Nuova condanna sul boss Carmelo Gallico: per i giudici è mafioso da almeno 20 anni

reggiocalabria corte appelloMafioso da almeno vent'anni. La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha infatti condannato il boss Carmelo Gallico, detto "U Picu", a 4 anni e 4 mesi di reclusione, riconoscendo la continuazione con una precedente condanna per associazione mafiosa rimediata nel lontano 1996. Gallico è considerato un uomo forte dell'omonimo clan di Palmi: la decisione dei giudici di Piazza Castello è arrivata dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la condanna per associazione mafiosa rimediata dall'uomo nel procedimento "Cosa Mia".

Da qui il processo bis d'appello e la condanna a 4 anni e 4 mesi in continuazione. Gallico, oltre all'accusa di associazione mafiosa aveva sul groppone anche quella di intestazione fittizia aggravata.

In particolare avrebbe intestato fittiziamente beni immobili alla "Zenas L.L.C.", una società off-shore con sede negli Stati Uniti. Circa 70 metri quadri che però sulla carte erano appartenenti ai coniugi Giuseppe Surace e Grazia Melissari, ma che per l'accusa invece erano appartenenti alla 'ndrina. Un' intestazione fittizia messa in piedi per eludere le misure di prevenzione patrimoniali. Per questo reato Gallico è stato riconosciuto colpevole anche dalla Suprema Corte, che aveva però annullato con rinvio l'aggravante dell'agevolazione alla 'ndrangheta.

Carmelo Gallico, fratello di Teresa, Rocco classe 1965, Domenico classe 1958 e Giuseppe classe 1955, è considerato un membro di spicco della cosca, nota come una delle più sanguinarie della Piana impegnata tra gli anni '70 ed i primi anni del '90 nella faida con il clan Parello-Condello. L'uomo fu condannato a 14 anni di reclusione per associazione mafiosa nell'ambito del processo "Tallone d'Achille", messo su dalla Dda reggina in seguito alla denuncia per estorsione ai danni dell'imprenditore di Palmi, Gaetano Saffioti, il primo testimone di giustizia della provincia reggina.

L'inchiesta "Cosa mia" condotta dalla Polizia e coordinata dai pm antimafia Giovanni Musarò e Roberto di Palma, aveva stroncato le infiltrazioni della malavita organizzata nei lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 Salerno- Reggio Calabria, ma aveva anche posto i sigilli all'immenso patrimonio illecito della cosca Gallico.