di Domenico Monteleone* - Caro Direttore,
ho letto con stupore sempre crescente le righe del Tuo Articolo – (http://ildispaccio.it/primo-piano/88080-asp-di-reggio-calabria-ecco-il-sistema-che-ha-bloccato-santo-gioffre) – relativo all'ormai arcinoto Caso Gioffrè-Oliverio-ASP di Reggio Calabria.
Lo stupore si giustifica perché mi sembra che la Questione sia stata affrontata in maniera diversa da come doveva essere fatto e con modalità che lasciano irrisolti molti aspetti della Vicenda.
Per farTi capire meglio ciò che intendo dire, Ti sottopongo le seguenti osservazioni che Ti prego di considerare ed, eventualmente, approfondire alla Tua maniera.
Debbo anche precisarTi, preliminarmente, che ho visto e letto altri "contributi" di Tuoi Colleghi che – mi pare – si inseriscono sulla stessa frequenza e che propongono, sostanzialmente, la Tua stessa visione delle cose.
In questa sede, mi interessa la Tua attenzione per la stima che Ti porto che so essere ampiamente ricambiata.
Andiamo allora con ordine.
Intanto, mi sembra fuori discussione che lo sforzo - di chiunque voglia ricostruire una Vicenda per cercare di capirne gli effettivi contenuti - debba essere quello di individuare i passaggi effettivi (i Fatti realmente verificatisi e comprovabili) e di calare nel tempo e nello spazio gli stessi vari "momenti" della Vicenda.
Ciò è importante perché nella nostra Vicenda poiché – essendo Essa molto complessa – l'eventuale omissione di qualcuno di questi fatti o, peggio, la posposizione o l'anteposizione temporale di qualcuno di questi stessi fatti, contribuirebbe a distorcere la medesima ricostruzione ed a portare ad un risultato non veritiero.
In questo senso, mi sembra che possiamo – sin da subito - isolare i seguenti dati di fatto.
Santo Gioffré è stato nominato "Commissario Straordinario" dell'A.S.P. di Reggio Calabria a marzo dell'anno 2015. Questo è il primo fatto.
Santo Gioffré era stato candidato a Sindaco del Comune di Seminara, in provincia di Reggio Calabria, nel quinquennio precedente la nomina. Si tratta di un Comune ricadente nel territorio dell'A.S.P. di Reggio Calabria. Ed anche questo è un fatto.
Dalila Nesci rileva subito, immediatamente, sin dal primo istante che la Nomina di Santo Gioffré era viziata ai sensi della Normativa sull'Anticorruzione e, così, inizia subito, immediatamente, sin dal primo istante la "Battaglia" che porterà alla Revoca inflitta da Cantone, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione. Altro fatto inoppugnabile.
In questa sede, non mi sembra necessario – per questioni di economia di esposizione – riportare tutte le motivazioni in base alle quali si è ritenuto inconferibile l'Incarico di Santo Gioffrè. In ogni caso, per opportuna conoscenza, riporto volentieri il Link (http://www.dalilanesci.it/oliverio-smontato-ecco-il-parere-sullillegittimita-della-nomina-di-gioffre-allasp-di-reggio/) con il mio Parere pro Veritate.
Se vogliamo, adesso, ben interpretare la situazione originaria, bisogna affermare e rimarcare con decisione che Dalila Nesci ha individuato una situazione di palese illegittimità ed ha provveduto a denunciarla. Sin da subito!
Questa evidenza cronologica – a mio giudizio - fa ben comprendere come la Battaglia di Dalila NESCI sia stata incardinata a prescindere da tutti i Fatti e da tutte le Considerazioni riportati nel Tuo Articolo che, poi, sono i fatti e le considerazioni che – ripeto - sono stati espressi, ripresi o condivisi dalla grande parte della Stampa regionale.
Insomma, mi sembra molto importante esplicitare e puntualizzare che Dalila Nesci si è mossa sulla Vicenda sin da subito e allorquando nessuno l'aveva ancora evidenziata.
Dire questo, secondo me, è mettere in evidenza che Dalila Nesci – intanto - non ha subito contaminazioni di alcuno e/o di chiccessia ed ha agito in via assolutamente autonoma, così come è nello stile oramai arcinoto dell'Onorevole Pentastellata ed, anzi, possiamo ben dire è stata Lei a "creare" questo Caso. Punto.
