Diventano definitive quattro condanne del processo "Reggio nord-Lancio", celebrato contro le cosche Condello e Imerti e le infiltrazioni in alcuni settori dell'economia. A darne notizia è un articolo su Gazzetta del Sud a firma di Francesco Tiziano. La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti confermato le pene inflitte dalla Corte d'Appello di Reggio nei confronti di Giuseppe Barillà, 3 anni e 10 mesi (in primo grado 4 anni e 4 mesi); Massimiliano Rechichi, 4 anni e 6 mesi (in primo grado 4 anni e 8 mesi); Margherita Tegano, 3 anni e 4 mesi (in primo grado 4 anni); e Mariangela Amato, 3 anni e 4 mesi (in primo grado 4 anni). I Giudici supremi hanno inoltre confermato la condanna inflitta a Bernardo Vittorio Pedullà, 2 anni 2 mesi e 20 giorni (in primo grado 3 anni) ma hanno contestualmente annullato senza rinvio la confisca dei beni effettuato a suo carico. L'unico accoglimento riguarda la posizione di Domenico Viglianisi, difeso dall'avvocato Renato Russo, che ritornerà in Appello a Reggio per la rideterminazione della pena rispetto agli 8 anni subiti dai giudici di secondo grado. Nei suoi riguardi, in accoglimento della tesi esposta dal legale di fiducia che aveva trovato accoglimento nel Procuratore generale, è stata riconosciuta la continuazione dell'ipotesi di reato con un altro processo parallelo.
Con l'indagine, i pm antimafia di Reggio Calabria contesteranno ad alcuni degli indagati anche il controllo delle compagini societarie che, a vario titolo, facevano riferimento alla proprietà del celebre locale "Limoneto", ambiente della movida reggina e palcoscenico della "Reggio bene". Un'indagine che gli inquirenti porteranno avanti sia con l'ausilio delle strumentazioni tecniche (e quindi intercettazioni telefoniche e ambientali), sia mettendo in atto le indagini alla "vecchia maniera" con appostamenti e pedinamenti sui soggetti di interesse investigativo.