di Antonino Monteleone* - Ho un pregiudizio negativo sui vaccini ed ho sempre pensato che quando un medico ci suggerisce di prendere un vaccino bisognerebbe chiedergli: ma lei, dottore, l'ha già preso? Alcuni medici interpellati sull'argomento hanno sorriso e mi hanno detto: nel 90% dei casi la risposta è no.
Perché uso questo esempio?
Perché credo che valga anche per la nostra magistratura e per le aspettative che i calabresi devono riporre nella possibilità di chiedere e ottenere giustizia nei tribunali.
Un articolo su questo giornale on-line e un altro sul Quotidiano della Calabria. Insomma vuole 500mila euro perché è stata data notizia dell'esistenza del procedimento. E non perché Claudio abbia preso le parti dell'uno o dell'altro offendendo i protagonisti, alterando la verità dei fatti o per avere usato un linguaggio poco continente.
Non bisogna parlarne punto e basta. E fanculo la Costituzione che assicura a tutti i cittadini la libertà di avere un'opinione. La libertà di criticare. La libertà di non santificare i giudici. E di farlo, se necessario.
Non secondo Gerardo Dominijanni.
Il magistrato, ben pagato perché l'ordinamento deve (vivaddio!) assicurargli dignità, prestigio e indipendenza, vuole il cash (da dare in "beneficienza all'INPGI" sic!), in caso contrario promette di adire le vie legali.
Ecco il magistrato che decide di colpire un giornalista senza promuovere un processo penale volto all'accertamento della verità dei fatti.
Così facendo Gerardo Dominijanni assomiglia molto al medico che prescrive vaccini, ma si guarda bene dal somministrarli a sé stesso o ai propri figli.
Dominijanni non si fida forse dei suoi colleghi? Non si fida della capacità dei Tribunali di amministrare la Giustizia in nome del Popolo Italiano nella ricerca della verità?
Eppure dovrebbe saperlo che un'azione del genere, ancorché palesemente temeraria, provoca dei costi obbligatori a carico di chi deve difendersi – a volte insostenibili - anche quando si dovesse dimostrare di avere perfettamente ragione.
Io questo non posso accettarlo. E più che un intervento dell'Ordine dei Giornalisti, ancorché meritorio, sarebbe lecito attendersi un intervento dell'Associazione Nazionale Magistrati.
E' corretto che un pubblico ministero, proprio nei confronti di un giornalista, proprio in una terra come la Calabria, scelga di ottenere un risarcimento senza avere prima chiesto, ai suoi colleghi terzi e imparziali, l'accertamento della verità?
Mi diverte molto chi ha la tendenza a prendersi così tanto sul serio. Ma mi preoccupa ancora di più che un magistrato si prenda la briga di trasformare il prestigio del suo ruolo in una clava da menare sulla testa di chi, per una volta, facendo il proprio mestiere, ha messo da parte l'incenso e ha dato conto di una disputa giudiziaria che, piaccia o no al nostro, è di interesse pubblico.
Perché Dominijanni viene accusato da un colonnello dei Carabinieri, oggi vice comandante dell'Arma in Emilia Romagna, di diffamazione?
Perché il Colonnello Fedocci si è sentito diffamato da Dominijanni?
Anche se è già stato spiegato da Claudio nei precedenti articoli (che hanno dato atto dell'assoluzione di Dominijanni) la riassumo qui per comodità.
Per questo motivo il colonnello Fedocci si rifiutava di "baciare la pantofola" di Dominijanni, ma nonostante ciò delegava un pari grado del suo omologo della Polizia di Stato. In questo modo assicurava in ogni caso la presenza dell'Arma dei Carabinieri a queste riunioni di coordinamento apparentemente prive di una cornice legale certa.
Ma non sono io a dirlo, né Claudio Cordova. Ma l'ex Procuratore Nazionale Antimafia. Lui sì dotato di veri poteri di "coordinamento" stabiliti nelle norme di legge.
Ed è curioso leggere che a sostenere le posizioni di Domijanni ci fosse Mariano Lombardi, ventennale ex dominus, rectius Capo della Procura di Catanzaro e che, successivamente all'azione del Colonnello Fedocci presso il Tribunale di Roma, a chiedere l'archiviazione delle accuse a carico di Dominijanni fosse un certo Achille Toro.
E' solo una casualità. Lombardi era il diretto superiore di Dominijanni e questi non ha di certo scelto di essere indagato da Toro.
Ma ora andate a cercare la storia di Mariano Lombardi e quella di Achille Toro.
E vedrete che non mancheranno degli spunti di riflessione interessanti.
A differenza dei militari, infatti, i magistrati possono mettere radici profondissime nei distretti giudiziari. E un magistrato che rimane per troppi anni ancorato ad un territorio non è una cosa buona.
Perché cambia la sua prospettiva di lettura della realtà.
Scambia un Colonnello che rifiuta di obbedirgli per uno che agevola le cosche. E un giornalista onesto e con la schiena dritta per un bancomat.
Per questo il mio consiglio è di lasciar perdere i giornalisti per dedicare ogni sforzo sul suo lavoro.
Dominijanni sosteneva l'accusa in un importante processo che vedeva alla sbarra l'ex Governatore Scopelliti e il suo Assessore Tallini. E' stato sconfitto perché il Tribunale ha stabilito che "il fatto non sussiste". Si concentri di più nella scrittura dei capi di imputazione che nel trascinare dei giornalisti in Tribunale. Ci ripensi. Chieda una rettifica se ritiene leso un suo diritto in qualunque degli scritti di Cordova e lasci perdere le prove di forza.
Non somministri vaccini che non ha voglia di assumere.
p.s.: Proprio due giorni fa Reporters sans Frontières ha diffuso il suo rapporto annuale sulla libertà di stampa. L'Italia scivola alla posizione numero 73 su 180 paesi. I motivi sono la posizione dominante di un leader politico, già capo del Governo, nel mercato editoriale. Poi ci sono le minacce mafiose. E l'uso spropositato delle azioni risarcitorie nei confronti dei giornalisti.
*Giornalista professionista
Inviato di "Piazzapulita" – La7