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Quando nel 1878 Joseph Pulitzer diede vita al St. Louis Post-Dispatch probabilmente non immaginava che quelli sarebbero stati i primi passi di una rivoluzione che avrebbe travolto il giornalismo mondiale. Di certo però, Pulitzer aveva chiaro in mente che alla gente bisognava dare qualcosa di più, che l'informazione non poteva essere semplicemente appannaggio di pochi, selezionati intellettuali. Nel giro di dieci anni, il suo New York World, l'ennesima testata che nel giro di pochi anni avrebbe acquistato, sarebbe diventato il primo quotidiano degli Stati Uniti e il più diffuso fra gli immigrati, per i quali il Ny World era un appiglio solido al quale aggrapparsi in un Paese straniero.
A quello spirito e a quella straordinaria rivoluzione, noi del Dispaccio oggi, in terra di Calabria, abbiamo scelto di ispirarci. In una regione in cui le baronie economiche, politiche e criminali spesso viziano o stravolgono le informazioni in circolazione, abbiamo scelto di fare informazione "senza padroni e senza padrini" dietro le spalle. II nostro editore è l'associazione culturale che abbiamo costituito e i (pochi) fondi con cui iniziamo questa avventura sono usciti esclusivamente dalle nostre tasche. Una scelta di indipendenza che ha significato probabilmente maggiore lavoro e maggiore fatica, ma che ci permette di affermare di avere un solo padrone: la notizia.
Crude a volte, irritanti per alcuni, forse scomode per altri, speriamo utili per i più. Crediamo che l'informazione sia il cemento essenziale per la costruzione della società e abbiamo deciso di fare la nostra parte, scevri da ogni tipo di condizionamento. Tenteremo di essere una voce "fuori dal coro", un giornale fatto di entusiasmo e di rigore, di passione ed equilibrio. Proveremo a raccontare ora dopo ora, giorno dopo giorno questa terra di confine, schiacciata da ndrangheta e compromessi, dal punto di vista di chi la vive, per dare voce non al potere ma a chi lotta per i propri diritti e per dare a questa regione un futuro diverso.
Per questa battaglia, che sappiamo non semplice, abbiamo scelto il web, perché crediamo che internet sia oggi il migliore alleato dell'informazione. Il giornalismo on-line non è il futuro, ma il presente che viviamo quotidianamente e vogliamo contribuire a costruire. Per questo aderiamo con convinzione al manifesto del web-journalism redatto dai blogger tedeschi e a quei principi – che qui pubblichiamo – sarà ispirato questo foglio elettronico che avrà nei lettori l'unico, vero, incondizionato interlocutore.
"Allora prof, mi torni a dire a cosa serve il giornalismo", gli dissi sedendomi sul pavimento del patio. Santos sparì all'interno della casa. Tornò con un sigaro acceso che lasciava dietro di sé una sottile linea di fumo.
Mentre parlava, il sigaro componeva disegnini nell'aria. "È l'ultima fottuta barriera che ci impedisce di cadere nella barbarie. Senza il giornalismo, senza la circolazione delle informazioni, tutti alzeremmo la mano quando il big brother ce lo ordina. È la voce dei muti, l'orecchio in più dei sordi. È l'unico fottuto mestiere che valga la pena nella seconda metà del XX secolo. È l'equivalente moderno della pirateria etica, il soffio vitale delle ribellioni degli schiavi. È l'unico lavoro del cazzo che sia ancora divertente. Contraddittoriamente, torna a occuparsi di cose eterne: la verità, il male, l'etica, il nemico. È la migliore letteratura, perché è la più immediata. È la chiave della democrazia reale, perché la gente deve sapere cosa sta succedendo per decidere come giocarsi la vita. È il reincontro delle migliori tradizioni morali del cristianesimo primitivo con quelle della sinistra rivoluzionaria della fine del XIX secolo. È l'anima di un paese. Senza giornalisti, saremmo tutti morti, e la maggioranza ciechi. Senza circolazione di informazione veridica, saremmo tutti stupidi. È anche il rifugio dei topi di fogna, la zona piú contaminata, insieme alla polizia, di tutta la nostra società. Uno spazio che si fa degno perché va condiviso con i più abietti, i più servili, più abbuffini, più corrotti. E per compensazione ti offre la possibilità dell'eroismo. È come se mettessero cielo e terra in un frullatore e tu dovessi lavorare in movimento. È una falegnameria del senso comune. Ti basta o vado avanti?"
"Mi basta", gli dissi, "grazie prof".
Paco Ignacio Taibo II, Sentendo che il campo di battaglia, pag 62
Dal 2 aprile del 2012, giorno in cui Il Dispaccio ha iniziato le proprie pubblicazioni, proviamo a offrirvi un nuovo modo di fare giornalismo. Notizie, inchieste, approfondimenti, opinioni. Tutto online, liberamente fruibile e senza il condizionamento di chicchessia. Ispirandoci ai principi del web journalism, abbiamo scelto una forma di integrità professionale respingendo forme di compromesso ed elargizioni da parte di chi aveva come obiettivo quello di trarre vantaggi personali, a scapito di quella informazione libera, per noi imprescindibile, che abbiamo sempre offerto gratuitamente ai lettori. Un giornalismo dalla parte del lettore, che rifugge ogni tipo di commistione con gli oscuri potentati che governano la Calabria.
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