Assolto in Appello nonostante la pesante condanna a 15 anni in primo grado. Colpo di spugna sul processo "Cosmos" e assoluzione per Edoardo Mangiola. L'uomo, difeso, dall'avvocato Carmelo Chirico, è stato assolto dai giudici di Piazza Castello dal reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Già in primo grado, il Tribunale di Reggio Calabria lo aveva assolto dal reato di estorsione, dichiarando che non vi fosse stata coercizione nei confronti della ditta Bentini, attiva nella costruzione del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria.
Una sentenza che ribalta il procedimento di primo grado. Già in quella sede, sempre per il reato di estorsione mafiosa, era stato assolto il boss Pasquale Libri. Ora arriva un'assoluzione piena anche per Mangiola.
L'indagine è partita dall'attentato al bar "MilleVoglie" distrutto da un incendio la notte del 3 gennaio 2008 in via Sant'Anna, zona di Reggio Calabria, notoriamente zona ad appannaggio della cosca Libri. Secondo le indagini, la cosca si era accaparrata il servizio mensa e tavola calda per i dipendenti del Cedir e gli operai della Bentini, la ditta nazionale impegnata nella costruzione del nuovo Palazzo di giustizia. E se a reggere le redini del clan sarebbe, ancora, il boss Pasquale Libri, un personaggio chiave era, secondo l'accusa, Edoardo Mangiola, considerato il collettore di una raffinata forma di estorsione perpetrata in danno della "Bentini Spa". Piuttosto che ricorrere al classico metodo della "mazzetta", i Libri avrebbero realizzato l'attività di infiltrazione attraverso la stipula di contratti di fornitura di servizi con cui avrebbero imposto le proprie prestazioni in regime di assoluto monopolio nonché attraverso la somministrazione controllata di forza lavoro con l'imposizione di operai.
Libri e Mangiola, insieme ad altri due soggetti, Claudio Bianchetti e Antonino Sinicropi, si sarebbero associati tra loro al fine "di acquisire in modo diretto o indiretto il controllo e la gestione di attività economiche, di concessioni di autorizzazioni, di appalti pubblici e privati, di servizi pubblici e comunque per realizzare per sé e per altri profitti e vantaggi ingiusti: ciò, con particolare riferimento all'avvicinamento dei funzionari responsabili della ditta Bentini, aggiudicataria dell'appalto dei lavori di realizzazione del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria".
Un'ipotesi che, evidentemente, non aveva convinto il Tribunale di Reggio Calabria, che ha condannato Mangiola per 'ndrangheta, ma escluso l'esistenza di un'estorsione ai danni della Bentini. Ipotesi che non ha convinto ulteriormente la Corte d'Appello di Reggio Calabria, che ha assolto totalmente Mangiola, ordinando la restituzione dei beni sequestrati, il bar "Senza tempo" e "San Gaetano Catanoso" e il panificio "Mangiola Carmela", oltre che a due appartamenti, a un immobile in fase di realizzazione e a due auto. Il panificio e una delle due auto, però, erano stati dissequestrati a seguito della sentenza di primo grado.
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La sentenza di primo grado: http://ildispaccio.it/reggio-calabria/58875-reggio-lavori-al-palazzo-di-giustizia-la-bentini-non-subi-estorsione-dalla-cosca-libri
Il sequestro dei beni: http://ildispaccio.it/reggio-calabria/92393-reggio-confiscati-beni-a-uomo-del-clan-libri-anche-bar-nei-pressi-del-palazzo-di-giustizia