Vediamo adesso, insieme, la ratio dell'Azione di Dalila Nesci ovvero cerchiamo di far capire perché la Parlamentare si è mossa creando questo caso.
Vedi, caro Claudio, in Calabria e sulla Calabria si leggono – oramai da decenni – Articoli di fondo (e, direi, di "affondo") mediante i quali si denuncia reiteratamente lo sfascio meridionale e si punta il dito contro una politica basata sempre sulle stesse logiche, sulla divisione del potere, sul travisamento della legalità e delle regole e sulla disapplicazione delle norme amministrative.
Ebbene, era parso che una nomina come quella di Santo Gioffrè rientrasse di pieno diritto nell'ambito di tutte quelle cose verso cui si punta diffusamente il dito.
In questo senso, è notorio che Santo Gioffrè è uomo di partito e Lui stesso non mi sembra faccia nulla per nascondere la Sua lunga militanza politica, prima nel P.C.I., poi, orgogliosamente, in Rifondazione Comunista e, successivamente ed in "epoca renziana", attratto dall'orbita del Partito Democratico.
Egli è, vale ripetere, uomo di partito che proveniva – allorquando è stata designato dal Governatore – da una bruciante sconfitta elettorale comunale nella Sua Terra di Seminara, Terra per la quale tanto si è speso.
Insomma, il fatto che venisse da questa sconfitta elettorale – in un ambito ricadente nel Territorio dell'A.S.P. - e che provenisse dalla nomenclatura partitica lascia già intravvedere che dietro la Sua nomina ci sia stata una di quelle logiche verso cui, come dicevo, si punta volentieri il dito.
Veramente non sappiamo che i politici "trombati" venivano e vengono spesso e volentieri indirizzati negli enti e nelle autority?
Mi pare che tutti lo sappiamo benissimo e che, qualche volta, si faccia finta di dimenticarselo.
In ogni caso, questa ancestrale "sensazione" di esistenza di logiche partitiche è meglio e più opportunamente focalizzata e amplificata da un elemento a mio avviso molto importante: la nomina era ed è illegittima così come ha confermato con apposito Provvedimento l'Autorità Anticorruzione.
Insomma, se diciamo di voler cambiare la Calabria, mi sembra che le cose di Calabria vadano stigmatizzate e cambiate sin dal momento in cui esse nascono e/o vengono realizzate o messe in atto.
Sin da subito.
Credo che – diversamente - si corre il rischio di optare, di scegliere, di stabilire quando si, e quando no. Ed è la logica del "distinguo", dell'eccezione, addirittura la logica degli "amici", logica che allontana dal binario della necessaria legalità ed allontanarsi da questo binario mi sembra si incardini nell'alveo della tanto criticata (giustamente) "tradizione" calabro-nostrana.
Se questo era il quadro – e questo era il quadro! - mi sembra di poter dire con assoluta franchezza che bene ha fatto Dalila Nesci ad intraprendere questa Battaglia.
Una Battaglia che ha richiesto un coraggio enorme perché è una Battaglia che Ella ha intrapreso da sola, assistita solo e soltanto dal Suo Staff.
Questa considerazione apre il campo ad un'altra grande e fondamentale considerazione.
Allorquando si parla di questo caso, si è soliti fare riferimento ad un giornalista innominato – una sorta di uomo nero – che, per vendetta, avrebbe minacciato e scatenato una "guerra mediatica" contro Santo Gioffrè.
Trovo la cosa un po' bizzarra per i seguenti motivi.
Intanto, non si capisce a quale guerra mediatica si faccia riferimento e ciò visto e considerato che è stata Dalila Nesci a denunciare la Vicenda alla Pubblica Autorità latu sensu e - conseguentemente e, direi, ritualmente - a portarla ripetutamente all'attenzione della Stampa.
Inoltre, quella che in gergo viene chiamata "guerra mediatica" dovrebbe essere caratterizzata da due elementi: il primo è un numero elevatissimo di articoli, dossier, servizi che dovrebbero imperversare ed essere proposti ad ogni pie' sospinto dagli organi di informazione; il secondo è che tale "guerra mediatica" dovrebbe essere stata determinante ai fini dell'ottenimento di un obiettivo, ad esempio, la dimissione o la revoca di un incarico politico.
