di Luisa Nucera - Dei beni di questo mondo, alcuni sono necessari, altri superflui. Tralasciando la celebre frase di Emil Cioran, secondo il quale ciò che non è straziante è superfluo, possiamo dire che un sistema basato sulla crescita infinita in un mondo finito crea inevitabilmente dei paradossi. A volte infatti anche il superfluo diventa indispensabile. Tutto è subordinato alla crescita dei profitti e l'eccesso e lo spreco diventano elementi cardini per alimentare un meccanismo ad oltranza che altrimenti morirebbe sul nascere. Una società in cui l'esigenza dell'eccesso non è mai abbastanza e dove lo spreco crea valore. Chi non partecipa al banchetto dei bisogni superflui non sopravvive in mezzo ad un agire sociale dove le esigenze primarie sono cambiate.
E quando Oscar Wilde disse, in uno dei suoi famosissimi aforismi ,che niente è più necessario del superfluo, con l'intenzione di demolire i pilastri della cultura occidentale, non si rese conto di avere precorso i tempi attuali. Siamo dominati dalla recessione economica che fa aumentare le vendite di accessori e prodotti cosmetici la cui funzione è quella di tamponare un problema reale senza tuttavia avere la pretesa di risolverlo. Come dire: non posso acquistare una casa o un'automobile, perciò compro un cappello che mi rende gradevole e che mi fa sentire meglio! E se nella vita una buona salute rappresenta ancora un obiettivo importante che si può migliorare attraverso i bisogni cosiddetti superflui, siamo certi che incentivare una cultura in tal senso può servire per acquisire benessere e una maggiore carica energetica.
La cultura del superfluo che aiuta a vivere sbeffeggiando invece i precursori assolutisti che aspirano a soluzioni radicali di fronte alla complessità del mondo immerso in un inconsapevole ed incessante divenire. Una cultura che diventa essenziale nel bisogno, immediata nella realizzazione, riduttiva nei contenuti, leggera nella sua trasmissione.
Come quella cui aspira la scuola di oggi.
Che diventa perfettamente inutile se non la si mette al servizio degli altri. E che per questo non genera alcuna sofferenza, almeno per coloro che sono al di fuori di essa e che quindi ne ignorano i processi emotivi. E' vero tuttavia che alcuni docenti adottano un atteggiamento scorretto e deplorevole tale da far passare l'intera categoria come problematica, impreparata, disinformata e malata. Spesso agiscono in preda alla disperazione perché impossibilitati dalle circostanze a trasmettere la cultura dei valori, quella legata alle tradizioni, all'etica del sacrificio, all'accettazione delle diversità. E'altrettanto assodato che non si può fare a meno di chiedersi come mai nessuno si preoccupi di provare ad avere una visione più precisa e veritiera su quella che è la situazione in cui gli educatori sono chiamati ad operare. Manca un'attenta analisi sulle politica adottata dai diversi governi sulla scuola e le università basata su tagli agli organici e ai finanziamenti, cause del degrado della pubblica istruzione. Un peso da eliminare e non una risorsa su cui tornare ad investire. La cultura del superfluo e il superfluo di quel che resta della cultura vera. Una strana mescolanza nata dalla confusione in cui l'uomo si trova poiché incapace di comprendere cosa sia veramente utile ed essenziale.
Una cultura inutile del tutto per coloro che amano una società votata al profitto; una cultura che inseguono gli speranzosi convinti che rappresenti il pane della società, la carica necessaria al sapere. Ma il punto è un altro: il sapere è superfluo o fondamentale? Sapere come sinonimo di sapienza, competenza, esperienza ed abilità; rispetto, solidarietà, comprensione e rettitudine. Se incoraggi il superfluo sei trendy; se invece aspiri all'essenza del sapere sei disadattato, poco incline ai cambiamenti, pignolo e spigoloso. Sei choosy per usare un aggettivo di Elsa Fornero, Ministro che spera di adattare gli spiriti eletti alla mediocrità di un governo che non è in grado di sopportare la cultura.