di Claudio Cordova - "Sarra Alberto è risultato, infatti, il regista assoluto dell'intera vicenda ed il protagonista e responsabile principale delle condotte illecite oggetto di delibazione, mentre la Marrari (così come prima di lei il Serrao, il quale ha patteggiato la pena), più limitatamente, si è messa a disposizione del Sarra", fungendo da mero (sebbene essenziale, tenuto conto della qualifica specialistica da lei ricoperta) prestanome". A distanza di circa due anni e mezzo dalla conclusione del giudizio abbreviato, il giudice Andrea Esposito ha (finalmente) depositato le motivazioni con cui ha condannato l'ex sottosegretario regionale, Alberto Sarra, a tre anni e otto mesi per la bancarotta fraudolenta messa in atto con il fallimento della nota Farmacia Centrale di Reggio Calabria.
Quattro gli episodi di bancarotta fraudolenta che sarebbero stati messi in atto nell'ambito dell'intricata vicenda riguardante il fallimento della "Farmacia Centrale" ubicata a Reggio Calabria sul Corso Garibaldi. Secondo le indagini, Sarra, insieme ad altre due persone, Francesco Maria Serrao e Antonina Maria Rosa Marrari, avrebbe distratto, dissipato e occultato i beni riguardanti il patrimonio sociale della farmacia. Serrao ha patteggiato la propria pena, arrivando a una condanna in continuazione con un altro procedimento a suo carico, denominato "Casper", mentre per la Marrari il Gup Esposito ha inflitto due anni di reclusione (pena sospesa).
Nel febbraio 2001 verrà stipulato un contratto preliminare di compravendita relativo alla "Farmacia Centrale" di Reggio Calabria da parte del proprietario Antonio Curia in favore di Paolo Doldo e Alberto Sarra, appunto. Nel preliminare si dava atto che il prezzo convenuto era pari all'ammontare dei debiti gravanti sulla farmacia e comunque non superiore a L. 7.683.706.534. I1 6.3.2001, con atto pubblico, Curia vendeva la farmacia a Serrao, ritenuto prestanome dei reali acquirenti Doldo e Sarra, per un corrispettivo consistente nell'accollo dell'ingente posizione debitoria maturata (indicata in L. 7.814.729.755) e nella simbolica somma di un milione di lire. Nello stesso giorno veniva sottoscritta tra Serrao, Doldo e Sarra una scrittura privata con la quale si affermava che effettivi acquirenti e proprietari della farmacia erano Sarra e Doldo e che Serrao si sarebbe dovuto limitare a seguire le disposizioni impartite. Serrao si obbligava a mantenere la mera titolarità formale della farmacia per un periodo di quattro anni non prorogabili se non per volontà espressa di Sarra e Doldo e, in ogni caso, alla scadenza dei quattro anni (o del maggior termine prorogato) lo stesso si obbligava a vendere la farmacia ai soggetti che sarebbero stati indicati da SARRA e Doldo. Per le mansioni conferitegli, Serrao sarebbe stato retribuito con lo stipendio previsto dal CCNL di direttore di farmacia (e dunque senza alcuna partecipazione agli utili). Poi, nel settembre 2001, verrà stipulato tra Serrao e Sarra (nella qualità di amministratore/socio unico della SARFARM srl, società iscritta nel Registro delle imprese appena dieci giorni prima) un contratto di associazione in partecipazione con il quale, sostanzialmente si stabiliv: la SARFARM dichiarava di conferire a titolo di anticipazione alla "Farmacia del dr. Francesco Maria Serrao" la somma di L. 5.081.461.610; Serrao associava la SARFARM srl nella conduzione economico-commerciale della farmacia; l'associata avrebbe collaborato con l'associante nella conduzione aziendale della farmacia, fermo restando che la direzione tecnica ed economica della stessa sarebbe rimasta di competenza dell'associante; gli utili e le perdite sarebbero stati ripartiti nella misura del 99 % in favore (o a carico) dell'associata e nella restante misura dell'l% in favore (o a carico) dell'associante. Con atto pubblico del dicembre 2004, Serrao vendeva formalmente alla dr.ssa Antonina Maria Rosa Marrari la Farmacia Centrale. In tale contratto si dava atto dell'esistenza del contratto di associazione in partecipazione con la SARFARM srl e l'acquirente si impegnava a mantenere detto contratto a condizioni immutate. L'acquirente si accollava altresì i debiti dell'esercizio indicati in E. 4.645.139,91. Di fatto, la dr.ssa Marrari, farmacista abilitata,sarebbe subentrata nel ruolo di prestanome di Alberto Sarra fino a quel momento ricoperto dal dr. Francesco Maria Serrao.