Nella realtà, non risulta che ci sia stato un numero elevato di articoli o servizi, anzi – per la verità – direi piuttosto che pochi ne hanno parlato, pochi se ne sono interessati, poco spazio ha avuto la Vicenda finché essa non è sfociata nel Provvedimento del Dott. Cantone.
Di quale "guerra mediatica" si parla dunque?
Direi, invece, che c'è stata una guerra mediatica al contrario.
Mi spiego meglio: dopo il Provvedimento del Dott. Cantone, tutti i TG regionali (piccoli e grandi, belli e brutti, e consentimi di astenermi dal nominarTeli tutti) hanno fatto la corsa (una vera e propria crociata) verso la santificazione di Santo Gioffrè della quale – pur se ne comprendo la immediatezza semantica – non riesco a cogliere la effettiva sensatezza.
Se "guerra mediatica" vi è stata, dunque, vi è stata contro Dalila Nesci alla quale non è stato consentita la benchè minima replica o la benchè minima puntualizzazione.
Questo è!
Consentimi, però, di approfondire ancor meglio il secondo punto di cui dicevo sopra ovvero il fatto che si da per scontato che la "guerra mediatica" avrebbe prodotto l'effetto di sanzionare con la Revoca Santo Gioffrè.
Questa è una grande astrazione – per usare un eufemismo – che realizza un salto logico di tutta evidenza.
Mi spiego meglio anche qui: se la Revoca è frutto di questa "guerra mediatica", il provvedimento del Dott. Cantone sarebbe dovuto essere viziato da una "contaminazione ambientale" ed in questo elemento sta tutta la vacuità dell'astrazione posta in essere.
Invero, si può seriamente affermare che il Provvedimento di Cantone sia stato posto in essere in seguito a "contaminazione ambientale"?
A noi pare di no poiché è stato emesso sulla base di una lunga e dettagliata motivazione che è fruibile da chiunque la voglia leggere, sui normali canali internet.
Non solo, la pretesa "guerra mediatica" - anche ammesso e non concesso che essa sia esistita veramente – sarebbe stato, in ipotesi, un affare tutto nostrano, rilegato in quel piccolo angolo di Italia denominato Calabria e Ti assicuro con precisione assoluta che qui a Roma, di questi venti di guerra non è arrivato neanche un lieve zefiro e chi pensa il contrario o non conosce il reale funzionamento dell'Autorità Anticorruzione (e sono i più) ed, aggiungerei, non conosce le qualità morali del Dott. Cantone oppure, deliberatamente, distorce la realtà dei Fatti e degli Atti.
Ripetiamo: Dalila Nesci ha posto il problema, ha avuto la capacità, la forza e la costanza di andare avanti ed è riuscita nell'intento di far dichiarare "inconferibile" l'Incarico di Santo Gioffrè.
Inconferibilità che è – lasciamelo dire senza tema di smentita – è sacrosanta. Punto.
Si è detto in giro che il Dott. Cantone avrebbe scritto nel Suo Provvedimento che la Legge che ha portato alla Revoca di Santo Gioffrè sarebbe stata confusa e che, insomma, che tale confusione sarebbe stata rilevata persino dal medesimo Presidente dell'Autorità Anticorruzione Dott. Cantone.
Non è vero.
Il Dott. Cantone ha parlato di confusione solo in ordine alle modalità attraverso le quali pervenire alla Sanzione. Non ha detto che la Legge o la Sanzione sarebbero confuse, equivoche o altro. Ha detto che è poco chiara la modalità attraverso la quale pervenire alla Sanzione e tale aspetto solo in riferimento al Presidente Mario Oliverio e non in riferimento a Santo Gioffrè.
Credo che puntare su tale pretesa confusione della Legge rientri nella medesima dicotomia cui già facevo riferimento sopra ovvero ignoranza (non scusabile per chi pretende di fare giornalismo serio e mi riferisco a qualche video che gira nella rete) o malafede (e non mi riferisco certamente a Te che non hai tratto questo aspetto). Tertium non datur.
