di Luisa Nucera - "Non so il perché della mia tristezza; mi stanca e, quel che dite,stanca anche voi; ma ho ancora da sapere come l'ho presa, trovata, assorbita, di che sostanza sia e donde sia nata....". (Il mercante di Venezia, William Shakespeare)
Così, ripetevo fra me e me le parole tanto celebri dell'amato drammaturgo inglese mentre camminavo senza alcuna precisa direzione. Mai come adesso però mi aspettavo di sentire i versi così vicini a me; così profondi di significato; così calzanti al mio stato d'animo. La poesia che si accosta alla vita. La poesia che si fa vita. Ma la mia forse è vissuta davvero male. Ha assunto una piega diversa da un decennio a questa parte. La mia è una tristezza strana che poco ha a che fare con quella degli artisti; non credo neanche sia una melanconia metafisica tipica dei filosofi che accompagnano la gioia ad una buona fetta di tristezza per aderire alla realtà in modo meno traumatico. Forse è depressione bella e buona. La psichiatria considera patologica solo la depressione e non la malinconia passeggera. Solo quando si ha un'inibizione nell'espletamento delle normali attività quotidiane, si può parlare di malattia. Io invece vado avanti. Arranco si, ma procedo. A pezzi, logora, sfruttata, denigrata, continuo a vegetare. Non ho alcuna coinvolgente vitalità. Certo però è un fatto. Che la malinconia latente può sfociare in crisi depressive. E così il mio già fragile Io diventa ostile e rabbioso nei confronti dell'altro da cui ahimè dipendo! Odio e mi odio;... vorrei amare ed essere amata; mi sento atarassica e accidiosa; squallida e pentita. Vivo di grandi silenzi e di slanci inattesi ma tutto sfuma come una fiamma ardente che finisce per soffocare ogni sforzo in un istante. Euforia e tristezza sono le mie reazioni di fronte alla perdita di punti di riferimento precisi che erano guide sicure, elementi portanti della mia ascesa sociale. Ancora cerco ansante un consigliere spirituale che forse mi farà ancora male ma adesso mi sento ambivalente nei suoi confronti. Anche se non esiste. Sciolto come ghiaccio in acqua bollente. Nec tecum, nec sinete vivere possum...Amore e odio insieme; uniti ed interdipendenti.
Ho sperperato i soldi. Anzi, me li hanno fatti sperperare.
Avevo iniziato un programma di recupero e un re-styling generale in una clinica di benessere per recuperare energie, ma non ho soldi. Avevo cercato di cambiare il look per ritrovare il gusto del bello. Nessuna iniziativa riesco più a portare a compimento perché credo non serva più. Agli altri soprattutto da cui mi sento di dipendere. In realtà mi facevano alzare il livello di autostima. Ora invece sono scomparsi e sono sola e abbandonata. Scivolata in fondo alle classifiche per la perdita di fascino, non certo per vecchiaia; sono ai primi posti nella graduatoria del malessere sociale. Ora vivo davvero nel degrado e in uno stato di emergenza sanitaria che nessuno riuscirà a colmare. Assenza di regole oltre che di idee. Folle confuse che continuano a incolparsi per tutto quello che mi è successo. Nessuno sa che il senso di colpa, in ambiti depressivi, cresce a dismisura e complica la situazione facendomi affondare in uno stato di grave prostrazione. Ora però sono davvero stanca. Non mi complicherò l'esistenza sforzandomi di comprendere la sottile linea di demarcazione tra tristezza e depressione. Tanto ormai so già che l'una trascina l'altra. Perciò agisco per risollevarmi. E la prima cosa che mi viene in mente è il mio Io. Insano egocentrismo che può essere fruttuoso egoismo. D'altronde,la misura dell'individuo è data dalla capacità d'iniziativa che sbaraglia ogni insicurezza e passiva rassegnazione. Non sarò più mossa a pensare ed agire da un ordine esterno ma farò appello a risorse interne; a competenze mentali personali per risorgere. Per questo ho deciso di costruirmi un'area benessere lontano dagli occhi e dal cuore sperando che dal bene individuale possa, in un secondo momento, giovarsene anche la collettività. Avrò sbagliato anche questa volta? Non lo so. Sono una depressa incalzata da un tempo senza futuro risucchiata da una logica perversa dove può succedere di tutto e di più.
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Reggio Calabria