Omicidio Puntorieri, la “tragedia” dei Libri: gli indizi che incastrano Mangiola

omicidiopuntorieriframmento 500di Angela Panzera e Claudio Cordova - "Edoardo Mangiola dopo aver per tempo acquistato il materiale necessario alle videoriprese, studiato la logistica dei luoghi in cui sarebbe avvenuto l'agguato, predisposto ed installato le telecamere fisse in luoghi occulti da cui, tuttavia, potevano eseguirsi efficaci riprese ella scena del crimine- si appostava nei pressi del luogo in cui era consumato l'omicidio, riprendendo, anche direttamente tramite una telecamera mobile, alcune fasi essenziali dell'azione che coinvolgeva il solo Ventura (salvaguardando così il Cuzzola) e quindi, tramite le buone relazioni mantenute con il Maresciallo Maugeri della Stazione dei Carabinieri di Reggio Calabria-Modena, nell'ambito del rapporto confidenziale con quest'ultimo-faceva recapitare alla stazione un file contente video e fotogrammi che fornivano evidenti prove a carico del solo Ventura per l'omicidio".

È questa la ricostruzione effettuata dal pm Stefano Musolino all'interno del decreto di fermo che oggi ha colpito Edoardo Mangiola,il giovane reggino assolto ieri dal reato di associazione mafiosa ( accusa che in primo grado gli era costata una durissima condanna a 15 anni di carcere) adesso ritenuto responsabile dell'omicidio di di Marco Puntorieri, scomparso nel settembre 2011, i cui resti verranno ritrovati nella zona collinare di Armo, frazione di Reggio Calabria, alcune settimane dopo. Il 25 luglio dello scorso anno la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, Bruno Finocchiaro presidente con a latere Gabriella Cappello, confermò gli ergastoli inflitti a Domenico Condemi, Natale Cuzzola e Domenico Ventura. Pur avendo riconosciuto la penale responsabilità degli imputati in riferimento al delitto, i giudici hanno escluso nei loro confronti l'aggravante delle modalità mafiose. Adesso il pm antimafia Stefano Musolino contesta a Mangiola non solo di aver preso parto all'omicidio, ma anche di averlo perpetrato con modalità e per aver agevolato la 'ndrangheta ossia la cosca Libri di Cannavò. Per la Dda retta da Federico Cafiero De Raho l'impostazione resta la medesima: Marco Puntorieri è stato eliminato per volontà della 'ndrina. La vicenda all'inizio appare come una scomparsa. Le indagini prenderanno il via invece, per l'ipotesi di omicidio quando ai Carabinieri della Stazione Modena di Reggio Calabria giungerà una lettera anonima e una pen-drive. All'interno del supporto informatico infatti, sono contenuti una serie di audio e video in cui sono immortalati gli ultimi istanti di vita di Puntorieri. I Carabinieri analizzeranno più volte il contenuto della pen-drive fino a dare un nome e un volto al soggetto che passeggia con la vittima, ma tenendo in mano un fucile a canne mozze. Secondo gli inquirenti quel soggetto sarà proprio Ventura. Puntorieri sarebbe stato portato in località Armo con il pretesto di dover eseguire un omicidio, ma poi sarà sparato alle spalle dall'amico Ventura. Insieme a lui, saranno incriminati qualche tempo dopo anche Natale Cuzzola e Domenico Condemi, già in carcere perché coinvolti nell'operazione "San Giorgio" eseguita dalla Squadra Mobile contro la cosca Borghetto-Zindato-Caridi, federata alla famiglia Libri. Proprio l'analisi delle intercettazioni relative a quelle indagini ha consentito ai Carabinieri di completare il quadro. Riascoltando quelle bobine, gli investigatori sarebbero riusciti a dare un senso a quelle conversazioni che raccontavano come i tre avessero fatto anche un sopralluogo il giorno precedente l'omicidio, per controllare i luoghi e testare l'arma. Vittima e carnefici per la Dda sono contigui al clan mafioso dei Libri, Borghetto-Zindato-Caridi e adesso inoltre, si sarebbe dato un volto a chi ha girato quel video: Edoardo Mangiola. Il pm Musolino l'ha sostenuto dal primo momento: Puntorieri è stato ucciso per volontà della cosca e Ventura è stato "venduto" ai Carabinieri per volontà della stessa. Così i Libri da un lato hanno eliminato fisicamente il giovane "reo" di aver trasgredito le regole della consorteria e dall'altro si "eliminava" giudiziariamente un soggetto ritenuto scomodo all'interno della stessa. "Una tragedia tutta reggina", disse il magistrato durante la sua requisitoria. I Libri però non hanno fatto i conti con la Dda che non si è accontentata della versione che loro avevano inteso fornire ai Carabinieri, di cui adesso è scritto a chiare lettere Mangiola era un confidente. Circostanza che era già emersa nel processo di primo grado, ma che adesso viene messa nera su bianco dal decreto di fermo. Ma non solo. A dare sostegno all'ipotesi accusatoria sono state le dichiarazioni rese dalla moglie di Mangiola, Tiziana Ventura, divenuta testimone di giustizia.