Il politico Sarra infatti, è un avvocato e, in quanto tale, non avrebbe potuto svolgere attività imprenditoriale e, men che meno, non avrebbe potuto essere proprietario di una farmacia, prerogativa riservata solo ai farmacisti, appunto.
Il "gruppo Sarra" nei primi anni del 2000 avrebbe rilevato la farmacia dalla famiglia Curia, sborsando una cifra simbolica (un milione di lire), ma accollandosi anche i debiti, quantificati tra i sette e gli otto miliardi di lire. Negli anni, peraltro, il politico avrebbe mantenuto un ruolo operativo nella gestione della farmacia, disponendo anche sui licenziamenti. Nel corso degli anni, però, Sarra, avrebbe messo in atto una bancarotta fraudolenta da quasi un milione e seicentomila euro. 317mila euro sarebbero stati versati in più soluzioni mensili alla famiglia Curia e ai suoi eredi, per effetto di un contratto di rendita vitalizia, 146mila euro, invece, costituirebbero la somma del pagamento dei debiti della Sarfarm S.r.l., la società che Sarra avrebbe costituito per gestire la farmacia, cosa che, altrimenti, non gli sarebbe stata consentita, vista la sua professione di avvocato. Circa 84mila euro, poi, sarebbero il pagamento di debiti estranei alla gestione sociale, relativi ad assegni emessi da Sarra sul conto corrente acceso presso la BNL. Ma la parte più cospicua dei soldi che costituirebbe la bancarotta fraudolenta, circa un milione di euro, deriverebbe da un finanziamento concesso da Credifarma, l'istituto costituito dalle farmacie, in favore della Farmacia Centrale. Soldi che il 14 dicembre 2001 sarebbero stati trasferiti sul conto della Sarfarm, svanendo, poi, nel nulla.
La sentenza redatta dal giudice Esposito (una cinquantina di pagine) pesca a piene mani dalla relazione che il curatore fallimentare stilerà sul caso della Farmacia Centrale: "Tutta la predetta analisi, supportata dalle scritture contabili della farmacia centrale e dai bilanci ufficiali della SARFARM srl, dimostra inequivocabilmente che quest'ultima società non ha mai effettuato alcun apporto di denaro all'impresa farmacia, provvedendo invece a distrarre da farmacia la somma complessiva di E. 1.1 76.605.22 senza causa alcuna [...] In effetti, il SARRA, per mezzo della SARFARM srl, preleva dalle casse della farmacia, nel dicembre 2001, la somma di due miliardi, pari a E. 1.032.913,80" è scritto nella relazione.
Questo il prospetto messo nero su bianco dalla curatela fallimentare:
Apporto apparente del SARRA: E. 2.247.280,06
Versamento alla SARFARMsrl del dicembre 2001:- E. 1.032.913,80
Pagamenti debiii SARFARM srl dal 2004 al 2006: - 146.391,42
Pagamento rendita vitalizia Curia dal 2001 al 2006: - 31 7.426,24
Assegni emessi da SARRA Alberto su C/C BNL acceso alla farmacia: - 84.689,49
=apporto del SARRA alla farmacia: E. 513.189,12
Poi il commento del perito: "Questa analisi, oltre a dimostrare che il Sarra ha conferito all''azienda farmacia la somma non superiore di E. 513.189,12 (volendo considerare per buone le affermazioni circa somma di E. 394.918,54 conferita sino al luglio 2001, che lo stesso manifesta nella lettera al Doldo, porta, altresì, alla prova della sottrazione di ingenti somme dalle casse della farmacia ad opera del Sarra, con il concorso del Serrao e della MARRARI; distrazioni quantificabili in E. 1.581.420,94". Condotte che il perito spiega così: "L'ipotesi, che lo scrivente ritiene più plausibile, è che il Sarra, attraverso queste movimentazioni finanziarie, voleva raggiungere lo scopo di dimostrare, dal punto di vista contabile, di aver adempiuto agli impegni presi circa il conferimento di lire 5 miliardi derivante dal contratto di associazione in partecipazione sottoscritto con il Serrao prima e con la MARRARI dopo; contratto di associazione in partecipazione che simulava, come ampiamente provato nel corso del giudizio per l'estensione del fallimento allo stesso Sarra e alla Marrari, un vero e proprio contratto di società. Questo semplice ragionamento dimostrerebbe, al pari dell'analisi documentale compiuta, che Sarra ha operato, nella società di fatto costituita con il Serrao e con la Marrari, come vero "dominus': sottraendo dalle sue casse il denaro necessario al soddisfacimento dei suoi impegni personali e di quelli della SARFARM srl, società, questa, priva di patrimonio e costituita al solo scopo di dare una parvenza di legalità alle operazioni compiute".
