Lascia famiglia in pizzeria e va a fare sesso: benvenuti a “Reggioland”

reggiolanddi Angela Panzera - Single, fidanzati, sposati, mariti che lasciavano mogli e figli in pizzeria per andare in quello stabile di via Reggio Campi. C'è un universo reggino più che variegato che contattava i coniugi Francesco Alati e Gregoria Liberata Logoteta, finiti in manette mercoledì scorso nell'ambito dell'operazione "Reggioland". I Carabinieri, sotto le direttive del procuratore aggiunto, Gerardo Dominijanni, e del pm Giovanni Calamita, hanno infatti eseguito un'ordinanza di custodia cautelare facendo finire anche ai domiciliari, e all'obbligo di firma, una serie di soggetti accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'attività di meretricio. Che la sede dell'associazione "Club-Reggioland"- formalmente impegnata nell'organizzazione di eventi culturali-, nasconda in realtà una vera e propria "casa chiusa" è l'ipotesi che ha convinto il gip Davide Lauro a emettere l'ordinanza cautelare. E leggendo le numerose intercettazioni telefoniche e ambientali prende sempre più corpo l'ipotesi accusatoria. Come quanto accaduto presumibilmente il 12 giugno dello scorso anno. Gli investigatori vedono entrare due uomini al civico 18/c di Via Reggio Campi, II tronco. Le microspie piazzate all'interno della casa di appuntamenti confermano quanto visto dai militari. " La donna- è scritto nelle carte dell'inchiesta- rassicurata dal fatto che i due clienti stranieri avrebbero accettato di pagare la maggiore somma, prima chiedeva se anche loro erano intenzionati ad avere un rapporto a tre, poi si accingeva a mettersi comoda(...) Consumato il rapporto, la Logoteta si intratteneva con i due, chiedendogli se erano sposati e se avevano dei figli. Alla risposta dell'altro, che diceva di aver lasciato la famiglia in una vicina pizzeria, la Logoteta esprimeva apprezzamento per la situazione trasgressiva che si era venuta a creare ( Logoteta: ma veramente...allora è trasgressiva la cosa), ostentata da fieramente dai due (Uomo: Buttana se è trasgressiva. Infine, l'Arco, dopo aver chiesto per una doccia, spiegava che da lì a poco sarebbe andato a prendere i due prossimi clienti, per condurli presso la casa di tolleranza, e l'altro ipotizzava, ove fosse stato possibile, l'inserimento nell'attesa del cognato, di cui però non vi è traccia". Ecco il dialogo intercettato:

Logoteta: avete famiglia...figli...

Cliente: no li abbiamo lasciati alla pizzeria qua sopra (ridono) tu pensa quanto siamo fusi

Logoteta: ma veramente...allora è trasgressiva la cosa

Cliente: Buttana se è trasgressiva

Logoteta...non è che trasgressiva così...

Cliente: Buttana se è trasgressiva

Logoteta: mizzica da morire [...]

Cliente: cose che fai con amore...ti piace

Logoteta: a me piace...io mi diverto...ve lo dico proprio...sentite questi ragazzi ora..doveta andare a prenderli...addiritura ora.

Arco: sì

Logoteta: dovete stare qua..o quando finiscono?

Cliente: t'hai a mandare mio cognato

Logoteta: se ne vanno a piedi

Arco: no resto io

Logoteta. Ahhh tu puoi stare...puoi stare

cliente: sai che faccio, ti mando a mio cognato...

Logoteta (ride) ormai che ci sei...fino a che arrivano gli amici suoi...faccio un tempo ciascuno...(ride) 'nda pizzeria, ma cose e pazzi...ma veramente 'sta cosa...

Cliente: va bono va...allora pensi che siamo sani di cervello

Logoteta: non siete normali, veramente....

