di Claudio Cordova - Per tutta la sua durata, la deposizione danza pericolosamente sul filo della falsa testimonianza o della reticenza. Lo stesso presidente del Tribunale è costretto, più volte, a richiamare la teste a rispondere in maniera chiara, logica e ponderata. E' l'imbarazzante testimonianza della dottoressa Francesca Todaro, resa nell'ambito del procedimento in cui sono imputati, tra gli altri, l'ex assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi e la moglie Valeria Falcomatà, sorella dell'attuale sindaco di Reggio Calabria.
I due sono imputati, insieme ad altri soggetti, delle presunte irregolarità in merito a un concorso per l'assegnazione del posto di dirigente medico presso il reparto di dermatologia degli Ospedali Riuniti. Un concorso che, secondo l'impostazione accusatoria, era stato fatto su misura affinchè a vincerlo fosse Valeria Falcomatà, moglie di Naccari, nonché sorella dell'attuale sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.
Un caso che scoppierà dopo la denuncia della dottoressa Maria Carmela Arcidiaco, convinta di aver subito l'alterazione del concorso pubblico per dirigente medico di primo livello che sarebbe dovuto andare – secondo quanto denunciato dalla dottoressa Arcidiaco e secondo la Procura – ad appannaggio di Valeria Falcomatà. Secondo l'accusa, infatti, sarebbe stata creata una commissione giudicatrice compiacente, proprio per favorire i coniugi Naccari-Falcomatà.
La teste Todaro era proprio una delle professionalità candidate nell'ambito del concorso.
Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Gaetano Paci, del sostituto Salvatore Faro e dell'avvocato Francesco Albanese (che rappresenta la dottoressa Arcidiaco, costituitasi parte civile nel procedimento) la testimone ha spesso e volentieri tentato di ridimensionare quanto affermato in sede d'indagine. E, ove questo non era possibile, si è trincerata dietro diversi "non ricordo". Anni fa, infatti, la dottoressa disse con estrema chiarezza agli investigatori della Polizia Provinciale di sentirsi "presa in giro dal sistema" alludendo, evidentemente, alle presunte irregolarità nel concorso. In aula, però, la dottoressa Todaro tenta di ridimensionare questa e altre affermazioni, adducendo motivi di alterazione emotiva al momento degli interrogatori, resi tra il 2011 e il 2012. Argomentazioni per molti versi illogiche, che spingono il presidente del Collegio a porre in visione i verbali, al fine di far riconoscere alla donna la propria firma, e poi ad ammonirla più volte circa l'obbligo di dire la verità.
In sede d'indagine, infatti, le parole della Todaro furono molto dure circa l'esistenza di un "sistema", appunto, che avrebbe alterato l'esito del concorso. Un comportamento assai strano per una professionista che fu tra le persone danneggiate dal concorso (almeno stando all'impostazione accusatoria) e che, se verbalmente alleggerisce le presunte condotte di Naccari e Falcomatà, d'altra parte potrebbe rivelarsi un boomerang qualora le dichiarazioni della Todaro fossero ritenute mendaci o comunque non corrispondenti alla realtà raccontata in fase d'indagine.
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