di Claudio Cordova - 'Ndrangheta, professionisti al soldo delle cosche e "centri di potere ancora nell'ombra". Sono questi gli argomenti principali della sentenza del procedimento "Archi-Astrea", depositata negli scorsi giorni dal Gup di Reggio Calabria, Massimo Minniti. Motivazioni che potranno pesare come macigni sulle sorti del Comune di Reggio Calabria, a rischio commissariamento per infiltrazioni della criminalità organizzata. Le parole del Gup Minniti, infatti, sono la prima pronuncia giudiziaria sulla Multiservizi, la società mista del Comune che sarebbe stata, quasi a partire dalla nascita, nella totale disponibilità della potentissima cosca Tegano. La figura chiave è quella dell'ex direttore operativo della Multiservizi, quel Pino Rechichi oggi condannato a sedici anni per associazione mafiosa, ma per tanto, tantissimo, tempo, socio privato della partecipata del Comune. "Un vero e proprio braccio economico del sodalizio" dice il Gup descrivendo Rechichi.
Alcuni mesi fa il Gup Minniti ha stangato coloro che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, e che avevano quindi diritto a ricevere uno sconto pari a un terzo della pena, condannando Giuseppe Rechichi a 16 anni insieme a Giorgio Benestare e Giuseppe Tegano. Pietro e Franco Labate, condannati a 20 anni, Rosario Aricò, Emilio Firriolo, Alberto Rito e Pasquale Utano, condannati a 10 anni, e Giovanni Zumbo, condannato a 5 anni. Vennero invece assolti Roberto Franco, Alfredo Polimeni e Paolo Polimeni.
La forza di Rechichi, indicato da molti collaboratori di giustizia come un personaggio organico ai Tegano fin dalle guerre di mafia, sarebbe testimoniata dal fatto che sarebbe "riuscito, grazie anche all'ausilio di liberi professionisti e, probabilmente, di centri di potere ancora nell'ombra, a penetrare ed infiltrare persino la Multiserivizi S.p.A., società cd. 'mista' costituita dal Comune di Reggio Calabria per la gestione, tra l'altro, della manutenzione ordinaria e straordinaria di beni di proprietà dell'ente locale. Società di cui lo stesso Rechichi, sino al momento del suo arresto nell'ambito dell'operazione "Archi", è stato il reale dominus, o comunque soggetto munito al suo interno di sicuro potere decisionale, svolgendo in seno alla stessa le funzioni di direttore operativo".
E' Rechichi, direttore operativo di Multiservizi a partire dal 2008, l'anello di congiunzione tra l'indagine "Archi", che andò a colpire l'ala armata del clan Tegano, con l'arresto, tra gli altri, di personaggi come Giorgio Benestare, detto "Franco", e Alberto Rito, e l'indagine "Astrea", in cui emerse, in tutta la sua inquietante chiarezza, l'infiltrazione dei Tegano in Multiservizi, grazie a che al contributo del commercialista-spione Giovanni Zumbo, anch'egli già condannato in primo grado. Fondamentale, nella ricostruzione accusatoria avvalorata dal Gup, la società Comedil, gestita tanto Pino Rechichi, tanto dal fratello Rosario, processato separatamente. Vicende complesse, "vicende – scrive il Gup - attraverso le quali, come seguendo un filo, probabilmente non ancora del tutto dipanato, è stata colta anche l'ingerenza della cosca Tegano nella società pubblica, a capitale misto, Multiservizi S.p.A". Per i propri scopi, Rechichi avrebbe tirato in ballo anche i giovanissimi figli, sfruttandone il "volto pulito" e l'assenza di ogni pregiudizio penale: "Senza che ai giovani Rechichi, anche data la loro giovanissima età, potesse ascriversi una peculiare esperienza imprenditoriale nel settore – scrive il Gup – gli stessi, tramite RE.CIM., che ne è socia al 33%, sono entrati ex abrupto a far parte di G.S.T. S.r.l. (Gestione Servizi Territoriali), a sua volta socia, insieme al Comune di Reggio Calabria, della Multiservizi S.p.A.".
