Arrestato dopo sette anni di latitanza il boss Giuseppe Alvaro di Sinopoli

alvarogiuseppelatitantedi Walter Alberio - Fine della latitanza per Giuseppe Alvaro, 34 anni, elemento di spicco, ai vertici dell'omonima cosca di 'ndrangheta Alvaro "Carni i cani" operante a Sinopoli. I poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria e Vibo Valentia e del commissariato di Polistena, impegnati nell'operazione, lo hanno catturato in un frantoio a Monterosso Calabro, in provincia di Vibo Valentia, dove veniva anche coltivata marijuana. Alvaro, vistosi braccato, si è lanciato da una finestra, procurandosi tra l'altro una frattura scomposta alla caviglia. Una fuga durata poco. Il personale della polizia lo ha infatti bloccato e ammanettato.

I dettagli dell'operazione sono stati forniti in conferenza stampa, nella sala Calipari della Questura di Reggio Calabria, alla presenza del procuratore capo Federico Cafiero De Raho, del questore Raffaele Grassi e del capo della Mobile Francesco Rattà.

Si tratta del più longevo latitante della Piana di Gioia Tauro, ricercato da sette anni, in quanto colpito dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Reggio nel febbraio 2009 nell'ambito dell'operazione "Virus", condotta sempre dalla Squadra mobile reggina, che ha portato all'arresto di dieci persone e ha fatto luce, tra le altre cose, sul riciclaggio di valute estere dedito ad agevolare l'attività criminale della cosca Alvaro. All'appello mancava proprio Giuseppe Alvaro, il quale era riuscito a fuggire e a nascondersi fino al blitz di oggi.

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"Un personaggio di grande rilievo", ha commentato il procuratore De Raho. Giuseppe Alvaro, infatti, è il figlio di Carmine, condannato nel 2002 dalla Corte di Appello di Reggio Calabria per associazione mafiosa, quale promotore, organizzatore e capo dell'omonima famiglia mafiosa. Il fratello di Carmine Alvaro è Nicola, consuocero del boss di Rizziconi Teodoro Crea. Una famiglia, quella degli Alvaro "Carni i cani", dunque in grado di stringere alleanze con le altre cosche della Piana di Gioia Tauro, come spiegato dal capo della Squadra mobile reggina Rattà, e di operare con proiezioni nella Capitale e all'estero.

arrestolatitantealvaroSecondo gli investigatori, in tale contesto è emerso il ruolo di rilievo di Giuseppe Alvaro nell'organigramma della cosca, "figura carismatica" per i vari accoliti, i quali "non esitavano ad eseguire puntualmente ed immediatamente le direttive da lui impartite anche, perché, probabilmente, ne riconoscevano il ruolo di portavoce del padre boss". Gli incontri con il padre Carmine, dunque, non erano semplici incontri tra genitore e figlio, ma "vere e proprie riunioni per stabilire le attività illecite della cosca e per ricevere le direttive del boss latitante".

Giuseppe Alvaro, condannato a otto anni di reclusione in secondo grado per associazione mafiosa, si trova adesso in ospedale per un intervento chirurgico. Successivamente, verrà trasferito in carcere.

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