Gagliardi e Zanin: "Scherzando e ridendo, salveremo la Reggina"

zaninsaffiotigagliardidi Paolo Ficara - Si respira regginità. Guardando negli occhi Franco Gagliardi, Diego Zanin e Giovanni Saffioti, capisci che non ti tradiranno mai. Hanno ereditato una situazione disperata, assieme a Stefano Grilli e Lillo Ocello, prendendo a gennaio una Reggina penultima e staccata in Serie B, e l'hanno rivitalizzata e messa in corsa. Non se l'aspettava nessuno, tranne loro stessi. Un'eventuale salvezza farebbe gridare al miracolo. Ma come predicava Sant'Agostino, i miracoli accadono non in opposizione alla natura, ma in opposizione a ciò che della natura conosciamo.

Gagliardi e Zanin la natura amaranto la conoscono molto bene, e con queste dichiarazioni concesse al Dispaccio colgono l'occasione per far inalare regginità anche al pubblico. C'è da affrontare e possibilmente battere il Crotone sabato, servirà anche la spinta di un tifo unito. Unito come questo gruppo di lavoro, che non si divide nemmeno ad allenamento terminato. C'è da confrontarsi sempre, in continuazione. Anche nel corso della prima intervista insieme dei due allenatori della Reggina.

Cosa vi è passato in testa, nel momento in cui Foti vi ha affidato la panchina?
Gagliardi: "Siamo due ragazzi semplici, potremmo essere zio e nipote, che sono in grande simbiosi da più tempo. Il nipote Zanin, sin da quando era impegnato a Treviso, è molto conosciuto da zio Franco Gagliardi. Abbiamo avuto un colpo psicologico positivo. Ci siamo strofinati le mani, esclamando: era ora! Solo noi possiamo andare ad impazzire dentro questa società, in mezzo a questo casino. Ci siamo guardati con grande sintonia, sempre presente tra di noi assieme alla stima. Gliene ho portata quando allenava il Treviso, e poi quando ho conosciuto direttamente l'uomo. E soprattutto disponibilità nel potersi guardare negli occhi come due grandi amici, appartenenti alla stessa famiglia".
Zanin: "Sono rimasto non dico sorpreso, ma la prospettiva di un lavoro così intenso e difficile ha rappresentato una sfida affascinante. Vicino al mister Gagliardi, a Saffioti e a Grilli, mi sono sentito protetto. Caratterialmente sono fatto così, vado a vedere quel che si può fare anziché quel che non è stato fatto prima. Ci sbatto la testa, poi cerco le soluzioni. Non era facile, ma aver impegnato i miei pensieri nel cercare di fare qualcosa di positivo per la Reggina, non mi ha dato il tempo per emozionarmi o per cercare sentimenti particolari. Ero contento per le persone che mi stavano vicine. Quando mi si prospetta una sfida da superare, il mio pensiero va solo lì".

Parliamo del primo approccio con la squadra. Avete preferito mettere un punto finale su ciò che era successo in precedenza, oppure iniziare subito con un vostro input?
Zanin: "Abbiamo portato il nostro lavoro e la nostra serietà, naturalmente in considerazione di ciò che c'era prima. Tante cose io non le sapevo, non ho dato peso a quel che mi si veniva a dire. Il mese di gennaio è stato particolare in virtù del calciomercato. La squadra aveva fatto 14 punti e l'ambiente era depresso. Abbiamo portato avanti il nostro lavoro e la nostra mentalità. Ciò è stato fatto dal primo minuto, tranne la prima settimana in cui si è vissuto uno scetticismo generale. Non è facile per i calciatori trovarsi in una situazione del genere, dopo aver cambiato tanti allenatori. Siam dovuti entrare forte nello spogliatoio, per far capire chi fossimo. Le cose si sono sistemate col lavoro, ma c'è ancora tanta strada da fare".

