Reggio, la denuncia di due lavoratori: "Villa Betania, luogo di diritti negati!"

letteraDa due lavoratori della struttura Villa Betania di Reggio Calabria, riceviamo e pubblichiamo:

Siamo due lavoratori (fisioterapisti) di Villa Betania che da diversi anni si sono visti costretti più volte ad adire all'Autorità Giudiziaria al fine di ottenere il pagamento dei propri stipendi.
A Marzo di quest'anno abbiamo richiesto ed ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento di mensilità arretrare riferite all'anno 2012.
Non avendo ottenuto da parte della nostra amministrazione tale pagamento, abbiamo proceduto, tramite il nostro legale di fiducia,  ad esecuzione forzata.
Mercoledì scorso Villa Betania ha disposto nei confronti dei propri dipendenti la corresponsione degli stipendi relativi alla metà del Mese di Marzo e tutto Aprile 2013 (mensilità da noi non richieste nel decreto ingiuntivo e non oggetto di esecuzione forzata) escludendo deliberatamente il pagamento nei nostri confronti, posto che avremmo intrapreso un'azione esecutiva nei  confronti della suddetta amministrazione.
Detta decisione operata dall'amministrazione di Villa Betania – oltre a comportare un ulteriore danno alla nostra persona con le difficoltà  facilmente comprensibili, derivanti  già da una mancata  corresponsione regolare degli stipendi – assume a nostro avviso aspetti discriminatori ed in violazione di qualsiasi regola di diritto.
Tutto questo appare ancora più grave se si pensa che la struttura di riabilitazione gestisce soldi pubblici, cosa che dovrebbe comportare una maggiore correttezza nell'operato dei suoi amministratori che, invece, oggi voglio punirci e penalizzarci rispetto agli altri dipendenti, solo perché abbiamo AVUTO IL CORAGGIO DI ESERCITARE LEGITTIMAMENTE UN NOSTRO DIRITTO, COSTITUZIONALMENTE GARANTITO, richiedendo che ci vengano corrisposte le retribuzioni quali corrispettivo del nostro lavoro sempre diligentemente prestato.
Se l'intenzione degli amministratori di Villa Betania fosse quello di ridurci "alla fame" o di ricattarci" economicamente costringendoci a rinunciare ai nostri diritti, sappiano che non è nostra intenzione desistere ad esercitare ed intraprendere ogni strumento che la legge ci consenta di attuare.
E che la nostra voce non resterà nascosta alla pubblica opinione!

Antonella Tassitano e Saverio Occhiuto