"L'indagine- è scritto nel fermo- si è giovata della collaborazione della moglie di Mangiola: Tiziana Ventura. Quest'ultima infatti, aveva iniziato a temere per la sua incolumità, allorchè aveva inteso come il marito fosse coinvolto nell'omicidio, sulla base di oggettivi elementi che gli erano noti. Grazie alle indicazioni della donna, la polizia giudiziaria sequestrava una macchina fotografica nella disponibilità del Mangiola, nonché ulteriore materiale utile ad alimentare anche telecamere del tipo di quelle usate per riprendere alcuni frangenti della vicenda omicidiaria" . Il 18 e il 19 dicembre del 2012 la donna infatti dirà che " per quanto a mia conoscenza posso affermare, per deduzione, che i filmati dell'omicidio Puntorieri siano stati mandati da Edoardo al Maugeri(...) Ho trovato a casa due videocamere ed una macchina fotografica, nel periodo antecedente al Natale 2011. Ho chiesto spiegazioni di ciò ad Edoardo il quale mi ha risposto evasivamente:«magari facciamo dei regali di Natale». Siccome ritenevo inutili queste spese, nel corso di una discussione Edoardo mi disse di restituire le telecamere al negozio dove le aveva prese poiché aveva detto che le avrebbe pagate in un secondo momento dicendomi che avrei potuto tenere la macchina fotografica. Cosi ho fatto e le ho riportate al negozio Global System(...) Il secondo elemento nasce dal fatto che mentre ero al bar mi sono recata nel laboratorio dello stesso, sicuramente dopo il termine di lavoro del pasticcere, e ho visto Edoardo, Claudio Bianchetti e Demetrio Campolo, armeggiare con nastro isolante nero ed una serie di fili stesi sul bancone. Quando mi hanno visto si sono agghiacciati tutti, soprattutto Campolo. Ho avuto modo di vedere bene questi fili legati da nastro isolante ai relativi alimentatori perchè quando Edoardo mi ha dato incarico di restituire le telecamere, ho chiesto come faccio a restituirli senza alimentatori e scatole? Edoardo mi ha risposto che le scatole erano lì a casa e che i fili con le batterie si trovavano al bar e che le avrebbe riportate. In effetti poco dopo tempo Edoardo mi portò una busta con all'interno alimentatori e fili che avevano trattenuto al bar. Ho ricomposto le confezioni delle due videocamere e le ho riconsegnate al negozio. Ricordo che era il periodo di Natale. Questi fili, rimasti, non li ho buttati, ma li ho messi da parte in casa. Quando si è trattato di fare il trasloco dopo l'arresto di Edoardo, li ho rivisti ed invece di buttarli li ho messi in un mobile antico di Edoardo che si trovava in un magazzino di proprietà di Pietro Siclari o del figlio che oggi è sotto sequestro(...) preciso che i fili, quando ho traslocato il garage non li ho più buttati anche perchè ormai avevo maturato il mio convincimento di cui stiamo parlando. Preciso che oltre ai fili ho conservato in quel mobile, dei pantaloni, delle scarpe da tennis e una scatola di guanti di lattice. Altro elemento strano è stata la circostanza che una sera Edoardo si è ritirato a casa tutto graffiato con delle spighette infilate nei vestiti. Lo ricordo bene perchè quelle spighette sono difficili da togliere dagli abiti. Nella stessa sera nel corso di una discussione originata dalle mie domande si lasciò sfuggire uno sfogo relativo al fatto che Claudio, lo avrebbe abbandonato. Sempre la stesa sera, poiché mi lamentavo delle sue contigue assenza mi rispose che doveva controllare un posto. In conclusione il dato che i filmini vengono inviati alla Stazione Carabinieri Modena, i rapporti fra Edoardo e il Maresciallo Maugeri, il fatto che qualcuno ora non mi ricordo chi, mi aveva detto che proprio Maugeri aveva arrestato Ventura, il fatto della presenza delle telecamere e della macchina fotografica a casa mia, la circostanza che si era ritirato graffiato e con le spighette negli abiti, Edoardo, Bianchetti e Campolo che armeggiano con i fili nel laboratorio del Bar, infine il fatto che sul filmato che ho visto su internet si vede una campagna con alberi ed un casolare, mi fanno concludere che Edoardo possa essere collegato ai filmini che riprendono l'omicidio".