È stato più difficile risollevare questo gruppo o quello del '96? All'epoca si raccontava che lei suonasse il pianoforte durante i ritiri.
Gagliardi: "Il fatto che abbia allietato il gruppo col piano, è una verità. Tra le tante cose che riesco a fare non benissimo, c'è anche quella di suonare. Magari mi fermo solo a strimpellare la Malafemmina, che poi è la cosa più importante della vita di ognuno. La Reggina invece è tutta un'altra cosa. Tornando alla domanda di prima: io e Diego non ci siamo impegnati granché a riflettere su quel che stava capitando. Avevamo grande fiducia nelle persone che hanno scelto questo indirizzo, cui dobbiamo molto. E pensavamo che qualcosa di buono fosse stato fatto anche prima. Io facevo l'osservatore, Zanin era impegnato con la Primavera. Non è che conoscevamo molto la prima squadra. Ci siamo messi lì di buzzo buono ad individuare nei calciatori degli elementi importanti, sulla scorta della fiducia di una società che li aveva messi insieme. Poi, siamo stati agevolati dal fatto che io di campo ne capisco molto poco. Invece, Saffioti e soprattutto Zanin di campo ne sanno molto. Sono stato al fianco di lavoratori giovani, che hanno entusiasmo e fiducia nei propri mezzi. Su questa lunghezza d'onda, ritengo che Foti abbia fatto bene ad affidarci la squadra. La stagione 2013/14 è simile a quella 1995/96, in cui c'era tanto disfattismo e tanta tragedia intorno. Certe cose stavano per precipitare, e se ciò fosse accaduto non si sarebbe conosciuta la Serie A. Però anche allora avevano un grande presidente. Anzi, un grandissimo. In quel momento non lo si sapeva, poi lo è diventato. Oggi abbiamo la fortuna di sapere con certezza, ma in Italia lo sanno tutti, di essere stati convocati da un presidente che la sa lunga su come si fa il calcio in Italia".

Non è la prima volta che si vede una coppia di allenatori in panchina, specie in Serie B.
Gagliardi: "Diego è l'allenatore, che sta formandosi. Ha dalla propria l'entusiasmo e le conoscenze. Ha bisogno di fare esperienza, per poi allenare in Serie A. Io sono insieme a lui, posso aiutarlo a centrare l'obiettivo della salvezza con la Reggina. E soprattutto, l'obiettivo personale che è nelle sue corde: allenare nella serie superiore".
Zanin: "Penso sempre alla crescita. Mi ritengo fortunato di essere affiancato da mister Gagliardi, lo dico sempre. Ci compensiamo molto. Ogni giorno scopro qualcosa, le giornate non scorrono mai banalmente. Ho buttato dentro tante cose in questo periodo, avevo ed ho ancora bisogno della saggezza del nostro mister. Va a compensare conoscenze che non posso avere, le sto sviluppando in maniera frettolosa. Con umiltà, cerco di portare avanti il mio lavoro. Ascoltando consigli e mettendoci del mio. Voglio che la squadra riceva un segnale ben preciso, ed è tutto coordinato da questo signore che ne sa più di tutti".

