Processo "Meta", Moio e lo Sport Village: "Gestito da Rugolino e Le Pera tramite prestanome"

moiorobertodi Claudio Cordova - Un viaggio nell'hinterland, reggino, da Villa San Giovanni a Calanna, passando per Catona e Gallico. Dopo essersi occupato del centro cittadino, il collaboratore di giustizia Roberto Moio, chiamato a deporre nell'ambito del procedimento "Meta", fa il punto su ruoli e gerarchie criminali delle zone immediatamente limitrofe alla città. Sollecitato dal pubblico ministero Giuseppe Lombardo, ma anche dagli avvocati, Moio ha individuato quelli che sarebbero i vertici di quei territori: dagli Imerti agli Zito, passando per i Bertuca e i Rugolino, tutte famiglie operanti nelle zone di Villa San Giovanni, Fiumara di Muro e Catona.

Moio, nipote del mammasantissima Giovanni Tegano, afferma di averli conosciuti più o meno tutti: "Ho incontrato Pasquale Bertuca a Cannitello per una questione lavorativa riguardante un dirigente delle Ferrovie" dice. Il collaboratore, infatti, per anni ha lavorato proprio nell'ambito delle Ferrovie dello Stato, in quella cooperativa New Labor, su cui i Tegano avrebbero messo le mani per tantissimo tempo. Proprio dopo l'arresto nell'operazione "Agathos", Moio deciderà di collaborare, dopo i primi abboccamenti avuti con le forze dell'ordine già nel 2004, per l'arresto dello zio Giovanni Tegano, catturato poi nell'aprile 2010: "Andavo nei bar di Villa San Giovanni insieme a Bertuca a vendere il caffè e nessuno poteva dire di no" ricorda ancora il collaboratore.

Una parentela pesante, quella di Moio con i Tegano. Una parentela che gli avrebbe permesso di conoscere il gotha della 'ndrangheta, nonostante il suo misero ruolo di "picciotto": da Mico Alvaro a 'Ntoni Nirta, il collaboratore avrebbe avuto a che fare con questi e altri capi carismatici.

Nella lunghissima deposizione all'interno dell'aula bunker (che continuerà anche venerdì prossimo) Moio ha dunque fissato le zone di competenza delle famiglie dell'estrema periferia reggina. Su Catona, per esempio, vi sarebbe l'egemonia di Giovanni Rugolino (imputato nel procedimento ordinario) e Santo Le Pera (già condannato a tredici anni in abbreviato). E proprio con riferimento alle presunte influenze dei due sodalizi sulle attività economiche del luogo, il pentito Moio fa la rivelazione più interessante: "I fratelli Violante, che hanno lo Sport Village a Catona, sono prestanome di Rugolino e Le Pera". Un'affermazione forte, quella di Moio: lo Sport Village, infatti, è una struttura molto nota in città, sia per l'attività ludica, sia per la ristorazione, ma anche per le serate esclusive a base di musica e aperitivi. Stando al racconto di Moio, peraltro, i fratelli Violante avrebbero anche fatto da tramite con le famiglie della zona: "Conoscevo un funzionario del Comune – ha detto – che dava i lavori ai Violante e dividevano i soldi". Affermazioni – è bene precisarlo – che andranno riscontrate da parte degli inquirenti, ma che parlano di lavori non eseguiti e di fatture gonfiate, anche per 30mila euro: "Ma non so se erano lavori da effettuare su Catona" dice Moio.

Ma da Catona a Gallico, il passo è breve e anche qui il nipote dei Tegano fa i nomi, tanto di Mimmo Chirico (ucciso in un agguato qualche anno fa), tanto di Franco Rodà. Tutti personaggi che avrebbero gestito il territorio in nome e per conto di Pasquale Condello, "il Supremo". E se, a dire del collaboratore, Nino Crisalli, ex proprietario del Limoneto, imputato nel procedimento, sarebbe da sempre "un amico dei Tegano", col racconto ci si avvicina lentamente ma inesorabilmente alla città. Quella stessa città dove il boss Cosimo Alvaro, direttamente da Sinopoli, avrebbe fatto affari e gestito locali esclusivi come il lido-discoteca Calajunco e il pub Pashà: "A Reggio gli Alvaro possono muoversi come vogliono, hanno prestigio". Moio, che avrebbe incontrato Cosimo Alvaro mentre questi era latitante, ricorda anche la presenza del boss nei supermercati Vally, gli stessi oggetto delle indagini sull'ex consigliere comunale Dominique Suraci.

Le dichiarazioni di Moio pesano, per questo tra le parti è guerra di eccezioni, sull'utilizzabilità dell'interrogatorio. A dire degli avvocati, infatti, agli atti non vi sarebbero tutte le dichiarazioni rilasciate dal pentito. "Segreto istruttorio" replica il pm Lombardo, che incassa l'ok del presidente del Collegio, Silvana Grasso. I passaggi finali, in attesa del nuovo round di venerdì prossimo, riguardano proprio le principali cosche reggine: i De Stefano, i Tegano, i Condello e i Libri che, come affermato da Moio, dividerebbero, in totale armonia, il centro storico cittadino nella raccolta delle tangenti. Un'affermazione che coincide con l'impostazione della Procura - che vede in queste quattro famiglie il nuovo "direttorio" che governerebbe la città - anche se Moio nulla ha saputo dire sul presunto ruolo di "Crimine", che Peppe De Stefano avrebbe ricevuto in carcere, diventando il capo indiscusso della 'ndrangheta cittadina. Sul ruolo delle grandi famiglie e di Peppe De Stefano e sui presunti contatti con la politica, Moio non regala le stesse "perle" della precedente udienza: "Che io sappia Giuseppe De Stefano non aveva contatti con la politica".