Puru i pulici hannu a tussi

di Michele Albanese* - Oggi in nostro beneamato Sindaco, Insigne giurista ed esponente di spicco del PD (o di ciò che ormai ne rimane) ha dichiarato di condividere la delirante tesi, sostenuta dal del suo omologo palermitano Orlando, secondo cui non si darà applicazione al "decreto sicurezza" ritenuto da entrambi ingiusto e non compatibile con i loro modelli sociali. Ora, al di là di ogni commento sui contenuti politici di tali esternazioni, ciò che desta notevoli perplessità è il fatto che le affermazioni del primo cittadino provengano da un soggetto che, stante la sua qualifica professionale (avvocato), qualcosa di diritto dovrebbe pur masticare. Dovrebbe forse sapere costui che le leggi dello Stato non sono suscettibili di essere eliminate o disapplicate dai Sindaci. Com'è noto ai più, peraltro, il sindacato di costituzionalità è riservato dalla nostra Carta alla Corte Costituzionale che può essere investita della questione in via principale o incidentale; in quest'ultimo caso, quindi, siccome adita da un giudice, nell'ambito di un procedimento giurisdizionale, su impulso di parte o anche d'Ufficio. Intervento, quello riservato alla Consulta, finalizzato, in ogni caso, non alla "disapplicazione" di una norma ma ad un controllo di conformità di essa ai principi costituzionali e quindi alla sua eventuale espunzione dell'ordinamento. Unici soggetti legittimati, nel nostro ordinamento, a disapplicare (quindi non ad eliminarle, ma semplicemente a non utilizzarle ai fini di una determinata decisione) norme di diritto sarebbero i Giudici nell'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali e, comunque, soltanto in presenza di oggettive antinomie della norma stessa e comunque con efficacia limitata al caso concreto. Al contrario, un Sindaco-avvocato che si arroghi il diritto di non applicare una legge dello Stato, sol perché la ritenga ingiusta e non in linea con lo spirito e i principi del suo credo politico, manifesta unicamente una spiccata insipienza e, cosa ancor più grave, corre il rischio di un'incriminazione per il delitto di cui all'art. 415 c.p. che, per l'appunto, punisce l'incitazione alla disobbedienza delle leggi in materia di ordine pubblico. Farebbe forse meglio il Sindaco Falcomatà, invece che sostenere tesi dissennate, ad occuparsi della messe infinita di problemi e disservizi che quotidianamente attanagliano i reggini rendendone assai scadente la qualità della vita.

*Avvocato