L'obiettivo finale che vi siete posti adesso è leggermente diverso, rispetto a due mesi fa?
Zanin: "Siamo partiti con una meta da raggiungere, fin dal primo giorno. Ci sono degli ostacoli da superare, vediamo come risponde la squadra. Sul lavoro dello staff abbiamo puntato molto, per la Reggina noi ci siamo 24 ore su 24. Cerchiamo di sbagliare poco, ma la metà è stata sempre molto precisa e lo è anche adesso".
Gagliardi: "È come se noi fossimo in un grande teatro, la Scala di Reggio, gestita da un grande presidente che si chiama Lillo Foti. Molta gente non sa cosa vuol dire essere su questo palcoscenico: servono cuore e capacità, si passano anche dei momenti felici assieme, ma bisogna lavorare sodo, sodo e sodo. Bisogna ancora centrare l'obiettivo, e ci danneremo per farlo a prescindere dalla disponibilità, positiva o meno, di tanta gente nei nostri riguardi. Una nota di colore, che Zanin vuole sottacere, mi è arrivata stamane sul telefonino: triennale in Australia. Lo dobbiamo verificare. Il mio amico naso di pippa, ovvero il grande professor Saffioti, più Diego e io, abbiamo già un'offerta. Forse ci stanno sfottendo. Siamo in un teatro, l'unico obiettivo è di centrare la salvezza e la centreremo. E già ci parlano di un triennale in Australia. Al netto, però non siamo d'accordo sulla cifra. C'è anche un bonus che comprende alloggio, letto comodo, una cangura, quattro andate e ritorno dall'Italia e una tredicesima. Non sto scherzando, Reggio è un punto di riferimento importante. Specie per chi arriva qua senza essere previsto. Cercheremo di far bene, probabilmente poi andremo in Australia. Magari a passare le ferie. La mettiamo così per snellire quello che aleggia intorno. Abbiamo ritrovato uno spirito nuovo, con la voglia di scherzare. Però scherzando e ridendo, in campo si sta facendo seriamente. I ragazzi si stanno impegnando, dandoci la possibilità di verificare di che pasta siano fatti. E non era una pasta scelta male: era buona, bisognava soltanto aprirla e lavorarla molto. Saffioti, e Diego in modo particolare, con la mia vicinanza, stanno centrando un obiettivo importante. Attualmente non è quello di essere salvi, questo lo otterremo alla fine del campionato. Ma è quello di dare alla nostra società il pensiero di avere una squadra, su cui lavorare per il prossimo futuro".

Questo spirito lo avete trasmesso alla squadra, ma anche al pubblico. Per Reggina-Crotone, cosa vi aspettate?
Zanin: "Non ci aspettiamo niente. Intanto, sappiamo cosa dobbiamo fare noi. Serve un comportamento sempre più positivo, sul campo e fuori. È fondamentale, è questo che trascina la piazza. Grinta e determinazione non si sbandierano: alla squadra va dato equilibrio, si matura nelle difficoltà e tirando fuori i valori, che risaltano col comportamento. È consequenziale che alla gente piaccia l'atteggiamento, e noi lo avvertiamo. Solo così si può portare sempre più gente".

Sugnu cu lu pubblicu. È una frase che esprime meglio di ogni altra il suo invito alla gente, per venire allo stadio.
Gagliardi: "Mi sento coinvolto anche da ciò che mi viene dalla mia famiglia. Mia figlia sta litigando con questo maledetto telefonino, prendendosela con chi ci chiama riggitani e meschini. Io non vorrei, ma lei dice che con umiltà si raggiungono i traguardi. Come la sua laurea, o la dignità per farsi accettare in qualsiasi tipo di ambiente, pur avendo umili origini. Io e Zanin ci sentiamo partecipi in questa città. È una tappa che non può prescindere da un rapporto di cuore col pubblico. Il presidente si sta dimenando da anni qui, ha proposto un calcio di Serie A e prima di lasciare, se un giorno dovesse succedere, nel suo cuore c'è un ritorno in Serie A. Ancor di più sappiamo che il pubblico è capace di grande generosità, in un territorio particolare. Tutti i componenti dello staff si sentono legati. Il pubblico è generoso, ti rimprovera ma sa perdonare. Lo tacciano come un pubblico diverso: duro, e legato solo a cose materiali. La mia esperienza non lo dice assolutamente. È una tifoseria che sa gratificare anche dopo grandi delusioni, e noi speriamo di essere gratificati non solo per sabato prossimo, ma per tutto ciò che sarà da qui in avanti".

Parliamo del Crotone. Che squadra è e come va affrontato?
Zanin: "Squadra di qualità, molto giovane. Gioca a calcio, ha messo in difficoltà quasi tutti, specie quando la partita si mette su certi binari. In questo momento sono spensierati, dispongono di un buon bottino di punti. Il giovane ha bisogno di tranquillità per ottenere risultati, in una zona importante della classifica. Serve una partita perfetta. Hanno doti di palleggio e giovani di prospettiva".
Gagliardi: "Il Crotone è gestito, da tanto tempo, da un signor presidente. Si avvale della collaborazione di Giuseppe Ursino, che viene dalla provincia di Reggio. L'allenatore in seconda, Galluzzi, ha fatto apprendistato presso il nostro centro sportivo. Ed ha un mister cresciuto all'interno della società. Vuol dire che la strada intrapresa dal Crotone è come la nostra, ed ha perseverato su un indirizzo. La partita di domenica sarà giocata col cuore, dovrà essere attenta specie sul piano tattico. Riconosciamo agli avversari grandi meriti, sono una delle migliori squadre della Serie B. Questo la dice tutta su come dobbiamo attrezzarci, per far sì che il risultato possa arriderci".

