Rosarno: si pente Vincenzo Albanese, il genero di Rocco Bellocco

rosarno ingressocittadi Claudio Cordova - E' l'ennesimo collaboratore di giustizia della Piana di Gioia Tauro. L'ennesimo uomo che, con le sue dichiarazioni, potrà aiutare la Dda di Reggio Calabria a intrecciare e riscontrare i dati a propria disposizione per contrastare lo strapotere della 'ndrangheta di quei luoghi. A vuotare il sacco, da nemmeno un mese, è Vincenzo Albanese, classe 1977, genero di Rocco Bellocco, uomo forte dell'omonima cosca che, da sempre, divide il territorio di Rosarno con i Pesce: "Una volta sposata Maria Rosa Bellocco sono entrato nella famiglia a tutti gli effetti. Si tratta di una strada senza ritorno, nella famiglia Bellocco non è previsto il divorzio e si può uscire solo da morti. A quel punto sono entrato a parte della famiglia e messo a parte dei loro affari. Sono stato mandato a commettere altri reati e sono diventato parte attiva della cosca".

E' il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Matteo Centini, a raccogliere il patrimonio conoscitivo di Albanese. Lo stesso pm Centini ha depositato alcuni stralci di verbale durante l'udienza preliminare a carico di Giuseppe Bellocco, classe 1987, l'unico ad essere sfuggito blitz dell'operazione "Blue Call-Tramonto".

Le dichiarazioni di Albanese potrebbero ora colpire al cuore la cosca Bellocco. Tante, infatti, le circostanze di cui sarebbe a conoscenza il genero di Rocco Bellocco: "Io appartengo alla cosca Bellocco, già da prima del matrimonio avevo frequentazioni con loro ed ho commesso reati insieme a loro appartenenti; dopo il matrimonio sono entrato a tutti gli effetti nella famiglia. Conobbi Rocco Bellocco perché veniva a trovare mio nonno che era bracciante. Ed allora io ho cominciato a stare con Rocco, mi portava in campagna. Avevo circa 12 anni. lo ero stato in seminario ad Oppido dai 10 ai tredici anni circa. Poi ho cominciato a frequentare- Omissis- e Micu u longu ( Domenico Bellocco, figlio di Giuseppe). Cominciammo a piantare un po' d'erba ad esempio. Avevamo quindici anni, sedici anni. Conosco Maria Rosa Bellocco a sedici anni perché "praticavo" casa sua atteso che andavo a trovare "Micu u cortu" che abitava di fronte. Ero benvoluto da Rocco e frequentavo i nipoti e quindi ho potuto sposare Maria Rosa, con cui era nata una simpatia".

Una frequentazione di lungo corso, quella di Albanese con gli ambienti dei Bellocco. Albanese racconta alla Dda anche cosa accadrà a Rosarno con la scarcerazione dell'anziano patriarca Umberto Bellocco, classe 1937, alias "assu i mazzi", che dopo una ventennale reclusione ritornerà a Rosarno per riprendersi il proprio ruolo. Non farà in tempo a completare il sogno di (ri)conquista, perché verrà arrestato pochi mesi dopo e condannato (per ora solo in primo grado) a 18 anni di reclusione: "Posso riferire degli eventi occorsi con l'uscita di Umberto Bellocco, classe 1937, questi aveva chiamato a sé tutti i nipoti ( Umberto Oliveri, Francesco Oliveri, Domenico Bellocco, figlio di Michele, Giuseppe Bellocco figlio di Gregorio, anche me ovviamente) ed era intenzionato a riprendere il comando della famiglia. In particolare aveva ripreso a dare cariche e doti di 'ndrangheta e aveva in animo di riprendersi controllo del Porto di Gioia Tauro, chiedendo la tangente del 3% su ogni traffico".

Già, il porto di Gioia Tauro. Da sempre una gallina dalle uova d'oro per la 'ndrangheta: "Mio zio Umberto convocò i vari componenti delle famiglie perché pretendeva una percentuale su tutto ciò che usciva dal porto(...) non c'era un buon rapporto tra mio zio e Peppe "Testazza" in quanto mio zio era molto diretto mentre, [Omissis], rovinava i affari". Un percorso di collaborazione che la Dda sta cercando di capitalizzare al meglio. Gli interrogatori, infatti, si susseguono nel periodo natalizio e arrivano a ridosso del Capodanno, quando ad Albanese vengono mostrate le foto dei membri del clan Bellocco: "Alla foto numero venti riconosco Domenico Bellocco, figlio di Michele, era molto vicino a "Testazza" Giuseppe Bellocco, più che gli Oliveri. È un soggetto su cui la cosca può contare, molto autorevole come ho già detto, dotato di carisma". E su Giuseppe Bellocco, Albanese riferirà proprio che «è sia azionista che testa pensante, è senz'altro candidato a comandare la famiglia, perché è affidabile in ogni ambito, sia negli affari che dal punto di vista militare".