di Paolo Ficara - Storia maestra di vita. L'ultimo campionato della squadra di calcio di Reggio Calabria con la sigla "Associazione Sportiva Reggina 1914" rappresentò un successo sul piano sportivo, sulla cui base venne attutito il colpo del tracollo finanziario. Difficile non scorgere qualche similitudine tra ciò che è successo nel 1986, e gli avvenimenti dell'ultima estate. Esistono però delle differenze di base: il fallimento della vecchia società venne decretato a campionato ancora in corso, la Reggina Calcio fu erede in tutto e per tutto della A.S. Reggina fin dal primo giorno, e l'abilità in particolare del sindaco Mallamo e del formidabile direttore generale Franco Iacopino consentì di conservare la categoria faticosamente conquistata sul campo.
Questa settimana, per lo spazio Revival Reggina, ci occupiamo appunto della stagione 1985/86, disputata in Serie C2 e conclusa con un secondo posto valevole per la promozione in C1. Per il Dispaccio è stato un piacere poter sollecitare i ricordi del mister Pino Caramanno, apprezzatissima guida tecnica dell'epoca e dimostratosi ancora fine intenditore di calcio sin dalle prime battute scambiate al telefono.
Stavolta lasciamo all'interlocutore la scelta circa la partita chiave di quel campionato disputato nel girone D della C2, e mister Caramanno non ha dubbi: Nissa-Reggina 2-0 ha rappresentato la svolta. Sì, una sconfitta. Ma in quell'annata particolare, condizionata dai problemi economici della società presieduta da Ivan Morace, di bizzarrie se ne trovano. Compreso un episodio molto curioso, sicuramente indimenticabile per chi vi assistette allo stadio in occasione di Reggina-Paganese.
"Quell'anno centrammo la promozione dalla C2 alla C1 – spiega Caramanno al Dispaccio, circa il campionato '85-'86 – ma ha più gloria la Reggina che ha fatto la A e la B. Io mi sento un po' più fuori dalla storia". A questa affermazione ci permettiamo di stoppare subito il mister, garantendogli che il suo apporto in quell'unica indimenticabile stagione per i colori amaranto è ancora ben stampato nella mente dei tifosi.
Il tecnico inquadra il contesto di quella stagione: "Ciò che rimane di più nella storia di quel mio campionato con la Reggina, riguarda il tipo di lavoro portato avanti nonostante le enormi difficoltà economiche. Si ricorderà che ad un certo punto, misero dei probiviri alla guida della società. Probiviri senza una lira, ovviamente. Vi lascio immaginare le problematiche incontrate, dato che i calciatori non percepivano regolarmente gli stipendi".
Dopo questa premessa, Pino Caramanno si sofferma su quello che a suo avviso è stato l'episodio-chiave del campionato: "Andammo ad affrontare in trasferta la Nissa, ma arrivammo a Caltanissetta a mezzanotte. I giocatori avevano tenuto una riunione molto lunga, non volevano partire per questo discorso degli stipendi. La problematica si protraeva da due o tre mesi. Dunque giungemmo a Caltanissetta verso la mezzanotte di quel sabato. Ci toccò consumare una cena fredda, e l'indomani perdemmo. Lì nasce la storia della Reggina vera".
E qui arriva il passaggio dell'intervista che merita di essere letto e riletto più volte: "Siccome eravamo in testa alla classifica, al ritorno indissi una riunione per lunedì mattina. Convocai i calciatori per dire che ero disponibile anche a non prendere una lira da lì fino al 30 giugno, continuando a lavorare per la Reggina. La squadra vinceva di frequente – spiega Caramanno al Dispaccio - Potevamo farci bastare i premi per il reddito familiare. Ribadendo la mia disponibilità, aggiunsi che se c'era qualche calciatore che non era d'accordo io avrei abbandonato, lasciando la squadra in testa alla classifica. Non potevo sopportare di perdere a Caltanissetta per queste situazioni. Da quel momento, i giocatori non fiatarono più. I 6 o 7 punti che conquistavamo mensilmente, ci consentivano di ricevere un premio col quale vivevamo. Ed infine, vincemmo il campionato".
Dopo aver raccontato quel che di positivo ha caratterizzato la sua esperienza in riva allo Stretto, mister Caramanno ricorda anche un momento deplorevole: "Mi bruciarono la macchina. Penso di sapere chi sia il responsabile, ma me lo tengo per me. All'epoca Matacena (ex presidente della Reggina) dichiarò di vergognarsi di essere reggino, quando seppe della macchina bruciata ad un allenatore che non percepiva una lira da 6 o 7 mesi, stando in vetta alla classifica. Mi è rimasto un ricordo dolceamaro di Reggio Calabria. La gente si è comportata bene, poi ho allenato anche a Rende ed ho sicuramente un bel concetto del popolo calabrese, al di là di questo episodio sporadico".
Inevitabile chiedere al tecnico siciliano un commento sulla mancata iscrizione estiva della Reggina: "Mi tengo informato sulle piazze in cui ho allenato, specie se ci ho vinto qualche campionato. Ho seguito un po' tutta la storia del presidente (Foti), lo stesso che subentrò per prendere la squadra in C1 con un gruppo. Entrò in scena proprio a partire da quel campionato che vinsi all'epoca. Ha fatto la storia, lasciamo stare il finale. Lui ha portato in alto il nome della Reggina. C'è stato il degrado verso la fase negativa, ma le storie sono fatte di saliscendi".
Con Caramanno si passa poi al racconto della curiosità di quell'anno: un gol segnato dall'allenatore in seconda, il compianto Tonino Cerro da poco scomparso: "Contro la Paganese dovetti ricorrere a Cerro per necessità, lui era tesserabile come calciatore. La sua rete ci consentì di vincere la partita. Mi dispiace moltissimo che sia venuto a mancare, quel giorno fu una risorsa da cui attinsi a causa di infortuni e squalifiche. Sapevo di poter contare su un elemento validissimo, lo avevo avuto con me in precedenti occasioni, ma quella fu una necessità estrema. Fece scalpore che entrasse in campo l'allenatore in seconda".
Adesso l'indimenticabile allenatore dell'ultima A.S. Reggina si sta concentrando su un paio di pubblicazioni, una delle quali dovrebbe uscire a breve: "Il titolo del libro è 'Serie A, ultima chiamata. I segreti per vincere nel calcio e nella vita'. Mi soffermo sull'aspetto dei valori. Emerge che la vittoria non è figlia né di tattica, né di tecnica, né di preparazione atletica. O meglio, queste cose lambiscono la vittoria. A contare sono i valori, come l'equilibrio nervoso, la dedizione alla causa e la determinazione".
La storia amaranto è composta anche da personaggi come Pino Caramanno, la cui voce ci ha trasmesso brividi, facendoci intuire il livello di determinazione usata per vincere quel campionato di C2 nel 1986. La stessa determinazione dimostrata negli anni immediatamente successivi dai dirigenti della Reggina Calcio, che prese vita nel giugno di quell'anno con Pino Benedetto presidente, Lillo Foti e Mimmo Praticò amministratori delegati. Quando l'unione faceva la forza.