di Paolo Ficara - Un passato incancellabile. Il Dispaccio prova a rendere meno amara una stagione sportiva caratterizzata dall'assenza della Reggina, proponendo uno spazio riservato a ricordi indelebili per intere generazioni. In attesa di un futuro meno nebuloso, rispetto a questi mesi seguiti alla mancata iscrizione della squadra che ha fatto battere il cuore a tutta Reggio Calabria, andiamo a rivivere tappe fondamentali di una lunga ed appassionante storia, in ordine sparso.
Revival Reggina si pone l'obiettivo di offrire i racconti degli ex allenatori, su gare ritenute spartiacque di una stagione calcistica. Impossibile non cominciare dal campionato di Serie B 1998-1999, valso la prima storica promozione in Serie A. La variante vincente di quel torneo, al di là del burrascoso epilogo personale, è rappresentata dall'allenatore Elio Gustinetti. Il Dispaccio lo ha rintracciato per chiedergli di rivivere Brescia-Reggina 2-3 del 18 aprile 1999, gara che consentì agli amaranto di raggiungere a quota 51 punti il quarto posto, l'ultimo utile in classifica per il salto di categoria, a due mesi dal termine. Il tecnico bergamasco offre ovviamente una visione più ampia, relativa ad altri momenti fondamentali di quel travolgente campionato.
Gustinetti è, probabilmente per distacco, l'allenatore tatticamente più preparato tra quelli transitati da Reggio nell'ultimo trentennio: "Ora sono più giovanile, all'epoca ero proprio intransigente. L'esperienza mi permette di essere più sereno. Senza quel mio carattere non saremmo andati in Serie A? Forse è vero". Al di là di questo simpatico passaggio nella chiacchierata, spazio adesso al racconto di un'impresa leggendaria:
"Quella squadra lì, fino alla gara di Brescia, aveva ottenuto parecchi punti fuori casa. In Lombardia eravamo già andati bene a Monza e a Cremona. Era una partita cardine del campionato – racconta Gustinetti al Dispaccio – Stavamo lievitando sia come gioco che come personalità. Dopo l'innesto di Cozza come trequartista, avevamo trovato il giusto assetto tattico. Il grande spirito di gruppo, unito alle qualità individuali, ci aveva infuso convinzione nei nostri mezzi. Tutto ciò si riversò in quella partita", racconta fiero l'allenatore rivelazione della cadetteria nel 1999.
Gustinetti non manca di sottolineare come il Brescia fosse una delle tante squadre che godeva di migliori pronostici, ad inizio stagione e non solo, rispetto alla Reggina: "Eravamo andati ad affrontare un grande Brescia, mostrando personalità e costruendo gioco. Segnare tre reti in trasferta non era facile per nessuno. Mi scorrono nella mente i gol segnati. Sapevamo che si trattava di un avversario che partiva subito forte, lo fece ad inizio ripresa riportandosi sul risultato di parità. Poi la rete di Cozza fece esplodere tutti, con quel gran tiro rientrando da sinistra verso destra, ci fece vincere la partita. Purtroppo non mi sono goduto completamente quella gioia, essendo rimasto a Bergamo dopo. Ma so dell'entusiasmo che si era scatenato in città all'arrivo della squadra".
La tifoseria, infatti, travolse di affetto i calciatori al rientro da quella memorabile vittoria esterna. La doppietta iniziale di Davide Possanzini sembrava vanificata da altrettanti gol di Ciccio Marino, reggino di Palizzi ed ex amaranto. Uno straordinario gol di Ciccio Cozza valse il punto del 2-3.
Ma fu il successo del gruppo: "Contro il Brescia ci mancava il centravanti Artico, che per noi era fondamentale. Ci aveva permesso di giocare nella maniera congegnata bene, avendo Possanzini che svariava e Cozza che poteva andare al tiro. Il centrocampo era imperniato su Poli, che avevo spostato dalla fascia sinistra a centrale. Ziliani e Martino occupavano la linea destra, con Sussi a spingere sull'out opposto. Di Sole e Giacchetta centrali facevano faville, era stata trovata la ricetta giusta. E poi c'era Firmani, molto giovane ai tempi, ma stava già dimostrando di poter essere il centrocampista poi diventato". Questa la descrizione di Elio Gustinetti, comprensiva ovviamente del portiere Orlandoni, che ci fa capire uno degli ingredienti imprescindibili per un campionato vincente, forse venuto meno ad altri allenatori transitati da Reggio negli ultimi anni: una formazione base.