Non è vero nemmeno che la Legge è confusa ed, infatti, era talmente chiara che (come si legge chiaramente nel Dispositivo del provvedimento de quo) allorquando l'Autorità Anticorruzione ha chiesto a Santo Gioffrè di dichiarare la propria posizione, il medesimo Santo Gioffrè – invece di redigere e trasmettere tale Dichiarazione – ha "optato" per un Parere (da Lui pagato) che risolveva a Suo favore la Vicenda.
Insomma, mi pare di poter dire che non si riesce a cogliere la motivazione di aggirare la Richiesta dell'Autorità Anticorruzione e di fornire un Parere (non richiesto) al posto di una Dichiarazione (richiesta!).
Per altro verso, mi pare di cogliere, dal "brusio" di superficie, la diffusa Accusa - mossa dalla stessa Stampa e dagli Attori della Vicenda - secondo la quale Dalila Nesci avrebbe dovuto capire che la Revoca di Santo Gioffrè avrebbe avvantaggiato i Poteri Forti, Gargamella o l'Uomo Nero e, conseguentemente, Dalila Nesci avrebbe dovuto abbandonare la Battaglia perché, ripeto, oscure Lobbies miravano alla defenestrazione di Santo Gioffrè. Defenestrazione che – debbo precisare quanto si legge nel Tuo Articolo – non è avvenuta "di fatto" (primo rigo del terzo capoverso del Tuo Articolo) ma è stata posta in essere "di diritto" ovvero in applicazione di una precisa Norma vigente in Italia.
Insomma, mi pare di poter dire che – se passasse la logica secondo cui Dalila Nesci avrebbe dovuto abbandonare la Battaglia per non avvantaggiare l'Uomo Nero – staremmo messi davvero molto male.
Mi spiego meglio con alcuni esempi: se condannare Buzzi può far piacere a Berlusconi, che facciamo? Lasciamo perdere Buzzi? O, ancora, se andare in chiesa e pregare conviene al Dittatore che cerca di distogliere il Popolo, non bisogna più andare in chiesa? O, ancora, per essere più concreti, visto che gli arresti degli esponenti di una cosca convengono alla cosca rivale, non bisogna procedere a questi arresti?
Boh!
Caro Claudio, se questa è la logica delle critiche a Dalila Nesci, consentimi di dire nuovamente che siamo messi male, perché una Battaglia la si fa perché essa è giusta e non guardando a chi conviene e decidendo di abbandonare se conviene a Tizio o a Caio o, peggio, ad un non ben identificato Uomo Nero che combatte suggestive ma inesistenti "guerre mediatiche".
Ecco tutto, ecco perché siamo stati e siamo al fianco di Dalila Nesci e – Ti assicuro – con Lei c'è gente che non è ultima arrivata, c'è gente che ha profonde competenze e sicuri criteri morali a cui far aderire la propria opera.
Direi che – se vogliamo dare un segnale verso il cambiamento della Calabria – dobbiamo tenere i piedi ben fermi dentro l'alveo della stretta legalità, solo così si può pensare di uscire dalla "stretta" della coltre, della confusione deviante, che tutti ci opprime e tutti ci condiziona.
Ed in questo senso non ha nessun pregio – in forza di una pretesa e tutta da dimostrare capacità operativa del Soggetto - cercare di sanare, di ammantare di giuridicità, di salvare una Nomina che era viziata ab origine da "inconferibilità".
Ma Tu questo lo sai benissimo.
Con la Stima e l'Affetto di sempre.
*Avvocato
Nota del direttore:
Caro Avvocato, non entro nel merito della vicenda giuridica perchè la lascio a chi di competenza. Non sono un ultrà del dott. Santo Gioffrè, se mai ti dovesse essere sorto il dubbio. Risibile (e non per via del senso dell'umorismo) la tua ironia sull'Uomo Nero. Nè tu, nè la deputata Dalila Nesci (lo evinco dalla sua nota di qualche giorno fa) avete infatti compreso quali siano gli oscuri soggetti che hanno incoraggiato la vostra battaglia e con cui - in maniera inconsapevole e senza alcuna malafede - avete stipulato, di fatto (spero non di diritto...) un'alleanza. Spero che un giorno lo capiate. Con la Stima e l'Affetto di sempre.