Attraverso una serie di passaggi societari, dunque, i Tegano avrebbero messo le mani sulla parte privata della Multiservizi che, solo di recente, con il concreto rischio di scioglimento per mafia del Comune di Reggio Calabria, è stata dismessa su input della Prefettura, che avrebbe stigmatizzato le infiltrazioni della 'ndrangheta anche nelle maestranze. Le indagini, comunque, avrebbero dimostrato come i Tegano abbiano tenuto sotto controllo, attraverso una serie di intestazioni solo formali, le società Com.Edil Srl, Si.Ca srl e Rec.im Srl: tre nomi, cambiati negli anni, per una stessa identità economica e gestionale, quella del clan Tegano. Tramite la famiglia Lavilla, già in passato indicata come nucleo vicino alle cosche, ma, soprattutto, tramite Giovanni Zumbo e la sua famiglia. Zumbo, attualmente imputato a causa dei propri rapporti, tanto con i servizi segreti, tanto con le cosche Pelle e Ficara, sarebbe stato, di fatto, un consulente, nonché prestanome, dei Tegano, insieme alla moglie, Maria Francesca Toscano, alla sorella, Maria Porzia Zumbo, e al cognato, anch'egli commercialista, Roberto Emo: "Ed il fatto che non vi sia stato alcun tornaconto economico per la famiglia Zumbo, rispetto ad un'operazione economica che ne esponeva i membri a notevoli rischi personali, certamente non scongiurabili sulla base di una solida situazione economica (si veda il mutuo di circa 3,5 milioni di euro concesso in relazione ad una attività commerciale che poteva andare in crisi in qualsiasi momento), può trovare una plausibile giustificazione o in rapporti particolari di cointeressenza economica, di cui però non vi è traccia e dimostrazione in atti, oppure, come appare ragionevole ritenere nel caso di specie, da un collegamento degli uni e degli altri ad un ambiente criminale di spessore, quale quello dei Tegano"
E un'ulteriore prova, anche dal punto di vista logico, della totale sovrapposizione delle ditte Comedil, Sica, Recim (tutte riconducibili, tramite i professionisti-prestanome, ai Tegano) alla Multiservizi, si evincerebbe, a detta del Gup Minniti, anche dal fatto che tutte avranno la medesima sede, nell'edificio del rione Archi di proprietà di Rechichi: "Non priva di significato, poi, la totale commistione (se non coincidenza) di sedi delle società osservate, compresa quella della società mista "Multiservizi S.p.A." - allocata presso l'edificio del Rechichi Giuseppe in Archi (poi 'acquistato' da SI.CA. S.r.l. il 21.6.2007) con canone locatizio annuo di € 54.000,00, senza lo straccio, in atti, di un bando pubblico o simili, atteso che la società medesima conserva (o meglio, avrebbe dovuto conservare secondo la normativa di settore) il consustanziale carattere pubblicistico quanto ad interessi perseguiti, ai connessi profili gestionali e dei conseguenti canoni di trasparenza ed imparzialità)".
A poco sono serviti, dunque, gli svariati passaggi societari effettuati da Rechichi, per occultare la reale paternità delle varie ditte, che, in diversi periodi, hanno controllato un terzo della parte privata di Multiservizi (le altre due parti sono riconducibili alla TIBI 15 di Michelangelo Tibaldi e l'altra agli ingegneri Demetrio, Pietro e Domenico Cozzupoli): "Nessun altro logico scopo avrebbe potuto avere quel ricorso affannoso e smanioso a intestazioni fittizie e artificiose operazioni commerciali da parte dei Rechichi se non quello di oscurare non già meri reati di natura fiscale, che sarebbero stati ugualmente evidenziati dagli operanti - e d'altro canto la reazione sarebbe stata assolutamente sproporzionata rispetto agli scopi – ma quello che di inconfessabile si celava dietro la società: il collegamento con i Tegano e con quanto ai Tegano si accompagnava, dagli illeciti introiti da reimpiegare ed occultare alla necessità di sottrarre ad ablazioni della legge qualsiasi tipo di guadagno".
Un lavorio costante, quello dei Tegano, che si sarebbe concluso intorno al 2008, anche tramite la nomina a direttore operativo di Pino Rechichi: "Il descritto processo di ingresso dei Tegano entro la partecipazioneprivata alla Multiservizi S.p.A. si realizzava compiutamente nel luglio del 2008, quando la S.r.l. REC.IM., già divenuta socia della S.r.l. G.S.T., acquistava (fittiziamente) da Toscano Maria Francesca e Zumbo Porzia Maria il 100% delle quote della S.r.l. SI.CA". Così, dunque, si aprono le porte di una delle più importanti società miste del Comune: "Si tratta dell'esito di un <<processo di ingresso>> del Rechicni nella società mista del Comune di Reggio Calabria, di fatto accerchiata e gestita come 'cosa propria', e non in quanto imprenditore, ma in quanto partecipe della cosca Tegano e, come tale, grazie al "doping" derivante dalla partecipazione alla conosciuta e temutissima cosca cittadina".
Ma la storia, per il Gup Minniti, non è ancora stata scritta completamente: Del resto, è significativo che lo stesso Rechichi abbia tentato di sminuire il suo ruolo in Multiservizi, rappresentandolo come un ruolo meramente esecutivo, mentre quanto trasuda dagli atti, oltre a lasciar ragionevolmente ipotizzare che la vicenda Multiservizi presenti ancora diverse ed inquietanti zone d'ombra, è ben diverso".