Nel corso del procedimento, che subirà negli anni molteplici rinvii, la difesa di Sarra proverà a estrarre il coniglio dal cilindro, presentando un documento recante un'asserita firma da parte del defunto Antonio Curia: la consulenza disposta dal Gup certificherà però la non corrispondenza della firma di Curia, aprendo evidentemente le porte alla condanna per Sarra. "Il perito. all'esito di approfonditi accertamenti svolti in contraddittorio con i consulenti di parte. ha concluso nel senso di ritenere non autografe né la firma a nome Curia Antonio apposta in calce alla lettera datata 20.01.2001 ("è risultata maldestramente falsifuafa uer ricalco") né le tre firme apposte sulla scrittura privata datata 14.2.2001 ("sonomaldestramente falsificate per imitazione")" è sintetizzato in sentenza.
Posizioni caustiche che non vengono risparmiate nemmeno alla coimputata di Sarra, la dottoressa Marrari: "Sin dal dicembre 2003, aveva assunto la qualità di socio di fatto e, al solo scopo di dare un apparente assetto legale alla nuova organizzazione, che prevedeva l'estromissione totale del Serrao, osservando le disposizioni del Sarra e d'intesa con lo stesso, si poneva come diretta interlocutrice nei confronti di tutti i soggetti che avevano rapporti con la farmacia, sia istituzionali (ASL, Regione, etc.) che privati (ditte fornitrici), le consentissero di agire anche formalmente in sostituzione. Da notare che non risulta che la Marrari, per tutto il periodo in cui ha sostanzialmente lavorato a tempo pieno per la farmacia (dal dicembre 2003 al 20.12.2004) abbia percepito alcuna forma di retribuzione, circostanza questa che rafforza ulteriormente l'assunto che la stessa abbia di fatto svolto un ruolo equiparabile a quello di socio di fatto del "dominus" dell'esercizio, ovvero Sarra Alberto. La decisione della stessa di acquisirne la titolarità formale risulta, dunque, del tutto incomprensibile secondo la più elementare logica imprenditoriale, tenuto conto che la stessa è andata ad assumersi un'esposizione debitoria di quasi cinque milioni di euro, accollandosi personalmente tutte le conseguenti obbligazioni verso i creditori, e tuttavia mantenendo il contratto di associazione in partecipazione con la SARFARM srl, in virtù del quale avrebbe avuto l'aspettativa di percepire solo 1'1% degli utili, vale a dire, nella migliore delle ipotesi (anno 2004) pari a poco più di 700 euro. E', pertanto, di evidenza lapalissiana che la Marrari era perfettamente consapevole che con l'acquisto della farmacia non prendeva in carico i rischi di un'impresa in dissesto (o comunque gravemente squilibrata) né tantomeno assumeva l'esclusiva e personale responsabilità verso i terzi per tutte le obbligazioni di cui l'impresa risultava già gravata, ma, in realtà, il suo intervento era funzionale a consentire al Sarra di continuare a gestire tramite prestanome (munito, perciò, del necessario titolo di farmacista professionale) l'impresa farmaceutica, in continuità con il modello instaurato con Serrao, continuando a gravare, in linea di massima, sul Sarra, i complessivi rischi d'impresa".