Il pentito Albanese incastra i Cacciola di Rosarno

pentitodi Claudio Cordova - "I Cacciola sono una cosca vera e propria. Hanno il loro territorio a Rosarno". Concetto chiarissimo, lapidario, quello che il nuovo collaboratore di giustizia, Vincenzo Albanese, mette nero su bianco nei verbali d'interrogatorio resi ai pm della Dda di Reggio Calabria, Luca Miceli e Matteo Centini. L'uomo è il genero del boss Rocco Bellocco e da poco più di un mese ha iniziato a riversare le proprie conoscenze sugli assetti della 'ndrangheta dell'area tirrenica della provincia di Reggio Calabria.

Con particolare riferimento, ovviamente, alla zona di Rosarno, da sempre regno incontrastato dei Pesce e dei Bellocco, appunto.

Le dichiarazioni depositate dal pm Miceli nel procedimento "Mauser" riguardano però un altro nucleo familiare balzato alle cronache negli ultimi anni, quello della famiglia Cacciola. Una famiglia che il collaboratore definisce senza mezzi termini una cosca, chiarendo anche quale sarebbe il territorio d'influenza: "I Cacciola come territorio prendono da "Grimi Auto" alla "Fabiana". "Quanto alla zona di Rosarno sotto l'influenza dei Cacciola posso dire che la stessa si dipana attorno ad un tratto della strada nazionale che va al bar "TIT-Bit" allo "Spaccio Alimentare, già "Standa". Non solo le aziende che affacciano sula strada, ma tutte le attività che sono poste da un lato e dall'altro della stessa. In ogni caso posso tracciare una mappa della zona di cui sto parlando".

E, in effetti, tra il materiale depositato, vi è anche uno schizzo della zona effettuato dall'uomo, classe 1977, genero di Rocco Bellocco, uno degli esponenti più influenti dell'omonima cosca , coinvolto negli anni passati nell'operazione "Rosarno è nostra". Verbali, quelli di Albanese, che entrano nel procedimento che vede alla sbarra proprio i Cacciola, per vari reati tra cui i maltrattamenti e la riduzione in schiavitù della giovane Giuseppina Multari, diventata testimone di giustizia per sfuggire alle grinfie dei familiari. Secondo la Dda, gli indagati avrebbero ridotto in schiavitù la donna impedendole di uscire liberamente dalla propria casa ed inoltre l'avrebbero minacciata di morte e le avrebbero addossato persino la responsabilità del suicidio del marito. Ma non solo. Stando alle carte dell'inchiesta,condotta dai Carabinieri e dal pm Alessandra Cerreti, oggi in servizio presso la Dda di Milano, a Giusy Multari è stato privato tutto. Le è stato privato di condurre una normale vita di relazione, impedendole di uscire liberamente da casa senza la loro presenza.

Le dichiarazioni di Albanese rappresentano un ulteriore tassello nell'impianto accusatorio, soprattutto con riferimento alla pericolosità dei Cacciola: "Quanto a Cacciola Gregorio, il gemello di Michele, (non imputato nel processo ordinario "Mauser" ndr) posso dire che so che non lavora e va in giro a "disturbare". Intendo a chiedere soldi, regali, ad esercitare la "guardiania" nel loro territorio. So che gira con una "Kia" nera".