Adesso la donna chiede protezione per sé e per i suoi figli. "La lettura degli atti- dirà durante l'interrogatorio- mi ha fatto comprendere tutta una serie di situazioni che io ho vissuto nella qualità di moglie di Edoardo e che prima avevo valutato in maniera totalmente diversa, senza dare quell'importanza che la lettura degli atti processuali ha evidenziato. Partiamo dai rapporti fra Edoardo e Maugeri che è la cosa che più mi ha scioccato. Quando sono andata in caserma, il maresciallo mia ha detto le testuali parole: « Edoardo è il mio confidente». Questa frase che non si presta ad alcuna interpretazione mi ha fatto capire che se Edoardo doveva riferire notizie ad un appartenente alle forze di polizia, quasi sicuramente c'era qualcosa che non andava perchè alle forze di polizia si riferiscono fatti delinquenziali. Un'altra frase che mi ha fatto riflette e che confermava la vicinanza di Edoardo con ambienti delinquenziali è stata la seguente: « Edoardo non è né dentro e né fuori»".

La Venturà chiederà inoltre protezione anche per il compagno Umberto Paviglianiti, che anche lui ha intrapreso un percorso di collaborazione con la Dda reggina. Le sue parole sono contenute, oltre a quelle della Ventura, nel decreto di fermo che ha colpito Mangiola. Con riferimento alle armi, Paviglianiti riferisce che uno dei fucili a canne mozze trovati nel magazzino di Mangiola sarebbe assai simile (per non dire identico) a quello visto nel video che incastrerà Ventura & co. Lo stesso Mangiola, scrivendo dal carcere alla moglie Tiziana Ventura chiede di nascondere quel materiale contenuto negli zaini perché "se vanno a finire in mani sbagliate potrebbero crearmi problemi seri". Circostanze che si incastrano anche con quanto riferito da Paviglianiti. Questi ricorda che un paio di giorni dopo il delitto di Marco Puntorieri, trovandosi a casa di Mangiola, notava che sul tavolo vi era un quotidiano aperto sulla pagina che riferiva di quel caso. Paviglianiti a questo punto riferiva a Mangiola il suo stupore per l'accadimento e Mangiola per tutta risposta portava il dito al naso e diceva: "Zitto futtatinni e non parrari i sti cosi" (zitto, non dare importanza a ciò e non parlarne ndr ).

Un fermo che la Dda giustifica temendo non solo la fuga di Mangiola, ma anche il verificarsi di ulteriori – non controllabili – eventi criminosi, come tra l'altro emerso nel corso delle intercettazioni, quando Mangiola parla in modo criptico della sorella Carmelina e del male che ha fatto sia a lui che al marito, dicendo che quando sarebbe uscito sarebbe dovuto andare via da Reggio Calabria altrimenti avrebbe dovuto "uccidere la sorella e farsi la galera".

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