio portato avanti dai pm Roberto Di Palma e Annamaria Frustaci.
I tre erano accusati di avere posto in essere, in concorso fra loro con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, tramite minacce, atti idonei diretti in modo univoco a costringere la persona offesa, noto imprenditore reggino, a corrispondere una somma di denaro a titolo estorsivo alle famiglie 'ndranghetiste dominanti nel rione Archi di Reggio Calabria, col fine di procurare a sé o altri il conseguente ingiusto profitto.
In particolare per tre volte Caracciolo e una volta Musarella assieme a Neri si sarebbero recati presso un cantiere edile del Corso Garibaldi, ove la persona offesa aveva iniziato dei lavori di ristrutturazione di un immobile acquisito ad un'asta giudiziaria. E' contestata la circostanza aggravante di avere commesso il fatto con modalità mafiose ed al fine di favorire la 'ndrangheta ed in particolare le famiglie egemoni nel rione "Archi" di Reggio Calabria. I fatti sono stati commessi in Reggio Calabria in data 2 e 23 settembre 2015, 16 e 20 ottobre 2015.
Il primo tentativo di estorsione è stato commesso in data 2 settembre allorquando il solo Caracciolo, presentatosi sul centralissimo Corso Garibaldi di questo centro cittadino, ove insisteva un cantiere edile da poco avviato per ristrutturare un elegante appartamento ubicato in un palazzo d'epoca, ha intimato agli operai presenti di interrompere i lavori, "qui non si lavora più", e ha ordinato agli stessi di sollecitare il loro titolare a "mettersi in regola": "dì al tuo principale di andare dove lui sa e mettersi in regola".
Il seguente 23 settembre il solo Caracciolo si è ripresentato sul medesimo cantiere e, rivolgendosi agli stessi operai della prima vicenda sopra esaminata, intimava loro di raggiungerlo in strada per parlare de visu, ma i dipendenti, prontamente riconosciutolo, si sono attardati per avvisare telefonicamente il loro datore di lavoro per cui Caracciolo insospettito dal ritardo con cui avevano aderito all'intimazione, si dileguava.
Il successivo 16 ottobre ancora una volta il solo Caracciolo ha rivolto analoghe minacce ai medesimi operai.
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Gli accadimenti dei fatti sono stati confermati dalla visione da parte della P.G. operante di immagini tratte da un impianto di video sorveglianza installato nelle vicinanze del locus commissi delicti, dalle quali si riconosceva perfettamente Caracciolo soggetto già noto alle Forze di Polizia per i suoi precedenti (furto aggravato, rapina, danneggiamento, lesioni e detenzione illegale di armi) e per le molteplici frequentazioni con soggetti di interesse investigativo riconducibili all'alveo delle cosche De Stefano/Tegano.
Dopo appena 4 giorni, il successivo 20 ottobre, sul medesimo cantiere si è presentato Musarella che, unitamente a Neri, ha consumato l'ultimo tentativo di estorsione intimando agli operai di sollecitare il capocantiere ad "andare a parlare ad Archi, perché se oggi stesso non va a parlare, da domani non lavora più nessuno qua, anzi anche voi operai non vi azzardate a presentarvi in cantiere".
Un procedimento che – grazie alla pervicacia dei pm Di Palma e Frustaci - rende giustizia all'imprenditore che ha denunciato e che dimostra, ancora una volta, che chi denuncia riesce ad affrancarsi dal giogo delle cosche.
I tre sono stati perfettamente riconosciuti attraverso l'analisi delle immagini tratte dal medesimo impianto di videosorveglianza di cui sopra, attesa la compiuta conoscenza degli stessi per essere stato, Musarella, attenzionato e tratto in arresto in precedenti operazioni ("Eremo" e "Araba fenice") e rimesso in libertà nel giugno 2015. Questi dimostrerà di essere persona di estrema fiducia di Giovanni De Stefano, "Il Principe", ritenuto elemento di vertice dell'omonimo clan di Archi. La figura di Musarella emergerà, dopo l'arresto di De Stefano, per alcune lettere dal carattere assai affettuoso e confidenziale indirizzate allo stesso "Principe".
I link per approfondire: