di Paolo Ficara - Quando nasce un amore. Il titolo di una canzone di Anna Oxa può riassumere il significato della stagione 1991/92 per la Reggina, sia per quanto riguarda l'inizio di un percorso sfociato poi nel raggiungimento di grandi traguardi, sia per quanto riguarda il rapporto con un personaggio rimasto sempre, da lì in poi, legato a doppio filo col Sant'Agata.
Gabriele Geretto ha ricoperto (e continua a farlo) vari incarichi per la Reggina, da ormai diversi lustri. Allenatore delle formazioni giovanili; osservatore sia di talenti in erba che di calciatori adulti, non solo dalle proprie "postazioni" preferite (Triveneto e Puglia) ma anche all'estero; "custode" del Sant'Agata, con riferimento anche alle sue sporadiche presenze agli allenamenti della prima squadra quando si attraversavano momenti di particolare difficoltà (parecchi, dal 2009 in poi), e c'era da capire se nel gruppo si respirava unità di intenti.
Nell'unica annata in cui gli è stata affidata la prima squadra, mister Geretto (immagine tratta da "Una storia amaranto", pubblicazione di Franco Iacopino ed Eugenio Marino) ha posto una pietra miliare della storia amaranto. Chiamato a sostituire Giancarlo Ansaloni (già subentrato ad Aldo Cerantola) per un malessere improvviso, fu poi confinato alla formazione Primavera nonostante i buoni risultati ottenuti, nel momento in cui Ansaloni tornò in piena salute. Un ulteriore esonero di quest'ultimo gli consentì di assumere definitivamente il comando della prima squadra, portandola ad una salvezza nel campionato di C1 che all'epoca valse la sopravvivenza della Reggina e l'inizio di un nuovo percorso.
Questo appuntamento con i revival amaranto è dunque dedicato a mister Gabriele Geretto, salvatore della patria nella stagione successiva alla retrocessione dalla Serie B e con ingaggi pesanti sul groppone: "Arrivai alla Reggina nella stagione '88-'89, assieme a Mario Biason. Il mio compito era di ricostruire il settore giovanile. Nel '91-'92 mi ritrovai a passare dalla Primavera alla prima squadra, per le varie vicissitudini che ci furono. Ansaloni ebbe un malessere, poi mi ritrovai a concludere il campionato con la salvezza ad Ischia all'ultima partita. C'era una situazione non bella sotto l'aspetto economico e societario. Si veniva da una retrocessione. La stagione si presentava difficile, ma ricordo benissimo la programmazione: bisognava portare avanti il settore giovanile".
Chiaro, dunque, il messaggio lanciato dalla società in quella stagione: "La Reggina poteva uscire da una situazione debitoria non di poco conto, solo puntando sui giovani. Si partì con nove elementi della Primavera su una rosa di 21 giocatori. Ricordo benissimo Campolo, Di Sole e Tedesco, poi venduti alla Fiorentina, ma anche Emilio Belmonte. Nella stagione precedente, avevamo fatto la finale con il Torino per il titolo italiano. Quel traguardo rappresentava il top, in quei tre anni di programmazione nel settore giovanile. In panchina andò Bruno Iacoboni, dato che ero scalato in prima squadra. Ma c'era già in atto un progetto che doveva portare la Reggina dove poi è arrivata successivamente. Quell'anno c'era l'obiettivo di centrare la salvezza e risanare il bilancio, entrambi raggiunti. La triplice cessione alla Fiorentina di Campolo, Di Sole e Tedesco fu il suggello".
Lo 0-2 ottenuto sul campo dell'Ischia all'ultima giornata, firmato dai gol di Mariotto e Giacchetta, consentì di centrare la salvezza e di dare vita a quel percorso che avrebbe poi portato la Reggina molto in alto: "Gara decisiva per la salvezza. C'era tensione, sapendo come ci eravamo trovati in quella situazione. Avevamo disputato un buon girone di ritorno, c'era comunque la fiducia di poter centrare l'obiettivo. Se ci fosse stata un'altra retrocessione, i problemi sarebbero stati più grossi. Da lì c'è stata la forza di ripartire, grazie alla politica dei giovani intrapresa dalla società - spiega Gabriele Geretto al Dispaccio - Un aiuto importante, in quella stagione, arrivò dai calciatori più anziani come Mariotto o De Vincenzo, capaci di portare esperienza e tranquillità".
Il '91-'92 rappresenta la prima stagione con Lillo Foti presidente al posto del dimissionario Pino Benedetto: "Ricordo che dopo la fine del campionato con l'Ischia, rimasi a Reggio una decina di giorni e mi diede l'incarico per continuare nella stagione successiva, con la prima squadra. Sapevo che c'era un programma da portare avanti, senza grandi disponibilità economiche. Si cercava solo la valorizzazione di quei ragazzi che avevano fatto bene negli anni precedenti. Il rapporto tra me e Foti? Abbiamo sempre condiviso la fiducia verso i giovani. Dopo i primi anni alla Reggina, ho fatto il mio percorso. C'è sempre stato un rapporto di amicizia ma soprattutto professionale con la dirigenza, in particolare con Lillo Foti".
Il discorso si sposta sul generale e chiediamo a mister Geretto qual è stato il punto di forza della Reggina negli anni belli, e quale invece la debolezza che ha determinato la successiva parabola discendente: "Il punto di forza è rappresentato dal programma societario, con in testa il presidente. La città, il tifo ed il centro sportivo giocano tutti un ruolo importante in quella parabola fantastica. Le vicende degli ultimi anni? Sono rientrato al settore giovanile nel 2010, difficilmente potrei esprimere giudizi. Errori ne sono stati commessi, elencarli non spetta a me. Nell'anno della retrocessione dalla A alla B, il tentativo di immediata risalita ha creato la situazione peggiore. C'è stata una gestione scriteriata, con tre cambi tecnici e problemi economici creati dagli ingaggi dei giocatori".
Questa intervista rappresenta un ringraziamento a Gabriele Geretto, sia per la salvezza del 1992 che per il lavoro portato avanti negli anni successivi per conto della Reggina, rimanendo sempre dietro le quinte ed evitando di proposito palcoscenici e microfoni. Il fatto che rivesta ancora un ruolo di responsabilità per il settore giovanile, assieme a Laiacona e Sorgonà, ci induce però in tentazione e dopo tante domande sul passato, gliene poniamo una sull'immediato futuro:
"Una nuova parabola ascendente per la Reggina? Sicuramente ci può essere una ripresa – risponde subito Geretto – Reggio ha potenzialità e mezzi, anche umani, per poter ripartire. Non bisogna pensare che la Reggina possa essere nelle condizioni immediate per farlo, a meno che non ci sia una determinata situazione economica che ti permette di operare. Credo non sia facile, ma la Reggina e Reggio possono ripartire. Il presidente mi ha incaricato di dargli una mano in questa nuova avventura col settore giovanile, assieme alla Juventus. Mi piace lavorare in questo ambiente, sono due anni che giro l'Europa per conto mio allo scopo di verificare la crescita di determinati Paesi. Se non crei dei progetti, diventa difficile".