di Paolo Ficara - Non è mai per caso. Nel 1992, la Reggina si salva ad Ischia con mister Geretto; tre anni dopo, vola in Serie B. Nel 1996 la Reggina è ad un passo dal repentino ritorno in C1, ma ottiene quattro vittorie nelle ultime quattro gare; nel 1999 può festeggiare la prima storica promozione in Serie A. Senza quelle salvezze, nel '92 in C1 e nel '96 in B, oggi avremmo tante pagine di storia gloriosa in meno.
Franco Gagliardi subentrò a Giuliano Zoratti nel finale di quel campionato. Di sicuro, le ultime quattro avversarie erano meno motivate (Lucchese tranquilla, Pistoiese già condannata, Pescara al riparo e Reggiana aritmeticamente in Serie A), ma per vincere bisognava pur sempre buttarla dentro. Ecco perchè Franco Gagliardi, protagonista di questa puntata dei revival del Dispaccio, rivendica a distanza di quasi 20 anni i meriti per quel traguardo.
Il percorso per Gagliardi fu in salita. La Reggina non vinceva da mesi, ed al suo esordio in panchina un abbaglio dell'arbitro Bettin (lo stesso del 13 giugno 1999 a Torino) determina un deludente pareggio con la Salernitana al vecchio Comunale: "Rigore inventato, il contatto avvenne al limite dell'area negli ultimi minuti. Lì c'è stato nu papariamentu. Ricordo tutte quelle partite. C'era Colomba in panchina nella Salernitana. Un mio difensore prima si era impappinato sulla linea di porta, ma facemmo una partita eccezionale. In quella partita non contava tanto il pareggio, quanto l'approccio di una squadra già data per morta. C'era da restituire fiducia al gruppo e all'ambiente, così è stato – rileva Gagliardi al Dispaccio - L'avversario era tra i primi della classe. La strada poteva essere difficile, ma i risultati potevano arrivare come poi è stato. Un successo di gruppo, non individuale. Con quella partita ci ricompattammo, credo di aver fatto un bel lavoro in quell'occasione, dando la possibilità ai dirigenti di mettersi in evidenza in seguito. Infatti sono stati storici, sia Martino che Foti, hanno portato la Reggina alla ribalta. Però io sono stato il loro padre. Manco mi è stato riconosciuto. Ero giovane, ma più grande di loro".
A nominare Foti e Martino, si scoperchia una sorta di vaso di Pandora. Mister Gagliardi tira fuori dei retroscena che mal celano la delusione per la mancata riconferma in panchina, nella stagione successiva: "Ero stato scelto da loro, specie da Gabriele, per via di un lavoro fatto negli anni precedenti a Cosenza. Lì mi sono inventato un campione del mondo (Simone Perrotta, ndr). Poi Fiore, Miceli, Paschetta, lo stesso Marulla. Gente diventata protagonista non solo nel capoluogo bruzio, ma in giro per l'Italia. Al Viareggio siamo stati battuti in semifinale dal Padova allenato da Buso, in cui giocava Del Piero. Ricordo tutto del mio passato calcistico, anche gli errori che ho commesso. Di quel campionato che portò la Reggina a salvarsi all'ultima domenica, ricordo un signor allenatore: Carlo Ancelotti. Aveva già vinto il campionato con la Reggiana, prima di giocare contro di noi. Festeggiammo insieme, con Foti e Martino sul carro. Io invece subito sul treno per Firenze, dove dovevo completare il supercorso di Coverciano, ma a luglio mi ritrovai disoccupato. Con Ancelotti siamo grandi amici, lui vinse il campionato ma pure io vinsi il mio. Strade diverse..."
"Su quel successo si è sempre sottaciuto – rincara la dose Gagliardi – Quelle quattro vittorie finali hanno dato lustro soltanto alle figure di Foti e Martino: uno è diventato il grande presidente, l'altro il grande direttore sportivo. Io sono passato come il pennacchio della situazione, avendo ricevuto la non riconferma. Ed aggiungo. Sono stato tagliato fuori dalla possibilità di lavorare con il Messina. Venni contattato dalla società, ma la Reggina mi invitò a ritornare a casa e questo non lo sa nessuno. Infatti, in caso di sconfitta in casa, potevo tornare in panchina al posto di Buffoni. Così ho bluffato col Messina, tornai fuggendo a casa aspettando la chiamata. Alle 3 del mattino accesi il televideo: Guerini era il nuovo allenatore della Reggina. E rimasi senza né Reggina, né Messina. Il mio legame con gli amaranto era forte, ma lì me ne sarei dovuto fregare, prendere un buon stipendio e continuare la mia carriera con i dirimpettai. In mano mi restarono le illusioni ed il master appena conseguito. Avevo capito come si doveva stare in società con Foti e Martino. E non era facile. Ci sono state tante illazioni. Facile un c**** quella salvezza. Diventai un pulcino nero, altri diventarono faraoni. Per 20 anni mi hanno tenuto all'oscuro, per 20 anni ho lavorato. Avevo la preoccupazione di non diventare avvocato, avendo rifiutato la laurea. Mi sono legato ad un carro che ha sempre fatto lavorare me, e ne sono orgoglioso. Però non mi hanno mai dato la carica che mi aspettavo. Magari avrei guadagnato di più da allenatore, oggi ha valore solo il denaro. Nel calcio non c'è cuore. Tanto è vero che oggi nessuno si ricorda di Gagliardi. E qualora se ne ricordasse, oblia sul fatto che avrei potuto ricevere di più".
A prescindere dalle amare riflessioni, Franco Gagliardi conserva un posto molto importante nella storia della Reggina. L'alacre lavoro portato avanti in vari ruoli, dagli anni '90 fino a due stagioni fa, magari è noto più ai muri del Sant'Agata che non alla tifoseria. Ecco perchè, con questo articolo, celebriamo quel traguardo sportivo costituito dalla salvezza del 1996, senza la quale la Reggina avrebbe forse anticipato di 20 anni il tracollo finanziario del luglio scorso: "Posso assicurare che senza quella salvezza, non sarebbe esistita la Reggina capace di rimanere per molti anni in Serie A. Un conto è salvarsi in Serie B al primo anno ed avere un certo tipo di ritorno economico, un altro conto è il budget di una squadra retrocessa in un'altra Lega. Per vincere il campionato di Serie C serve un grosso investimento e si rischia comunque il tracollo, come è successo a noi a distanza di tanto tempo. Qui, negli ultimi anni, si è mantenuta una squadra in Serie A provando a costruirla forte. Poi retrocessione e scatafascio che ci ha portato alla mancata iscrizione. Se non fosse arrivata la salvezza del 1996, la recente implosione sarebbe avvenuta all'epoca - ammonisce Gagliardi - Foti era un commerciante nel settore dell'abbigliamento, non aveva la forza economica maturata poi negli anni".
Inevitabile, con una persona legata per decenni ai colori amaranto, andare a commentare anche il presente e forse l'immediato futuro: "Il tracollo dell'ultima fase è stato giustamente pilotato. Potrà permettere di risollevarsi alla grande. Se fosse avvenuto 20 anni fa, non ci sarebbe stato da rimpiangere un glorioso passato in Serie A. Ho partecipato alle retrocessioni, ma anche a tutte le promozioni. Sempre come uomo importante, oscuro. L'innominato, dato che sto leggendo i Promessi Sposi". E con certe dichiarazioni, non ci sono dubbi che il mister Gagliardi non possa essere confuso con Don Abbondio.
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