La grande lezione di indipendenza e di libertà di Leo Longanesi

longanesileodi Gianni Carteri* - Che cosa avrebbe pensato di questa Italia servile, mafiosa e voltagabbana, di questa destra caricaturale e di questa sinistra parolaia e confusionaria Leo Longanesi ? "La destra ? ma se non c'è nemmeno la sinistra in Italia . Qui non c'è nulla : né destra né sinistra . Qui si vive alla giornata , fra l'acqua santa e l'acqua minerale ."
Siamo grati alla Longanesi  per aver ristampato un paio di anni fa, in occasione del centenario della nascita ,il diario del suo fondatore " Parliamo dell'elefante" che copre gli anni dal 1938 al 1946.

Credo che il suo più bel ritratto l'abbia fornito uno dei suoi allievi prediletti  (l'altro fu Indro Montanelli ): Giuseppe Prezzolini. Con la nitidezza e la precisione degna del maestro lo definiva " uomo irraggiungibile , irripetibile, inimitabile , incorruttibile . (...) tutto genio , tutto intuito e nessuna obiettività. Così innamorato della sua indipendenza da essere persino indipendente da se stesso , dai suoi parenti ed amici , dal suo benessere, dalla sua fortuna , dal suo successo ."

Longanesi durante il fascismo era stato un grande animatore di iniziative editoriali e creatore di alcuni giornali come " L'Italiano " e " Il selvaggio" . Si faceva la fronda al regime e al tempo stesso era l'inventore di alcuni slogan  caricaturali che venivano usati poi dalla propaganda fascista. " Il duce ha sempre ragione " fu coniato dalla sua vena di scrittore nuovo e antico , antidannunziano, ardito ed esatto.

Scorrendo le pagine del diario, che si avvale della introduzione di Pier Luigi Battista, si resta sorpresi  della sua intelligenza vulcanica che vomita a getto continuo aforismi , motti , ritratti indelebili di un'Italia in via di disfacimento per avvenimenti più grandi delle proprie possibilità .
E così gli italiani sono definiti " bestie socievoli, ubbidienti che pensano al pasto. L'Italiano è ateo
Pensa soltanto alle donne e ai quattrini, sogna di non lavorare, disprezza qualunque ordine sociale , non ama la natura ; sa difendersi soltanto dallo stato , dal dolore , dalla fame . Siamo animali  feroci e casalinghi."  Si autodefiniva  " un carciofino sott'odio " . Ricorreva all'epigramma quasi per reinventare l'identità degli italiani, correggere i costumi , esasperando e rappresentando con impietoso stile gli aspetti più meschini .
Convinto più che mai che gli italiani avessero dimenticato l'idea di Nazione , abituati a " godere i piaceri di questa falsa concordia , di questo marcio benessere , di questo lento tramonto ."ù

Le pagine più drammatiche e belle sono quelle scritte da Napoli . Nel settembre del 1943 ,in una Roma occupata dai tedeschi , rischiava di essere ucciso dai fanatici fascisti che non gli perdonavano la fronda in seno al partito . D'altro canto temeva anche gli antifascisti di Bari e di Napoli che certamente lo avrebbero messo in galera . Scelse la seconda strada .Denunziando ben presto senza timore che i nuovi antifascisti sono "pettegoli e piccoli borghesi: Il fascismo , per costoro, è un nemico personale, non un avversario; un nemico da cui sono stati privati per venti anni di potere , di cariche, di privilegi. E il loro moralismo  è così meschino  e cieco che li priva di ogni libertà di giudizio, non vedono oltre il naso dei loro piccoli programmi . (...) Ma quel che essi non sanno è che parlano lo stesso linguaggio demagogico del fascismo ."
Meglio parlare di Napoli , città bonaria , senza peccati e senza gioia , città sentimentale e leguleia e dove " il senso del diritto , il sentimento e l'imbroglio formano un'unica e pittoresca pizza."

Formidabili i napoletani che non chiedono mai l'elemosina, la suggeriscono.

" Il napoletano – scrive Longanesi – non si conquista, non si vince : egli vuole allearsi a voi , essere vostro complice ."
In questa Italia sempre più affascinata dall'immondezzaio televisivo , pattumiera di sentimenti gridati e di pudori perduti , non c'è più posto  per la fantasia di Leo Longanesi. Oramai la pubblicità ubbidisce alle leggi del peso e della quantità : Come lui amava ripetere " si tende a mettere tutto in scatola : idee, frutta , sentimenti , carne . La libertà è morta perché si è troppo estesa : il suffragio universale della libertà ha ucciso la libertà :"

Ancora oggi l'Italia alla manutenzione preferisce l'inaugurazione ,spacciandosi per una nazione progressista " che ha collocato il suo progresso nell'aggettivo " popolare" . Popolare è l'aggettivo che giustifica ogni danno, ogni malestro, ogni infrazione , ogni corruzione. "
Ancora oggi la Longanesi con questa collana voluta da Luigi Brioschi , continua ad essere  quella del suo fondatore : la bottega di un maestro artigiano che ama le cose fatte in casa . Sanno bene che in Italia " non è la libertà che manca: mancano gli uomini liberi "
.In quest'Italia di raccomandati e di mediocri, funzionali ai nuovi squadristici farisei del Potere di quest'ultimi vent'anni e delle imperanti mafie, tutto rimane intatto. Il fascismo è eterno , compreso il fascismo degli antifascisti . Come recitano i versetti dell'Ecclesiaste, che chiudono  questo irripetibile diario longanesiano, " una generazione passa , un' altra viene e la terra vive sempre .

*Scrittore, saggista e critico letterario, Gianni Carteri è un profondo conoscitore della Calabria e dei letterati calabresi - di nascita o d'adozione - che l'hanno scelta come patria. I suoi testi su Corrado Alvaro e Cesare Pavese sono considerati un riferimento imprescindibile dalla critica letteraria nazionale. Vincitore del premio "Pavese" per la critica letteraria e del premio "Amantea", per la saggistica, Carteri ha di recente dato alle stampe la sua ultima fatica " Come  nasce uno scrittore" (Città del Sole Edizioni), un sentito omaggio a Mario La Cava.