“Se a Canolo sono a rischio posti di lavoro, le responsabilità sono dell’ultima amministrazione sciolta per mafia”

Riceviamo pubblichiamo:

Correva l'anno 1963 quanto la famiglia Femia otteneva dall'amministrazione comunale dell'epoca la concessione di un'area del Comune di Canolo per la coltivazione di una cava di pietra calcarea, materiale di cui il territorio è ricco e dalle peculiarità indiscusse.

Da tale anno, grazie alla lungimiranza degli amministratori dell'epoca, Canolo è conosciuto in Italia ed all'estero per la c.d. "Pietra di Canolo", grazie al piano industriale sviluppato dalla famiglia Femia, che, per il tramite della Femia Nicola di Femia Benedetto & c., ha creato numerosi posti di lavoro per decenni ed ha altresì creato un indotto che ha permesso lo sviluppo di altrettante opportunità lavorative per le famiglia canolesi.

Tutto ciò era impensabile in un comune interno e preaspromontano, duramente colpito dagli eventi alluvionali e composto da una comunità di appena qualche migliaio di abitanti.

Eppure il sogno, con enormi sacrifici, era stato realizzato: Canolo aveva la sua identità ed un suo sviluppo florido.

La Femia Nicola di Femia Benedetto & c., oggi gestita dalla Remixo S.r.l., produceva ricchezza: inizialmente produceva materiale sia per sé stessa, che per la Ditta Gullace e successivamente forniva anche la Meridionale Intonaci S.r.l. ed altre aziende; nel frattempo la Meridionale Intonaci riattivava la vecchia cava, che veniva gestita, di fatto, da Femia Giuseppe, che altri non è se non il vice sindaco dell'ultima amministrazione sciolta per mafia; in epoca recente, la cava veniva di fatto gestita dalla Prod.Int. S.r.l., sempre riconducibile al vice sindaco Femia Giuseppe.

Ad ogni modo, l'Amministrazione comunale autorizzava la coltivazione di ben due cave, creando, come detto, prospettive di sviluppo ed opportunità lavorative, tant'è che le due realtà creavano circa il 50% dell'intera economia locale.

Ma, si sa, nei paesini, i successi costruiti con fatica e sudore da persone provenienti dal popolo possono anche suscitare invidia, anche sé, per dirla alla De Andrè, "... le contromisure, fino a quel punto, si limitavano all'invettiva ...".

Fu così che qualcuno, pensando evidentemente di "... punire il furto d'amore per il tramite dell'ordine costituito ...", ha di recente utilizzato il mandato popolare conferito all'ultima amministrazione in carica, poi sciolta per infiltrazione mafiosa, creando una discontinuità con le amministrazioni precedenti.

L'ultima amministrazione democraticamente eletta, infatti, ha rifiutato alla Femia Nicola di Femia Benedetto & c. la proroga alla coltivazione dell'area di cava, quindi il rinnovo del permesso ad estrarre, seppur essa era titolare della concessione dell'area di cava con scadenza novennale, con la conseguenza che la Ditta ha perso una importante commessa di materiale, dal valore di circa 10 milioni di euro e dal mese di agosto 2011 è stata costretta a cessare l'attività estrattiva.

Inoltre, la cava gestita dalla Femia Nicola disponeva di circa 90.000 metri cubi di materiale ancora da estrarre, oltre la bonifica da effettuare.

Come se ciò non bastasse, sempre l'ultima amministrazione in carica e democraticamente eletta è giunta al punto di negare alla Remixo S.r.l., che nel frattempo aveva acquisito la gestione della Femia Nicola di Femia Benedetto & c., il subingresso nella concessione dell'area destinata alla coltivazione della cava, risolvendo addirittura in via anticipata il contratto di concessione.

La stessa amministrazione, però, da un lato negava il sub ingresso nella concessione alla Remixo S.r.l., dall'altro, tuttavia, tollerava un sub ingresso di fatto della Prod. Int. S.r.l., riconducibile al Femia Giuseppe, vice sindaco sciolto per mafia, rispetto alla concessione a suo tempo rilasciata in favore della Meridionale Intonaci, S.r.l., con evidente disparità di trattamento.

L'epilogo è facilmente immaginabile: la Femia Nicola è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Locri, su istanza di Femia Giuseppe, che altri non era se non addirittura il Vice Sindaco dell'Amministrazione sciolta per mafia, mentre la Remixo S.r.l. è oggi costretta a sopravvivere grazie al materiale di risulta, accantonato, nel corso degli anni dalla Femia Nicola ed a divincolarsi tra curatori e giudici, anziché concentrare le risorse sull'attività produttiva.

Il Vice Sindaco Femia Giuseppe ha finanche impugnato innanzi al Tribunale di Locri il contratto tra la Remixo e la Femia Nicola, tentando vanamente di recidere l'ultimo legame che legava il sogno produttivo, lo sviluppo e la comunità canolese.

Tentativo vano, poiché il Tribunale di Locri ha rigettato il ricorso ed ha condannato l'ex vice sindaco Femia Giuseppe al pagamento delle spese di lite sopportate dalla Remixo S.r.l. per resistere in giudizio.

