di Angela Panzera - La Dda non ci sta contro la valanga di assoluzioni disposte nell'ambito del processo "Metorpolis". Il pm antimafia Annamaria Frustaci ha infatti depositato l'appello contro le assoluzioni decise il 29 gennaio scorso dal Tribunale di Locri, presieduto da Fulvio Accurso, che alla lettura del dispositivo lasciò tutti tutti di sasso: su 23 imputati furono solo tre le condanne. Fu un vero e proprio buco nell'acqua per l'allora procuratore aggiunto Nicola Gratteri e i pm antimafia Annamaria Frustaci e Simona Ferraiuolo che rappresentano l'accusa in giudizio. Adesso però la Procura antimafia guidata da Federico Cafiero De Raho farà di tutto per ribaltare la decisione in Appello. Per la Dda reggina il processo Metropolis era uno dei più importanti degli ultimi tempi. Sul banco degli imputati presunti esponenti delle cosche Morabito e Aquino erano accusati di essersi arricchiti infiltrandosi nelle società che costruivano villaggi turistici nella costa dei Gelsomini, quella che va da Africo fino a dove termina il mare calabrese.
L'inchiesta "Metropolis" verrà condotta contro un'associazione internazionale attiva nel settore dell'edilizia per la realizzazione e lo sfruttamento di impianti turistici. L'indagine fece emergere, oltre che la figura di boss quali Rocco Morabito e Rocco Aquino, ritenuti esponenti di spicco delle omonime cosche, anche quella dell'irlandede Fitzsimons, nato Belfast nel 1949. Inizialmente i pm credevano che questi fosse l'uomo che l'IRA, l'organizzazione terroristica irlandese, utilizzerebbe come testa di ponte per i propri affari economici. Per Fitzsimons però la Procura chiederà l'assoluzione durante la requisitoria
Nelle 200 pagine che compongo l'atto d'Appello il pm Frustaci impugna l'assoluzione di Sebastiano Sisto, Segredo Jorge Pablo Lamberti, Rocco Morabito ( limitatamente ad alcuni capi di imputazione), Rocco Aquino, Fausto Ottavio Strangio, Diaz Domingo Bernal, Domenico Vallonem, Francesco Arcadi, Domenico Antonio Muccari, Antonio Raimondo, Bruno Verdiglione ( per un capo di imputazione), Antonio Cuppari ( per una serie di capi di imputazione da cui era stato assolto), Domenico Vitale, Francesco Iorfrida, Antonino Iriti e Antonino Sebastiano Toscano. Per la Dda la sentenza del Tribunale di Locri " reca già in premessa il vizio d'origine che ha accompagnato tutto il percorso motivazionale: essa dapprima esordisce rilevando la fitta presenza della 'ndrangheta nell'iniziativa economica privata che interessa l'edificazione dei complessi turistico-residenziali lungo il litorale ionico catanzarese e reggino; poi, in modo manifestamente contraddittorio, perviene ad un giudizio assolutorio che offre il destro a motivi di censura(...) il giudizio assolutorio viene, di volta in volta motivato con l'insussistenza del fatto ritenendo che non vi sia stata alcuna fittizia attribuzione e che gli imputati Lamberti, Strangio, Bernal, Vallone, Arcadi, Muccari e Raimondo siano, di volta in volta, gli effettivi domini dell'inziativa economica. Ciò sulla scorta di un equivoco di fondo: si confonde l'effettività dei finanziamenti ottenuti ( e la serietà dell'investimento immobiliare) con la titolarità sostanziale dell'iniziativa economica, tralasciando il dato- prima empirico, poi normativo- che proprio per fruire di determinati finanziamenti bancari e per sottrarre i relativi investimenti a provvedimenti ablatori quali le misure di prevenzione, è necessario avvalersi di soggetti "puliti", che seguano la gestione e l'amministrazione formale di dette attività in tutti passaggi cruciali".
In buona sostanza per l'accusa sarebbero tutti prestanome dei Morabito e degli Aquino.
Ed è proprio sulla figura degli Aquino che è incentrata gran parte dell'atto di impugnazione della sentenza di primo grado. In un passaggio così motivava il Tribunale di Locri" per quanto riguarda le presunte intestazioni fittizie di Rocco Acquino, classe '60 e Nicola Rocco Acquino (per il quale si è proceduto separatamente") ritenuti dalla Dda i "soci occulti e amministratori di fatto sia della Lagano Costruzioni srl che della Isca Dream srl, le prove acquisite nel corso dell'istruttoria dibattimentale-bacchetta il Collegio- non consentono di pervenire ad un'affermazione di responsabilità nei confronti degli imputati a giudizio nel presente procedimento(..) il quadro istruttorio si presenta oltremodo lacunoso in forza della inutilizzabilità delle intercettazioni compiute da altra autorità inquirente in altro procedimento e dalla debolezza degli indizi a carico di Rocco Aquino cl.60".
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Per il Tribunale Acquino non "aveva interesse ad intestarsi fittiziamente alcune società di costruzione, in quanto i propri utili venivano già garantiti mediante la richiesta di materiale edilizio alla sua ditta. In questo modo egli esercitava comunque un controllo sul territorio di sua incidenza". Insomma non voleva entrare nella compagine societaria bensì si sarebbe accontentato di imporre i propri materiali da costruzione, come un boss da quartierino.
Per il pm Frustaci Aquino non è per nulla uno che si accontenta in riferimento soprattutto alal vicenda delle società "Bella Calabria 2005 srl" e "B.C. immobiliare srl" che, per l'accusa "sarebbero riferibili alla famiglia Aquino ed in particolare ad Aquino Rocco (...) Stupisce leggere- chiosa il pm Frustaci- che la cosca Aquino, ed in particolare Aquino Rocco classe 1960, abbia lasciato che nel territorio dalla stessa controllato e soggiogato da anni si sia accontentata delle "briciole" ( qualche fornitura di calcestruzzo e di materiali edile), lasciando ad altri- e per giunta forestieri (portati qui, guarda casa proprio da Fausto Ottavio Strangio, Sebastiano Vottari e Daniele Scipione)- campo libero in un'operazione economica di vasta portata che investe tutto il litorale reggino. Vero è invece che gli Aquino, a fronte dell'iniziativa assunta dagli "africesi" con i loro contatti spagnoli, non hanno inteso rimanere inerti ed anzi si sono adoperati per partecipare all'investimento e alla spartizione dei relativi guadagni, utilizzando a tal fine dei propri prestanome (Vallone ed Arcadi). Non si spiega inoltre la conoscenza che aveva l'Aquino di tutti i termini contrattuali dell'investimento che, a rigore, poco doveva interessare un mero fornitore di laterizi e ferro in quanto tale non coinvolto nei rapporti con i clienti esteri. E pare poco credibile che gli ingenti flussi di denaro che venivano convogliati in Italia verso le società immobiliari venissero intascati da Bernal Diaz, Arcadi, Strangio e Vallone, lasciando una modesta percentuale a personaggi della caratura di Rocco Aquino e Rocco Moravito. Come è dato evincere, la conclusione del Tribunale cozza con le evidenze raccolte".
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Le motivazioni della sentenza: http://ildispaccio.it/dossier/120246-ndrangheta-e-strutture-turistiche-ecco-perche-e-crollata-l-inchiesta-metropolis