Quel campionato '98-'99 visse sicuramente altri momenti particolari, che messi tutti insieme lo resero fantastico per la Reggina: "Settimana dopo settimana, vedevo che l'ambiente ci credeva. Eravamo partiti come una meteora, un inizio difficile. Avevo cambiato un po' di cose, risistemando il modulo. In autunno si verificarono gli innesti giusti al posto giusto. Pensare di raggiungere la Serie A, non è mai semplice nemmeno a dirsi. Al di là della vittoria di Brescia, ricordo belle prestazioni anche in occasione del pareggio interno col Verona, ma soprattutto mi è rimasta impressa la sconfitta patita a Reggio contro il Lecce - sottolinea mister Gustinetti - la partita più bella che quella squadra disputò. La predisposizione al gioco e la mentalità ci consentirono di uscire tra gli applausi, nonostante il risultato. Lì avvertii la sensazione di poter vincere il campionato. La società era affiatata in quel periodo, c'era a disposizione il Sant'Agata che ci consentiva di lavorare bene. Non tutte le società, a quei tempi, potevano disporre di un centro sportivo come il nostro".
"Al di là della partita di Brescia, ce ne sono altre come quella vinta in casa contro il Cesena. Ricordiamo anche le vittorie contro Pescara, Napoli, quell'anno c'erano delle corazzate in Serie B – prosegue Gustinetti sull'annata vissuta a Reggio Calabria - E si era partiti in punta di piedi, con una squadra completamente rifatta e poi ricostruita in corsa. Prendemmo ragazzi giovanissimi come Tomic. Ci vuole quel pizzico di fortuna, ma la fortuna si va a cercare. Negli allenamenti bisogna dare il meglio, ed il giovedì per la partitina con gli Allievi c'erano oltre 2.000 persone al Sant'Agata. Una cosa del genere non mi è mai successa, si era formata unione. Stavano completando lo stadio, non c'era la possibilità di far venire tantissima gente per via della capienza. Ed è un peccato che non ci fosse la copertura televisiva che abbiamo oggigiorno. Quella Reggina, così come le mie AlbinoLeffe e Lumezzane, erano di una partecipazione totale e vederle giocare era un piacere. Adesso avrebbero esaltato quell'entusiasmo. Quell'annata lì è terminata male per me, ma benissimo per la Reggina. Ho solo questo grande rammarico, di non essere stato io a condurla in Serie A. Mi è subentrato Bolchi, che faceva giocare la squadra con la stessa formazione. Il risultato fu meritato sul campo".
Assieme a Gustinetti, si passa poi al giudizio su qualche singolo che componeva la Reggina '98-'99: "Sembrerebbe una stupidaggine, dato che è facile ricordarsi di Possanzini o di Artico, ma quelli che mi hanno dato tantissimo sono due. Il primo è Poli: gli ho inventato quel ruolo di mediano, non so nemmeno io cosa mi sia successo quella notte. Il secondo è Di Sole. Lo si è sempre sottovalutato, al di là di averlo forse dipinto in maniera esagerata all'inizio della carriera. Ci aveva permesso, con la sua cattiveria agonistica e la voglia di emergere, di interpretare bene lo spirito della squadra. Non mollava mai neanche in allenamento, quel che sapeva fare lo faceva sempre bene. Quando c'era da alzare il ritmo della gara, mettendola sul piano agonistico, loro due erano i primi. Lo facevano anche durante la settimana. Poi, quindici giorni fa durante una trasmissione televisiva a Bergamo, è arrivato un messaggio di Paolo Ziliani. Ha scritto che mi ricorda sempre come un grande uomo, e la cosa mi ha fatto doppiamente piacere. A questi ragazzi ho forse trovato il ruolo giusto. Non mi sono fossilizzato sul 3-4-1-2 che volevo portare avanti, non avendo i giusti interpreti. E poi ci fu il sollecito alla società per acquistare giocatori che avevo allenato o che conoscevo bene, per poter esprimere il mio calcio".
Il mister, come già in altre occasioni in passato, ci tiene a concludere parlando della piazza e delle tante amicizie instaurate: "Sono un paio d'anni che non vengo a Reggio, prima ci tornavo con cadenza annuale a salutare tutti gli amici – conclude Elio Gustinetti - L'ultima volta sono sceso per il matrimonio del figlio di Paolo Puglia, che purtroppo è venuto a mancare quando stavo facendo i play-off con il Lecce. Saluto tutti, li ricordo con grande affetto. A Reggio mi è rimasto un pezzo di cuore, le amicizie trovate lì sono sempre state coltivate".