di Angela Panzera - Condannati a sette anni di carcere ciascuno i due fratelli reggini Gaetano Morabito, classe 1987, e Giovani Morabito, classe 1992. Lo ha deciso pochi minuti fa il Tribunale di Reggio Calabria, Armaleo presidente con a latere Raffa e Rachele. I giudici hanno condannato gli imputati anche al pagamento di una multa che ammonta a 8 mila euro di multa. Accolto quindi l'impianto accusatorio avanzai dal pubblico ministero reggino Giovanni Calamita.
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I due fratelli furono arrestati il 12 marzo dello scorso anno dagli agenti della Squadra mobile di Reggio Calabria,diretta da Francesco Rattà, ed in particolare dalla Sezione omicidi diretta dal dirigente Giuseppe Giliberti, con l'accusa di detenzione illegale di armi e munizioni. I due arresti scaturirono dall'operazione della polizia dell'ottobre del 2014 che portò al ritrovamento di numerose armi e di alcune divise dell'Arma dei Carabinieri, rinvenute all'interno di alcuni locali di via Esperia, nel rione Santa Caterina, zona Nord ella città. In quella occasione furono sequestrate 3 pistole, tutte con le matricole abrase. Nello specifico si trattava di un revolver calibro 44 magnum, una pistola revolver cal.38 "Smith&Wesson" ed infine, una magnum 357 con matricola punzonata. Furono rinvenute anche tre divise complete, due estive e una invernale con soprabito, manette e finto distintivo, berretti con fregio "Fiamma" argento, dei Carabinieri e della polizia locale. Subito gli investigatori compresero l'importanza del ritrovamento, soprattutto per la quantità di armi.
Secondo quanto successivamente accertato le uniformi rinvenute sarebbero state utilizzate per compiere altri delitti nel comprensorio reggino, presumibilmente delle rapine. Gli oggetti infatti, potevano servire per compiere una finta irruzione in un'abitazione, come se fosse stata eseguita da membri appartenenti alle Forze dell'Ordine, o addirittura per un posto di controllo simulato finalizzato a fermare qualcuno da colpire. Non è escluso che i due fratelli arrestati fossero gli unici custodi del materiale sequestrato, e che quindi facessero parte di un più ampio sodalizio criminale. Durante l'indagine è emerso che una delle divise sequestrate apparteneva ad un vigile urbano deceduto, la cui abitazione era stata prima violata e successivamente occupata da uno dei due fratelli Morabito che, per farsi spazio nell'appartamento, aveva spostato i mobili in un altro stabile di via Esperia. Questa indagine nasce da un'attività di polizia giudiziaria effettuata su alcune persone, residenti proprio nel complesso delle "case parcheggio" di via Esperia, sui quali sono state effettuate diverse perquisizioni. Già in passato il complesso di via Esperia era stato interessato da mirati controlli da parte dell'Ufficio Volanti della Questura reggina che avevano consentito di sequestrare armi e droga. Oggi quindi una dura condanna per i due imputati che premia il lavoro di Procura e Polizia.