La donna però per quanto fatto in quelle ore sarebbe stata rimproverata dal marito. Alati infatti, secondo l'accusa, gestiva direttamente la presunta attività di prostituzione della moglie e oltre a coordinare i clienti e decidere il tariffario, in qualche occasione le dava anche qualche consiglio, non sempre gradito. "L'Alati- è scritto nell'ordinanza- si doleva del fatto che, durante il rapporto, la moglie aveva mostrato un eccessivo coinvolgimento (Alati: era tutto un casino...) costei invece, replicava garantendo un maggiore controllo per il futuro ( Logoteta: se non ti piace così...non lo faccio così), ma l'Alati insisteva nel dire che se da un lato la dimostrazione di un certo coinvolgimento era una cosa positiva, dall'altro non bisognava trasmodare in un urlo continuo. " Anche questo dialogo- chiosa il gip- fornisce la prova del carattere retribuito delle prestazioni, di cui era ovviamente consapevole l'Alati, vero dominus, che anzi si preoccupava di garantire che queste venissero rese con determinate modalità". Modalità di cui non possiamo fornire dettagli "letterali", per ragioni di continenza e buon senso, ma che comunque non pongono limiti alla fantasia. Che l'associazione "Club-Reggioland" in realtà mascherasse una casa a luci rosse, di cui l'Alati ne avrebbe condotto la personale direzione, si desume anche da una conversazione intercettata in cui il "maestro d'arte", così si pubblicizza sul proprio profilo Facebook, e sul relativo sito internet dell'associazione, vieta categoricamente ad una ragazza di intrattenere relazioni sentimentali con gli acquirenti.

" In sostanza, l'Alati rimproverava tale Gianluca di avere una relazione sentimentale con Valery, cosa che ovviamente rischiava di creare un danno enorme al gruppo. Lo stesso Alati rammentava di non poter tollerare simili relazione e che in passato, in casi analoghi, aveva mandato a casa quattro persone; inoltre faceva notare la scorrettezza del comportamento di Gianluca, il quale aveva prospettato a Valery lavori più belli e meno schifosi, con evidente allusione al mercimonio del corpo.

Alati: da altri l'ho saputo. Purtroppo da altri...io non sai perché io...ci rimango male... perché mai e poi mai...la mia mente si poteva immaginare che tu facevi una cosa del genere.

Gianluca: perché infatti stai prendendo...ma no stai prendendo un pensiero sbagliato;

Alati: se è come penso io...è una cosa bruttissima...quando si entra...lavorativa..io non guardo più in faccia neanche a Dio...poi ho mandato a casa quattro persone che mi hanno fatto...hanno iniziato la stessa cosa che hai iniziato tu...non esiste che i miei amici...vengono dentro casa mia e si fidanzano o hanno rapporti di nessun tipo e di nessun genere con ragazze che lavorano qua...ma tua una ragazza che lavora con me non gli devi sottoporre nemmeno la scelta, perchè la ragazza che lavora con me a te non ti deve neanche conoscere, non sei nessuno qua dentro...tu sei un amico mio non sei un amico suo, quindi io perché ogni volta dico Santo Dio le ragazze con chi vengono se ne devono andare...porca puttana...perché so che succedono queste cose e non sei il primo che lo fai, comunque in questo secondo..secondo, finisce questa storia è una bruttissima, bruttissimo evento...sarà drastica, drastica, perché ne va del mio lavoro, per me è un lavoro e non me ne fotte di te quando vengono a toccare il mio pane...non esiste per nessuno...non ho pietà per nessuno---non se ne parla proprio---non ho neanche la voglia di discuterne guarda...ho predicato cinquanta volte qua davanti a tutti...vi ho detto o no, Marco che che con le ragazze le dovete ignorare voi che lavorate per me ? E ci hai lavorato pure tu qualche sere...non dovete avere nessun tipo di rapporto...picchì a mia quando mi fanno 'na cosa i chista ccà me fa nu dannu quantu a na casa".

Se fossero state quindi delle semplici artiste, o ragazze immagine, come le appellava Alati, perché non si potevano fidanzare? A questa domanda avrebbero dovuto rispondere i marito e moglie che però ieri, comparsi dinnanzi al gip per l'interrogatorio di garanzia hanno optato per trincerarsi dietro il silenzio.