Nel frattempo, la concessione rilasciata alla Femia è stata risolta, mentre quella rilasciata alla Meridionale Intonaci è scaduta.

Tuttavia, l'amministrazione sciolta per mafia ha avuto ulteriormente a disposizione circa 10 mesi di tempo per porre rimedio a tale scempio e per rinnovare le concessioni scadute, sulla scia della continuità dell'azione amministrativa che da decenni ha caratterizzato le scelte politiche e produttive del Comune di Canolo.

In questo quadro a dir poco idilliaco, interveniva salvificamente lo scioglimento dell'Amministrazione guidata da Rosita Femia e da Giuseppe Femia, a cui subentrava la Commissione straordinaria guidata dal Dott. Umberto Campini.

Il Dott. Campini si è subito adoperato per cercare di rimettere insieme i cocci di un vaso distrutto sotto i pesanti colpi di una politica cieca ed una gestione amministrativa fallimentare.

Il Dott. Campini ha subito posto al centro della sua attività amministrativa due obiettivi: la bonifica del territorio e la salvaguardia delle attività produttive, con conseguente salvaguardia degli standard occupazionali e di sviluppo del territorio.

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Ed in effetti, la vigente normativa nazionale e regionale consente alle amministrazioni rientranti nelle aree di parco di rinnovare la concessione in presenza di cave già aperte e non esaurite.

Come dire: la Remixo S.r.l. possiede tutti i titoli per proseguire la storica attività, poiché la cava era precedentemente aperta e non risulta esaurita.

La Remixo S.r.l. è stata autorizzata a prelevare il materiale giacente nell'area di cava ed a riavviare il ciclo produttivo, ciò in quanto la Femia Nicola di Femia Benedetto & c., evidentemente, aveva a suo tempo provveduto al pagamento, mentre alla Meridionale Intonaci è stato permesso il prelievo del materiale precedentemente estratto, previo pagamento del materiale al prezzo concordato.

In definitiva la Commissione straordinaria ha iniziato a tappare qualche falla, dando ad entrambe le Ditte l'opportunità di riavviare i rispettivi cicli produttivi.

Inoltre, in una giornata di mezza estate, Femia Giuseppe è stato deferito all'A.G., poiché colto in flagranza, sull'area di cava già concessa alla Meridionale Intonaci, mentre effettuava attività estrattiva non autorizzata.

La Femia Nicola di Femia Benedetto & c. ha puntualmente denunciato all'autorità giudiziaria i fatti: "... il vice sindaco Femia Giuseppe, nella piena indifferenza delle autorità all'epoca preposte, ha prelevato per anni e segnatamente dal 1996 circa, pietra dalla cava concessa alla Meridionale Intonaci, vendendo direttamente il materiale estratto ed emettendo fatture ...".

La Femia Nicola ha subito le vessazioni del vice sindaco Femia Giuseppe, che ha sfruttato per anni l'area concessa alla Meridionale Intonaci e che ha ostacolato in tutti i modi il progetto industriale portato avanti oggi dalla Remixo S.r.l., ciò con l'avallo di amministrazioni e burocrati compiacenti, che hanno disatteso il principio di imparzialità che deve caratterizzare l'attività della pubblica amministrazione.

Alla Commissione straordinaria ed al Dott. Campini, pertanto, non può che andare il ringraziamento e la solidarietà della comunità canolese, poiché solo con una gestione amministrativa improntata alla sensibilità, alla trasparenza ed alla legalità, il sogno iniziato nel lontano 1963 può sperare di rivivere e sopravvivere.

Se quel sogno di sviluppo e di prosperità ha rischiato di spegnersi, la comunità di Canolo ed i lavoratori della Meridionale Intonaci sapranno a chi addebitare le colpe.

Nel frattempo, bocca di rosa è andata a cercar fortuna in altri lidi e di lei non si hanno più notizie.

L'auspicio è che la Commissione straordinaria riesca a compiere un ultimo sforzo ed a sconfiggere definitivamente la burocrazia silente, ancora in parte presente all'interno degli uffici comunali, retaggio della disciolta amministrazione, autorizzando finalmente la bonifica e la ripresa dell'attività estrattiva, adottando provvedimenti conformi alla legge ed ai principi di buona amministrazione, allontanando per sempre quei fantasmi che, nonostante l'intervenuto scioglimento, tentano ancora di aggirarsi come ombre nelle stanze comunali, nelle giornate in cui i Commissari sono impegnati altrove.

Benedetto Femia, che si è sacrificato personalmente per portare avanti un'azienda oggi fallita, spera che le Autorità preposte facciano giustizia e sappiano valutare attentamente nelle sedi opportune i fatti denunciati e che il sogno di sviluppo possa continuare per mani delle aziende oggi operanti sul territorio, con l'auspicio che la Commissione straordinaria riesca a mantenere i posti di lavoro della Remixo e della Meridionale Intonaci.

Benedetto Femia

già Amministratore della Femia Nicola di Femia Benedetto & c.