Quali sono i vostri principali ricordi circa le esperienze maturate in precedenza, all'interno della Reggina?
Zanin: "In veste di calciatore, ricordo gli anni di Scala. Quella culminata con lo spareggio per andare in Serie A, è sicuramente una stagione indimenticabile. Ho un grandissimo ricordo della piazza in quel campionato, e delle emozioni vissute. Poi ho fatto altri anni qui, ho sempre avuto un feeling con la Reggina anche quando sono andato altrove. Da allenatore, ho sempre avuto a disposizione almeno un calciatore cresciuto al Sant'Agata. Il rapporto c'è sempre stato, sono presente nelle vicissitudini della squadra. Li ho seguiti con piacere, ed ho provato rammarico quando li ho visti in Serie A: volevo arrivarci assieme ai miei compagni di quell'anno, a coronamento di un campionato strepitoso. Una Squadra con la S maiuscola, ben coordinata in un ambiente molto umile. Società, calciatori e città erano un tutt'uno. Credo che questa situazione si possa ricreare, le persone valide ci sono".
Gagliardi: "Tutto quel che è stato, va ricordato come sprone. Il presente impone grandi sacrifici. Al di là dello scherzo australiano, chiunque lavora nella Reggina ha modo di guadagnare da questa esperienza. Centrando l'obiettivo per cui siamo qui, lavorando con grande serietà, e castigati spesso dalla nostra società quando mostriamo debolezze o ritardi. Si può solo migliorare, riempiendo dei vuoti. Si potrà anche sbagliare, ma abbiamo fatto un giuramento particolare: daremo tutto noi stessi, ci trasferiremo le nostre competenze ogni giorno. Riusciamo a correggerci e migliorare. Non abbiamo fatto ancora molto, ma la soddisfazione ce la danno società e squadra. Dopo aver ripreso il lavoro ieri, ci stanno ad indicare di essere ancora nella partita di Carpi. Per il prossimo futuro dobbiamo avere quelle sensazioni: sono tutti uniti, abbiamo ritrovato quello spirito. Noi lo abbiamo creato, loro lo stanno trovando. A Carpi ho detto che la società è stata fenomenale, Diego lo può confermare. È stata vicina a noi ed ai calciatori, li ha affiancati. È coinvolta ancor più di prima. Io alla luce della mia esperienza, e Diego alla luce della sua, abbiamo riscontrato che la società è stata determinante affinché tutto non crollasse. Il compito è di continuare sulla strada che ci ha tracciato la settimana scorsa".

Forse è la piazza a dare segnali diversi, da una settimana all'altra.
Gagliardi: "Io rimango alla piazza ultima, dopo la sconfitta di Varese. Aveva già dato segnali positivi. La piazza sta valutando il nostro lavoro: sicuramente non ci riconosce grandi qualità, in relazione al nostro passato, però sono convinto che stia apprezzando".

Adesso che segnale vi aspettate da Reggio Calabria?
Zanin: "Più che segnale, ho una sensazione. Vivendo a Reggio e percependo la gente che incontro giornalmente, credo ci stiano guardando con gli occhi sbarrati e pieni di fiducia e sostegno. La piazza non vede l'ora di venire ad entusiasmarci al Granillo. Noi dobbiamo alimentare questa dote che il reggino ha, e che vuol solo buttare fuori. Credo che il reggino partecipi".
Gagliardi: "Aggiungo che una certa delusione l'abbiamo provocata, con una sconfitta interna che ci serve da lezione. Faremo sì che il pubblico entri con entusiasmo ed esca con altrettanto entusiasmo".